Archivi categoria: editoria

Sentieri di Libertà, storie a fumetti

Venerdì 19 Aprile 2024, ore 16,30

Auditorium Biblioteca Civica “P.M. Beghi”, La Spezia

Presentazione dell’e-book Sentieri di Libertà, storie a fumetti

Intervengono:

Pierluigi Peracchini,
Sindaco del Comune della Spezia

Giulia Crocco,
Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria, Dirigente Ambito territoriale La Spezia

Patrizia Gallotti,
Presidente ISR La Spezia

Sarà presente il gruppo di lavoro:
esperti ISRSP,
esperto fumettista,
docenti e ragazze/i delle Scuole partecipanti:
ISS Cardarelli, ISS Einaudi-Chiodo, ITCT Fossati-Da Passano

Festival Fact Checking alla Spezia

La Fondazione ISRSP insieme a ARCI La Spezia, ARCI Canaletto e Archivi della Resistenza, presenta la tappa spezzina del Festival Fact Checking, giunto alla sua terza edizione:

Lunedì 15 Aprile, ore 17:00, presso il Circolo ARCI Canaletto,
via Giovanni Bosco, 2 alla Spezia

Chiara Colombini, autrice di “Storia passionale della guerra partigiana” (Laterza 2023) e di “Anche i partigiani però…” (serie “Fact Checking”, Laterza 2021).

Dialoga con

Annalisa Coviello, giornalista ed Emanuele De Luca, Archivi della Resistenza.

Interventi di

Patrizia Gallotti, Presidente di Fondazione ISRSP e Nicola Pedretti, Presidente Arci Canaletto.

Dal 11 al 15 aprile il “Festival Fact Checking in tour” porta i libri della collana, diretta da Carlo Greppi, in giro per la Toscana e la Liguria di Levante. La rete nasce dalla libreria Lo Spazio Pistoia, ideatrice del progetto con l’Istituto storico della Resistenza di Pistoia, e la collaborazione della libreria Nina di Pietrasanta e Archivi della Resistenza.

Nelle province di Massa Carrara e La Spezia il progetto si sviluppa in collaborazione con ANPI, ARCI, gli Istituti storici della Resistenza ISRA Pontremoli e Fondazione ISR La Spezia, il Museo audiovisivo della Resistenza, il Circolo Pertini, le librerie indipendenti e le scuole del territorio.

Info 353 411 8722 o arci.circolocanaletto@gmail.com

Giorni con la Storia: Marco Cerri

Autori, autrici e protagonisti/e

Mercoledì 17 Aprile 2024 ore 17
Centro studi “Memoria in rete” , Via G.B.Valle 6, La Spezia

Marco Cerri, autore di La pastasciutta dei Cervi. Fame, dono e sfida antifascista in una festa del luglio 1943 (Viella Editrice, 2023)

Dialoga con Annalisa Coviello, giornalista.


All’indomani del 25 luglio 1943, la destituzione di Mussolini venne salutata con forme di distruzione simbolica del regime fascista (abbattimento di busti e statue del duce, cancellazione delle scritte murali, saccheggi delle sedi fasciste, falò purificatori, ecc.). I sette fratelli Cervi, insieme agli antifascisti del loro paese, portarono invece in piazza due bidoni del latte, ricolmi di pastasciutta; proposero, cioè, un banchetto collettivo all’interno del quale, senza distinzioni e gerarchie, una comunità avrebbe ritrovato un nuovo senso della propria identità. Alla fine degli anni Ottanta, si ebbe la felice intuizione di riproporre l’antico gesto dei sette fratelli; nel corso degli anni, la festa della pastasciutta antifascista si è diffusa in tutta Italia, fino a diventare una delle manifestazioni più importanti e conosciute dell’antifascismo italiano.

Marco Cerri, di formazione sociologica, da tempo si occupa di storia della Resistenza italiana. Si è già interessato alla vicenda della famiglia e dei fratelli Cervi in una ricerca sulla costruzione del loro mito nell’Italia repubblicana (Papà Cervi e i suoi sette figli. Parole della storia e figure del mito, Rubbettino, 2013).

Giorni con la Storia: Ilenia Rossini

Autori, autrici e protagonisti/e

Lunedì 4 Marzo 2024 ore 17
Centro studi “Memoria in rete” , Via G.B.Valle 6, La Spezia

Ilenia Rossini autrice di Un fiore che non muore. La voce delle donne nella Resistenza italiana (Red Star Press, 2022)

Dialoga con Annalisa Coviello, giornalista

Giorni con la Storia: Cinzia Dutto

Autori, autrici e protagonisti/e

Venerdì 22 Febbraio 2024 ore 17
Presso il Centro studi “Memoria in rete” , Via G.B.Valle 6, La Spezia

Cinzia Dutto, autrice de Il diario di Maria – Storie di donne sulle montagne della Resistenza (LAReditore,2023)

Dialoga con Annalisa Coviello, giornalista

“Rispolveriamo” la storia. 1943-1945: incontri, mostre, itinerari, proiezioni

“Rispolveriamo” perché il verbo indica chiaramente, da un lato, la necessità di togliere la polvere, che spesso si accumula comunque sui fatti storici, impedendo una conoscenza di essi, ma anche quella di rimuovere, sempre in un’ottica critica, smemoratezze e oblio.

Deriva da tale premessa un impianto che si prefigge di affrontare l’arco 1943-1945 in un’ottica complessiva, rivolta a destinatari con diverse esigenze.

Proprio perciò, a fianco delle manifestazioni di tipo celebrativo-commemorativo, un vero e proprio “calendario civile” articolato secondo le principali date di riferimento e curate dal Comitato Unitario Resistenza,

  • conferenze di inquadramento, corrispondenti a ciascuno dei tre anni previsti;
  • produzione di un fumetto (entro aprile 2024) dal titolo provvisorio “I Sentieri della Libertà a fumetti”:
    Studenti della Scuola Secondaria di II grado, supportati in ambito tecnico e storico, si fanno narratori di tante storie, mentre gli alunni della Scuola Primaria e della Scuola Secondaria di I grado diventano i destinatari-fruitori;
  • conoscenza dei fatti attraverso i documenti:
    escursioni documentarie guidate presso l’Archivio Storico ISR, l’Archivio di Stato della Spezia e, se possibile, all’Archivio delle grandi fabbriche spezzine;
  • conoscenza del territorio: la geostoria
    imparare a leggere le tracce degli avvenimenti che nel tempo si sono succeduti, con particolare riferimento a quelli dell’arco 1943-1945, quindi escursioni a carattere didatticoper conoscere monumenti/cippi/lapidi o luoghi significativi;
  • ciclo di proiezioni filmiche Memoria visibile
    con lo scopo di trasmettere, attraverso l’immediatezza e densità del linguaggio filmico, il valore irrinunciabile della memoria storica.
  • ciclo “Incontri con la Storia”: leggere, dialogare, pensare

e… poi mostre sulla Deportazione, sulla Resistenza…

Dalla pagina 80° anniversario della Liberazione“, raggiungibile anche dal menu principale, si potrà seguire lo sviluppo del progetto: gli eventi e le attività già svolte verranno di volta in volta collegate a pagine descrittive con relativi contenuti.

giugno 1944: il Segretario del PCI alla Spezia

Tanti dubbi, alcuni documenti, una possibile ipotesi su chi fosse Segretario del PCI all’inizio di giugno 19441

Anelito Barontini, Segretario della Federazione comunista spezzina, ormai attivamente ricercato alla Spezia, dopo il successo degli scioperi operai del marzo 1944, era stato trasferito a Genova, dove sarebbe poi diventato Commissario politico della VI Zona Operativa.

Arrivarono così alla Spezia Giovanni Rosso “Luigi” e Giuseppe Poggi “Franco”. D’altra parte, la Federazione spezzina era piuttosto carente come quadri dirigenti, ed era necessaria una implementazione qualitativa, possibilmente con volti sconosciuti alla locale vigilanza fascista.

Se leggiamo i passi storiografici finora editi riguardanti tale avvicendamento2, troviamo che Poggi era Segretario del PCI spezzino e tale rimase fino alla sua drammatica scomparsa nella notte del 28 giugno 1944, a Pian di Follo, dove si era recato, fondamentalmente per individuare una posto che ospitasse una tipografia clandestina. Dopo tale tragico fatto gli sarebbe subentrato Antonio Borgatti “Silvio”, che resse tutta la rete clandestina al piano, nel territorio spezzino, fino alla Liberazione, andando via dalla Spezia per incarichi nazionali nel Sindacato CGIL, a Roma, nel novembre 1945.

Poiché nel libro “Anni clandestini. Memorie dal 1904 al 1945”, di Antonio Borgatti (a cura di Aldo Giacché), Edizioni Giacché, 20223, lo stesso Borgatti afferma di essere arrivato alla Spezia in concomitanza con la liberazione di Roma, rivestendo la funzione di Segretario, aggiungendo di avere scritto in tale occasione il primo volantino4 della lunga serie che in seguito avrebbe redatto, mi sono posta il problema di chi fosse realmente ai primi di giugno 1944 Segretario della Federazione provinciale comunista: Poggi (come dato per scontato finora) o Borgatti?

La curiosità potrebbe denotare, in sé, una eccessiva, e perfino inutile, ricerca del “certo”5, ma potrebbe anche rivelarsi importante, nel caso in cui si debbano attribuire alla responsabilità di qualcuno, documenti del PCI risalenti al giugno 1944.

Ho perciò riflettuto su quanto dice “Silvio”, nel libro citato, a p. 85, dove afferma chiaramente di avere assunto la funzione di Segretario del PCI, arrivando alla Spezia, specificando ulteriormente, a p. 88, i compiti assolti da lui, da Giovanni Rosso “Luigi”6 e da Giuseppe Poggi “Franco”7: “Con ‘Luigi’ e ‘Giulio’8 ci dividevamo i compiti. Luigi si occupò in prevalenza del lavoro militare, ‘Giulio’ della riproduzione e della distribuzione della stampa, io del coordinamento organizzativo, del collegamento con la regione…”e ripete la stessa cosa nella “Relazione sull’attività del Comitato Federale dal 1939 all’agosto 1945”, Federazione provinciale di La Spezia, datata 15 agosto 1945, e firmata “La Segreteria Federale”, cioè, in definitiva curata dallo stesso Borgatti9, dove scrive: “Alla fine di maggio10, raggiunse la Spezia il compagno Borgatti (‘Silvio’)11 quale responsabile della Federazione.”

Ho allora cercato di capire meglio e di trovare possibili punti di appoggio. Da ulteriori documenti consultati12 risulterebbe confermata la versione di “Silvio”. Infatti esiste, relativamente al PCI spezzino, un documento manoscritto, datato “maggio 5 1944”, redatto da “Il Responsabile politico”, la cui grafia è diversa13 da quella risultante in un altro documento, anch’esso scritto a mano, intitolato “Rapporto del 2-6-44” (nella chiusa è riportata la data del 3 giugno 1944). Il secondo documento è, con grande probabilità, scritto da Borgatti. Il Rapporto corrisponde, sebbene semplicizzato, come struttura di paragrafi, alla tipologia che sarà, all’incirca, ripetuta poi sempre nelle Relazioni di “Silvio”. Questo deporrebbe a favore del fatto che, nel momento in cui Borgatti arriva alla Spezia, rivesta già la funzione di Segretario14.

Tuttavia, il metodo della ricerca, che apre sempre nuovi scenari, potrebbe riservare, anche riguardo alle massime cariche spezzine del PCI nel giugno 1944, ulteriori sorprese.

Alla prossima!

Riproduciamo di seguito le schede tratte da https://partigianiditalia.cultura.gov.it, relative ai tre personaggi di cui l’articolo ha fondamentalmente trattato.

Scheda di Giuseppe Poggi
Scheda di Antonio Borgatti
Scheda di Giovanni Rosso

NOTE

1 Questa ricerca è stata condotta collateralmente al filone centrale dello studio sulla Brigata, poi Battaglione “Vanni”, garibaldino, e perciò tendenzialmente, anche se non unicamente, legato alla componente ideologica comunista.

2 Se ad esempio seguiamo “Storia del movimento operaio di La Spezia e Lunigiana” di Antonio Bianchi (Editori Riuniti, 1975), p. 309, vediamo che a sostituire Barontini “Sul fronte cittadino [NdA: cioè alla Spezia] era chiamato Giuseppe Poggi (‘Franco’) di Sestri.” A p. 311 dello stesso libro è inoltre scritto che Poggi sarà sostituito, dopo la sua morte, da Borgatti. Giulivo Ricci nel libro “Storia della Brigata garibaldina ‘Ugo Muccini’. Brigate partigiane della IV Zona Operativa”, ISR Pietro Mario Beghi, La Spezia, 1978, a p. 217, dice che Giuseppe Poggi “Aveva sostituito nella direzione del Comitato federale Anelito Barontini” e, a p. 218, specifica che il tragico evento della morte di Poggi “Privava la Federazione comunista del suo massimo dirigente.”

3 Il libro, importante, e soprattutto prezioso per i fatti della Resistenza spezzina, è uscito molti anni dopo la morte dell’Autore, scomparso nel 1991.

4 V. AISRSP, Fondo III, Attività Politica, Serie 4, PCI La Spezia, B 654, 2653, 2654, 2655.

5 E’ noto come il “certo” e il “vero” non necessariamente coincidano, avendo bisogno il “vero” di una più complessa riflessione.

6 Giovanni Rosso era stato “prelevato”, a Savona, dalla staffetta spezzina Rina Gennaro “Anna”.

7 Occorre puntualizzare che Borgatti parla in chiaro del cognome, quanto al nome, lo chiama “Giulio”. In realtà, se andiamo nelle schede di riconoscimento di https://partigianiditalia.cultura.gov.it, che sono collocate in fondo all’articolo, troviamo che il nome di battaglia, con cui, tra l’altro, è ricordato in IV Zona Operativa, è “Franco”. Il fatto che Borgatti lo chiami “Giulio”, può essere spiegato così: o nella precedente esperienza di partito l’aveva conosciuto con questo nome, oppure, poiché lo stesso Borgatti ironizza sulla sua personale difficoltà a ricordare i nomi, attribuisce a “Franco” l’appellativo di “Giulio”. Della sua idiosincrasia per i nomi Borgatti parla anche in occasione del suo fortunoso arrivo alla Spezia, quando deve recarsi in un luogo convenuto chiedendo di “Giulio”, invece si sbaglia e chiede di “Giorgio”. V. “Anni clandestini. Memorie dal 1904 al 1945”, p. 88, cit. Si può infine osservare che un “Giulio” arrivò davvero in IV Zona Operativa, da Genova, ma qualche mese dopo.

8 V. quanto già detto sullo scambio di “Giulio” e “Franco”.

9 Archivio Istituto Gramsci (Aig), Bologna.

10 Nella Relazione, quindi, retrodata di pochissimi giorni il suo arrivo, rispetto a quanto scritto in “Anni clandestini. Memorie dal 1904 al 1945”.

11 Abitudine di Borgatti è, in genere, nelle Relazioni, quella di parlare di sé in terza persona, per esporre i fatti guardandoli come osservatore. Talvolta, però, anche in esse, affiora la prima persona, specie nel caso di una maggiore partecipazione emotiva.

12 I documenti sono in Fondazione Gramsci, Partito comunista italiano. Direzione Nord (1943-1945), Liguria e singole città, “13. La Spezia”.

13 Le grafie sono senza dubbio diverse. Il problema è stato quello di capire a chi appartenesse la grafia di giugno 1944. L’ho così confrontata con scritti sicuramente di Borgatti, perché firmati da lui (nel libro cit., v., ad esempio, una sua lettera a p. 34). Ho poi chiesto lumi a Vega Gori “Ivana” (1926-vivente), che ha lavorato ininterrottamente a fianco di Borgatti stesso, una volta arrivato alla Spezia, trascrivendo le sue minute a macchina. A riprova di ciò, va aggiunto che, nel suo libro di memorie, Borgatti la nomina come “Ivana”, senza cognome, in più punti. Nel presentarla, a p. 89, dice, tra l’altro: “Le spiegai i suoi compiti e fino alla Liberazione mi fu valida collaboratrice sia quale dattilografa, sia per i collegamenti”. Secondo “Ivana”, che non ama, a tanti anni di distanza, ostentare sicurezze, la grafia potrebbe appartenere a “Silvio”.

14 Poggi potrebbe dunque essere arrivato alla Spezia come Segretario, prima di “Silvio”, rimanendo poi alla Spezia, piuttosto debole come quadri, anche dopo l’arrivo di Borgatti, svolgendo però, fino alla sua drammatica scomparsa, una mansione diversa.

Ricerca storica e riflessioni (Battaglione garibaldino “Melchiorre Vanni”) #4

Apporto internazionale alla Resistenza spezzina: il caso della Brigata, poi Battaglione “Vanni”1

A cura di Maria Cristina Mirabello

L’apporto di stranieri alla Resistenza italiana e spezzina è cosa ormai nota2, fatto più particolare è che nel Battaglione “Vanni” ci fosse un Distaccamento composto tutto da elementi russi3.
Già nell’organico della Brigata Vanni4, datato settembre 1944, possiamo individuare, in fondo all’elenco, quattro nominativi di chiara origine russa. Ad essi dovettero aggiungersene altri5: a riprova di ciò abbiamo alcune pagine del partigiano Saverio Sampietro “Falchetto”, che ne parla diffusamente, aggiungendo particolari interessanti, sia sul numero, accresciutosi in cammino, sia sulle caratteristiche umane e di combattimento che li denotavano.

I russi vengono introdotti nella testimonianza di “Falchetto”6 in occasione di uno dei rari lanci effettuati dagli inglesi per la “Vanni”7, perché i componenti della missione inglese si erano impossessati di molti bidoni8 e, in tale frangente, i russi spararono loro addosso dicendo che erano capitalisti. Proseguendo, “Falchetto” afferma che venne deciso di formare una squadra con i russi che erano nella Brigata, e scrive9:

“Mi pare che avessero raggiunto il numero di 1310. Io dovevo essere il Comandante, ma rifiutai accettando l’incarico di Commissario, mentre il comando venne assunto da ‘Sergei’11, un ufficiale dell’Armata rossa…
Un ragazzo veramente in gamba (nativo di Tiflis sul Mar Nero) ed usava il mortaio in una maniera spettacolare…
Nella squadra dei russi, ricordo vi era oltre che a Sergei, ‘Tacibaio’12 originario dell’Afganistan che a suo dire era addetto ai trattori di un kolchoz, ‘Iasibaio’13 pure di origine mongoloide [Sic!], ‘Mirzaief’14 di origine caucasica il quale aveva sul corpo almeno dieci ferite e con un passato degno di un romanzo, un ragazzo che poteva essere alto m.1, 40, di una sveltezza, intelligenza e tenacia non comuni.
Sembrava una volpe, era stato fatto prigionieri dai tedeschi in Ucraina e portato in Polonia, da dove era scappato con i partigiani polacchi. Ferito e ripreso prigioniero in qualità di addetto ai quadrupedi era stato portato in Francia, da dove scappato era andato con i partigiani francesi.
Ferito e rifatto prigioniero, sempre quale addetto ai quadrupedi, era stato portato in Italia, da dove era scappato con gli altri suoi compagni ed era venuto con noi. Ricordo che vi era poi il caro e compianto ‘Ivan’, caduto poi durante il rastrellamento del 20 gennaio 45…
Era un ragazzo di 19 anni, alto almeno m.1,85 di origine caucasica con i capelli neri e lineamenti mediterranei, tanto che sembrava un meridionale, molto intelligente, serio ed affettuoso. Non mi lasciava mai e sembrava la mia guardia del corpo.
Vi erano, poi che ricordo, ‘Sultan’15 e un altro compagno russo anziani originari di Mosca, due maestri elementari, i quali mi parlavano sempre della loro casa lontana, dei figli della famiglia e delle loro tradizioni ed usanze.
Non ricordo i nomi degli altri cari compagni, ma mi rimase impresso il fatto che io credevo che questi russi fossero tutti comunisti, rimanendo meravigliato quando seppi che di questi 13 russi solo uno era iscritto al Partito Comunista ed era Tacibaio, mentre Sergei, che era oltre che un ufficiale anche un ingegnere, i due maestri di Mosca e gli altri, non erano iscritti e mi dicevano che in Russia per poter essere iscritti al Partito Comunista, bisogna esserne veramente degni, essere dei cittadini modello e che era un alto onore.”

A proposito dei rapporti umani “Falchetto” dice che la sera, intorno al fuoco, era particolarmente colpito dalle canzoni nostalgiche che cantavano e dalla loro tristezza per essere lontani da casa.

Tutti insieme inoltre, i russi nella loro lingua e gli italiani nella loro, cantavano la canzone “Mamma” e da tutto ciò si poteva trarre la riflessione che, nonostante l’abbrutimento derivante dalla guerra, albergassero in tutti i combattenti sentimenti di affetto verso i parenti, la casa ed i luoghi natii.

Passando alle caratteristiche più propriamente inerenti al modo di combattere, “Falchetto”, dice, a proposito dei russi inseriti nella Brigata “Vanni”:

“Inoltre vi era l’apporto dell’esperienza militare della mia squadra di russi, tutti combattenti incalliti e militari perfetti che si trovavano a completo loro agio nella Brigata. Ricordo le postazioni fatte da questi compagni russi sul Monte Zignago a ferro di cavallo che avevano riscosso dopo il 20 gennaio 1945, l’ammirazione degli stessi tedeschi quando sono riusciti a raggiungere la quota.”

Quanto ai comportamento e alla disciplina del Distaccamento russo, “Falchetto” ricorda il caso di ‘Mirzaief’. Quest’ultimo, nel corso di un pattugliamento notturno, aveva bevuto più di un bicchiere di grappa offerto dal fornaio di Serò e, probabilmente anche perché il suo stomaco era abbastanza vuoto a causa del vitto assai scarso, si era ubriacato, per cui Sampietro lo aveva redarguito.

Al Comando, “Ivan” e “Tacibaio”, che avevano sentito, informarono il Comandante Sergei, il quale voleva punirlo duramente, ma “Falchetto” aveva interceduto a suo favore, facendo presente che l’ubriacatura era probabilmente dovuta allo stomaco vuoto.

Tuttavia, sempre “Mirzaief”, rientrato qualche giorno dopo alle quattro del mattino da una guardia, insieme a “Falchetto” e ad altri, intirizziti per il freddo e con i crampi allo stomaco per la fame, aveva allungato nel buio la mano per impossessarsi di una manata di castagne secche16.

Essendo stato visto, a fronte di tale atto, i russi decisero che, poiché tale sottrazione privava gli altri di qualcosa che era comune, Mirzaief doveva essere fucilato. “Falchetto” chiese però di aspettare fino a quando non si fosse riunito il Comando della Brigata.

Dalla riunione emerse che i russi erano irremovibili sulla fucilazione. Si disse loro che il gesto di Mirzaief era deprecabile ma che la Brigata non poteva essere privata di un buon combattente. Alla fine, come scrive “Falchetto”:

“’Mirzaief’ venne condannato al palo mi pare per uno o due giorni e non ricordo bene se gli vennero inflitte 12 o 13 frustate quante erano le castagne secche rubate o una frustata per ogni russo, data dagli stessi.”

Sappiamo, sempre grazie alla testimonianza di “Falchetto”, ma anche grazie a uno scritto di Franco Mocchi “Paolo”, che il russo “Ivan” era presente durante l’attacco alla caserma di Borghetto Vara17 e che, rimasto ferito, venne portato via con il trucco del boscaiolo18. Ed ancora “Falchetto”, nella sua testimonianza, parlando del rastrellamento del 20 gennaio 1945, ricorda che “Ivan” morì nel corso di esso19.

Il Distaccamento russo, sempre basandoci sulla testimonianza di Saverio Sampietro, esiste dunque durante il rastrellamento del 20 gennaio 1945 e, con riferimento a documenti di Archivio che possediamo, è considerato in forza ancora al 7 febbraio 1945.

C’è infatti un organico del Battaglione20 che ne riporta i nomi. Li elenco qui, per come li leggo, sottolineando nuovamente il fatto che ci sono forti dubbi riguardo alla correttezza grafica, ma che, non avendo fonti sicure di confronto, mi attengo a quanto recita il documento.
La lista, da me trascritta, segue fedelmente il documento originale; esso non ha un ordine alfabetico, e mette al primo posto il soprannome, poi il cognome e il nome: “Ararat” Uganescia Ararat, “Sultano” Sultan Papba, “Mirzaief” Umar Mirzaief, “Tacibaio” Giamel Tacibaio, “Zachirof” Charin Zachirof, “Iacibaio” Alicul Iacibaio, “Ivan” Rasolo Ivan21, “Daulato” Macmadale Daulato, “Alessandro” Illic Alessandro, “Nicolai” Covaliescki Nicolaio, “Radion” Cerniscio Radion, “Mamedof” Mamedof Alì, “Sergio” Ghevorchian Serghe, “Vassilli” Ghemeciuk Vassilli.

I russi vivono con il Battaglione “Vanni” il rastrellamento del 20 gennaio 1945, ma, in realtà, non ritornano a Pieve di Zignago dopo di esso22. Lo sappiamo da una serie di documenti di Archivio23: i russi, secondo l’elenco in tutto 14, a un certo punto non ci sono più.

Abbiamo notizia certa di ciò in carte successive. Giuseppe Grandis “Gisdippe”24, Ispettore della I Divisione “Liguria-Picchiara” va a ispezionare il Battaglione “Vanni” il 1 marzo 1945 e, nella sua articolata Relazione25, scrive:

“Non ritenni opportuno ispezionare i 16 26uomini dislocati al Chiaro di Mangia perché il reparto si trova disorganizzato in seguito all’improvviso ordine che porta via i russi dal Distaccamento, per far loro attraversare le linee27.”

In un documento immediatamente successivo28, il Comandante del Battaglione “Vanni”, Astorre Tanca, riferendosi alla visita di “Gisdippe”, per quanto riguarda il Distaccamento dei russi, osserva:

“L’Ispettore dichiara di non ritenere opportuno ispezionare gli uomini dislocati nel fondo Valle del Mangia poiché, dice, si trova disorganizzato in quanto non ci sono più i 1329 russi. La partenza dei 13 russi ha soltanto diminuito la forza effettiva del reparto, non l’ha affatto disorganizzato.”

Il documento non ha data ma, siccome la morte di Astorre Tanca (che firma il documento stesso) avviene il 4 marzo 1945, è presumibile ascrivere all’arco di tempo 2-3 marzo 1944 la risposta del Comandante.

Per capire se tutto il Distaccamento sia partito30, la mia ricerca si è estesa all’intero Registro Storico dei Partigiani e Patrioti della IV Zona Operativa: grazie ad essa, ho individuato alcuni nomi dei russi, già appartenenti al Battaglione “Vanni”, scritti in modo ancora diverso, ma riconoscibili grazie alla data di nascita coincidente, in altre formazioni partigiane (“Giustizia e Libertà” e Battaglione “Pontremolese”), in cui hanno avuto il riconoscimento ufficiale a fine guerra31.

Il Distaccamento32 russo del Battaglione “Vanni” (Archivio privato di Sandra e Paola Mocchi)

Note

1 La documentazione completa della vicenda sarà nel libro sul Battaglione “Vanni”, che sto attualmente scrivendo. L’articolo è dunque una sintesi di quanto al momento accertato. Riconosciuti nel Battaglione “Vanni” e presenti nel Registro “Partigiani e Patrioti della IV Zona Operativa” sono anche due polacchi, sui quali tornerò in un altro articolo, per altre vicende.

2 Per l’apporto di stranieri alla Resistenza spezzina, v. l’elenco in https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2022/08/Partigiani-o-Patrioti-stranieri.pdf (NB: l’elenco comprende solo i vivi, che hanno chiesto il riconoscimento di partigiano o patriota, dopo la Liberazione).
Per narrazioni sulle vicende inerenti a stranieri che hanno partecipato alla Resistenza spezzina, in alcuni casi sacrificando la vita, v.: Greppi, Carlo, Il buon tedesco, Laterza, 2021 (focalizzato fondamentalmente sulla figura di Rudolf Jacobs, tedesco e partigiano della Brigata “Muccini”, Medaglia d’argento al VM alla memoria); Pagano, Giorgio, Raccontatela per bene la nostra Resistenza (https://www.patriaindipendente.it/finestre/raccontare-per-bene-la-nostra-resistenza/), 26 aprile 2022.

3 Cioè sovietici, visto che appartenevano all’esercito dell’URSS. Adottiamo il termine “russi” perché viene usato comunemente da chi li ricorda. In realtà il termine non è onnicomprensivo delle varie nazionalità dell’URSS, cui essi appartenevano.

4 AISRSP, Fondo II, Attività Militare bis, Comando Brigata Garibaldi Melchiorre Vanni, B 496, 7673 A.

5 Si aggiungono, ma anche se ne vanno, o muoiono. Un russo, di nome Ivan (Rabez), presente a settembre, muore nel rastrellamento dell’8 ottobre 1944, avvenuto nel Calicese. V. anche nota 28.

6 Saverio Sampietro “Falchetto”, testimonianza in AISRSP (Miscellanea), 1974.

7 Dicembre 1944?

8 Secondo “Falchetto” i partigiani della “Vanni” lasciarono agli inglese i bidoni contenenti generi di conforto e vestiario, non rinunciando però a quelli contenenti armi e munizioni.

9 Nei brani citati non sono state apportate correzioni grafiche di alcun tipo, se non per la parola “kolchoz” ed “Armata”. Problematica è la questione dei nomi: li citiamo per come Sampietro li scrive, in forma sicuramente errata o parzialmente errata nella trascrizione dal russo all’italiano. Non è possibile fare un raffronto completo tra come egli li riporta e per come essi si trovano in documenti ufficiali, quali ad esempio il Registro storico dei partigiani e patrioti della IV Zona Operativa, o nel sito https://partigianiditalia.cultura.gov.it/, essendo la maggior parte di tali nomi non rintracciabile in queste fonti. C’è, d’altra parte, fondato dubbio che anche l’ortografia del Registro, così come quella delle schede riportate in https://partigianiditalia.cultura.gov.it/, sia errata o parzialmente errata.

10 Paola e Sandra Mocchi, figlie di Franco Mocchi “Paolo”, Commissario Politico del Battaglione “Vanni”, mi hanno consegnato due fotografie dei russi: in una si contano 11 uomini, nell’altra 15. Ho scelto di pubblicare quella con il gruppo più numeroso, fidando che lì ci fossero tutti i russi (con la probabile presenza di un italiano).

11 “Falchetto” lo scrive così; nell’elenco che diamo successivamente è “Sergio” Ghevorchian Serghe. In modo ancora diverso appare nel Registro storico dei Partigiani e Patrioti della IV Zona Operativa, dove risulta Gevorchian.

12 “Tacibaio” Giamel Tacibaio, secondo l’elenco che diamo successivamente.

13 “Iacibaio” Alicul Iacibaio, secondo l’elenco che diamo successivamente.

14 “Mirzaief” Umar Mirzaief, secondo l’elenco che diamo successivamente.

15 “Sultano” Sultan Papba, secondo l’elenco che diamo successivamente.

16 Per capire la gravità del gesto, si tenga conto di quello che sempre “Falchetto” dice nello stesso scritto, a proposito della dieta dei partigiani: “Da parecchio tempo, la razione giornaliera era di una coppetta di farina di castagne bollita senza sale (la così chiamata ‘patona’ [NdA: pattona] o ‘papetta’) e alla sera una manata di castagne secche, che potevano essere 10-15 a seconda della grossezza. Ricordo che la mia squadra di russi ne aveva una certa quantità che doveva bastare per un certo periodo.”

17 1 gennaio 1945.

18 AISRSP, Fondo II, Attività Militare bis, Serie 9, Comando Brigata Garibaldi “Melchiorre Vanni”, B 492, 7606.

19 Sulle circostanze della sua morte esistono versioni differenti, che riporterò nel libro sulla Brigata.

20 AISRSP, Fondo II, Attività Militare bis, Serie 9, Comando Brigata Garibaldi “Melchiorre Vanni”, B 496, 7675. Come già detto, nomi russi erano comparsi in un organico della Brigata “Vanni” del settembre 1944 (AISRSP, Fondo II, Attività Militare bis, Comando Brigata Garibaldi Melchiorre Vanni, B 496, 7673). Essi non coincidono però con quelli indicati da Saverio Sampietro e presenti nell’organico del 7-2-1945. Nell’organico del settembre 1944, ammesso che i nomi siano corretti come trascrizione, abbiamo infatti Solar Ivan, Poridnoi Fredor, Roglj Dimitro, Rabez Ivan. In una nota, ho già osservato che Ivan Rabez muore durante il rastrellamento nel Calicese dell’8 ottobre 1944. Sempre a proposito di russi, c’è un episodio per cui alcuni di loro sarebbero stati con la “Vanni” già in precedenza. Viene infatti narrato da Renato Jacopini (e ripreso in un libro di Mauro Galleni) un episodio clamoroso, risalente al luglio 1944, quando un gruppo della Brigata “Vanni”, capeggiato da Eugenio Lenzi “Primula Rossa”, assaltò il magazzino di Ceparana. In quell’occasione vennero messi a guardia dei tedeschi catturati due partigiani russi (di cui uno, per come si legge nel testo, ucraino) che, fatti prigionieri dai tedeschi, erano fuggiti dopo l’8 settembre 1943 (v. “Canta il gallo”, di Renato Jacopini, pp.77-78, cit., e “Ciao, russi. Partigiani sovietici in Italia, 1943-1945” di Mauro Galleni, Marsilio Editore, 2001).

21 In realtà Ivan Rasolo è, all’epoca, già morto.

22 L’organico citato, del 7 febbraio 1945 è, in un certo senso, in ritardo, sul divenire delle cose. Il ritardo dipende dal fatto che, pur essendo tornata la formazione sulle sue postazioni nello Zignago, non era ancora chiara la situazione definitiva.

23 E di fonti diverse.

24 Giuseppe Grandis.

25 Fondo ANPI provinciale-La Spezia (consultato grazie a Oretta Jacopini).

26 Il numero 16 comprende, come si può facilmente capire, dai numeri dati in precedenza, non solo russi.

27 Qualcuno era andato in altre formazioni (v. dopo) e qualcuno, come dice Giuseppe Grandis, era andato oltre il fronte.

28 AISRSP, Fondo II, Attività Militare bis, Serie 9, Comando Brigata Garibaldi “Melchiorre Vanni”, B 489, 7594.

29 L’elenco, erroneamente, comprende ancora il nome di “Ivan” (Ivan Rasolo) morto, come già detto, durante il rastrellamento del 20 gennaio 1945. Ecco il motivo della differenza tra 13 e 14.

30 Si può osservare come gli organici in generale, e quindi, in particolare, quelli relativi ai combattenti stranieri, siano piuttosto mobili, sebbene una parte di essi permanga fino all’ultimo presso le varie formazioni della IV Zona Operativa. Tra quelli rimasti, sicuramente non tutti chiesero tuttavia nel Dopoguerra il riconoscimento della qualifica di “Partigiano” o “Patriota”.

31 Va aggiunto che alcuni compaiono come nome, ma senza riconoscimento, altri proprio non compaiono.

32 Da comparazione con altre fotografie dell’Archivio ISRSP, in cui è sicuramente presente Saverio Sampietro “Falchetto”, il primo, in piedi a sinistra, potrebbe essere proprio lui.