Archivi categoria: ottantesimo della Lotta di Liberazione

Sentieri di Libertà, storie a fumetti

Venerdì 19 Aprile 2024, ore 16,30

Auditorium Biblioteca Civica “P.M. Beghi”, La Spezia

Presentazione dell’e-book Sentieri di Libertà, storie a fumetti

Intervengono:

Pierluigi Peracchini,
Sindaco del Comune della Spezia

Giulia Crocco,
Ufficio Scolastico Regionale per la Liguria, Dirigente Ambito territoriale La Spezia

Patrizia Gallotti,
Presidente ISR La Spezia

Sarà presente il gruppo di lavoro:
esperti ISRSP,
esperto fumettista,
docenti e ragazze/i delle Scuole partecipanti:
ISS Cardarelli, ISS Einaudi-Chiodo, ITCT Fossati-Da Passano

Festival Fact Checking alla Spezia

La Fondazione ISRSP insieme a ARCI La Spezia, ARCI Canaletto e Archivi della Resistenza, presenta la tappa spezzina del Festival Fact Checking, giunto alla sua terza edizione:

Lunedì 15 Aprile, ore 17:00, presso il Circolo ARCI Canaletto,
via Giovanni Bosco, 2 alla Spezia

Chiara Colombini, autrice di “Storia passionale della guerra partigiana” (Laterza 2023) e di “Anche i partigiani però…” (serie “Fact Checking”, Laterza 2021).

Dialoga con

Annalisa Coviello, giornalista ed Emanuele De Luca, Archivi della Resistenza.

Interventi di

Patrizia Gallotti, Presidente di Fondazione ISRSP e Nicola Pedretti, Presidente Arci Canaletto.

Dal 11 al 15 aprile il “Festival Fact Checking in tour” porta i libri della collana, diretta da Carlo Greppi, in giro per la Toscana e la Liguria di Levante. La rete nasce dalla libreria Lo Spazio Pistoia, ideatrice del progetto con l’Istituto storico della Resistenza di Pistoia, e la collaborazione della libreria Nina di Pietrasanta e Archivi della Resistenza.

Nelle province di Massa Carrara e La Spezia il progetto si sviluppa in collaborazione con ANPI, ARCI, gli Istituti storici della Resistenza ISRA Pontremoli e Fondazione ISR La Spezia, il Museo audiovisivo della Resistenza, il Circolo Pertini, le librerie indipendenti e le scuole del territorio.

Info 353 411 8722 o arci.circolocanaletto@gmail.com

Giorni con la Storia: Marco Cerri

Autori, autrici e protagonisti/e

Mercoledì 17 Aprile 2024 ore 17
Centro studi “Memoria in rete” , Via G.B.Valle 6, La Spezia

Marco Cerri, autore di La pastasciutta dei Cervi. Fame, dono e sfida antifascista in una festa del luglio 1943 (Viella Editrice, 2023)

Dialoga con Annalisa Coviello, giornalista.


All’indomani del 25 luglio 1943, la destituzione di Mussolini venne salutata con forme di distruzione simbolica del regime fascista (abbattimento di busti e statue del duce, cancellazione delle scritte murali, saccheggi delle sedi fasciste, falò purificatori, ecc.). I sette fratelli Cervi, insieme agli antifascisti del loro paese, portarono invece in piazza due bidoni del latte, ricolmi di pastasciutta; proposero, cioè, un banchetto collettivo all’interno del quale, senza distinzioni e gerarchie, una comunità avrebbe ritrovato un nuovo senso della propria identità. Alla fine degli anni Ottanta, si ebbe la felice intuizione di riproporre l’antico gesto dei sette fratelli; nel corso degli anni, la festa della pastasciutta antifascista si è diffusa in tutta Italia, fino a diventare una delle manifestazioni più importanti e conosciute dell’antifascismo italiano.

Marco Cerri, di formazione sociologica, da tempo si occupa di storia della Resistenza italiana. Si è già interessato alla vicenda della famiglia e dei fratelli Cervi in una ricerca sulla costruzione del loro mito nell’Italia repubblicana (Papà Cervi e i suoi sette figli. Parole della storia e figure del mito, Rubbettino, 2013).

Una giornata particolare: 26 marzo 1944, la Missione Ginny II si conclude tragicamente

Pillole di storia: domande e risposte per “rispolverare” un avvenimento tragico
English version here

Il 26 marzo 1944 i tedeschi fucilarono ad Ameglia (La Spezia)1 15 soldati statunitensi catturati nel corso di una missione di guerra.

Dopo 80 anni dall’eccidio ricordiamo brevemente l’episodio2, traducendo il testo, in omaggio alle vittime, anche in lingua inglese.

I soldati statunitensi erano3:

  • Vincent Russo, di 28 anni, tenente US Army
  • Paul J. Traficante, di 26 anni, tenente US Army
  • Alfred L. De Flumeri, di 33 anni, sergente US Army
  • Liberty J. Tremonte, di 24 anni, caporale tecnico US Army
  • Joseph M. Farrell, di 22 anni, caporale tecnico US Army
  • Salvatore DiSclafani, di 28 anni, caporale tecnico US Army
  • Angelo Sirico, di 23 anni, caporale tecnico US Army
  • Thomas N. Savino, di 29 anni, caporale tecnico US Army
  • John J. Leone, di 22 anni, caporale tecnico US Army
  • Joseph A. Libardi, caporale tecnico US Army
  • Livio Visceli, di 28 anni, sergente tecnico US Army
  • Dominick Mauro, di 27 anni, sergente US Army
  • Joseph Noia, di 25 anni, sergente US Army
  • Rosario Squatrito, di 22 anni, caporale tecnico US Army
  • Santoro Calcara, di 24 anni, caporale tecnico US Army.

Come si chiamava la missione di guerra di cui i soldati erano stati incaricati, quando avvenne, da chi ebbero tale compito?

La missione si chiamava “Ginny II4, avvenne in data 22 marzo 1944, su ordine dell’OSS5.

A quale reparto appartenevano i soldati statunitensi? Erano riconoscibili come soldati? Qual era il compito della loro missione?

I componenti del Commando appartenevano tutti all’US Army OSS 2677 Special Reconnaissance Regiment (Company D), vestivano tutti l’uniforme e dovevano interrompere, tra Bonassola e Framura, la linea ferroviaria, strategica per le comunicazioni tedesche e per i rifornimenti alla Linea Gustav.

Quando e con quale mezzo arrivarono? Come era stato programmato il loro arrivo e il loro rientro?

Arrivarono dalla Corsica, a bordo di motosiluranti6, nella notte del 22 marzo 1944, e, tramite tre gommoni, sbarcarono sulla spiaggia, tra Bonassola e Framura; dopo il sabotaggio, per il ritorno, da attuare sempre a bordo dei gommoni, sarebbero stati attesi dalle stesse motosiluranti.

Che cosa successe realmente?

Il punto di sbarco risultò diverso da quello previsto, e molto lontano dal punto del sabotaggio, i contatti “in loco” non si attivarono subito, le motosiluranti, che avrebbero dovuto all’occorrenza recuperare i soldati, non poterono farlo per sopravvenute difficoltà, ed essi dovettero nascondere, con problemi, tutto il loro materiale, compresi i gommoni, trovare un rifugio e, poiché non era previsto che rimanessero lì, cercare anche del cibo. Un ragazzo del luogo li aiutò ma, purtroppo, un altro abitante avvertì il posto di guardia fascista e i 15 militari statunitensi vennero fatti prigionieri.

Questo successe il 24 marzo 1944.

lapide in loc. Punta Bianca

Che cosa accadde nell’intervallo di tempo tra la loro cattura e la fucilazione?

Brevemente interrogati a Bonassola, furono poi portati alla Spezia, dove subirono veri e propri interrogatori da parte di ufficiali tedeschi che sapevano la lingua inglese. Ciò avvenne a Carozzo, presso il Comando della 135° Brigata da Fortezza agli ordini del Colonnello Kurt Almers. Egli trasmise la notizia al suo superiore generale Anton Dostler del LXXV Corpo d’Armata. Dostler informò, a sua volta, il Comandante supremo tedesco in Italia, Feldmaresciallo Albert von Kesselring, ricevendo, secondo la testimonianza resa successivamente dallo stesso Dostler, l’ordine di fucilarli, sulla base dell’ordine del Führer per l’eliminazione dei Commando catturati dietro le linee. E così accadde, sebbene Kurt Almers avesse tentato, in data 25 marzo 1944, di far annullare a Dostler l’ordine di esecuzione.

Quando e dove avvenne la loro fucilazione?

I 15 militari statunitensi furono portati ad Ameglia, dove vennero fucilati in località Punta Bianca, all’alba di domenica 26 marzo 1944, senza alcun processo, forse alla presenza della popolazione, e poi sepolti in località isolata di quel territorio.

Dopo la guerra, qualcuno ha pagato per la loro morte?

Il Generale Anton Dostler fu processato a Caserta7 da un tribunale alleato per crimini di guerra e condannato a morte, sentenza eseguita mediante fucilazione ad Aversa il 1° dicembre 1945. Non fu possibile, in quel contesto, dimostrare la responsabilità di Albert von Kesselring riguardo ai fatti, sebbene, all’epoca di essi, egli si trovasse, come accertato in seguito, addirittura in Liguria.8

Il generale Dostler con il suo interprete Albert O. Hirschman durante un’udienza del processo.

Note

1 Nel Comune di Ameglia esistono più targhe in memoria della fucilazione (luogo), del loro seppellimento (luogo) e una in ricordo dell’episodio (con tutti i nomi dei 15 soldati).

2 Numerosi sono coloro che si sono interessati all’eccidio nel corso degli anni. Tra essi, Maurizio Fiorillo, che compila la scheda “Episodio di Punta Bianca, Ameglia”; Giorgio Pagano, che scrive in data 3 aprile 2022 “Dalla Corsica a Punta Bianca. Il viaggio senza ritorno di 15 giovani” e “Kesserling e le menzogne sull’episodio degli americani a Punta Bianca” in “Ameglia informa”, maggio 2022 e seg..
Sia Maurizio Fiorillo che Giorgio Pagano indicano numerose fonti di appoggio.
Molto articolata e documentata, riguardo allo svolgersi della missione, cattura dei soldati, loro fucilazione e processo relativo alla loro uccisione, è anche la voce relativa su Wikipedia.

3 L’elenco è stato trascritto integralmente dalla Scheda di Maurizio Fiorillo (V. Nota 2).

4 L’impresa era stata già tentata, ma inutilmente, nella notte tra 27 e 28 febbraio 1944 (Missione “Ginny I”).

5 Office of Strategic Services.

6 PT 214 e PT 210

7 Il processo a Dostler viene ritenuto, giuridicamente, l’apripista per il processo di Norimberga.

8 Giorgio Pagano, riprendendo il libro di Sandro Antonini “Generali e burocrati nazisti in Italia:1943-1945” e il saggio “Kesserling, via Rasella e la ‘missione Ginny’” dello storico statunitense Richard Raiben, scrive un articolo sul fatto che, proprio nei giorni della strage, Kesserling era in Italia, anzi in Liguria, e il 24 marzo 1944, alle 10,45 alla Spezia.


It was the day of March 26th, 1944

(Translated by Tamara Corning and Valerio Martone)

Snippets of history: a few questions and answers to remember a tragic event.

On March 26th, 1944 German soldiers executed 15 American soldiers by firing squad after they were captured during a war mission.

Eighty years after the massacre, we revisit the episode and include the text in English as a tribute to the victims.

The American soldiers were:

  • Vincent Russo, 28 years old, Lieutenant of the US Army
  • Paul J. Traficante, 26 years old, Lieutenant of the US Army
  • Alfred L. De Flumeri, 33 years old, Sergeant of the US Army
  • Liberty J. Tremonte, 24 years old, Tech Corporal of the US Army
  • Joseph M. Farrell, 22 years old, Tech Corporal of the US Army
  • Salvatore DiSclafani, 28 years old, Tech Corporal of the US Army
  • Angelo Sirico, 23 years old, Tech Corporal of the US Army
  • Thomas N. Savino, 29 years old, Tech Corporal of the US Army
  • John J. Leone, 22 years old, Tech Corporal of the US Army
  • Joseph A. Libardi, Tech Corporal of the US Army
  • Livio Visceli, 28 years old, Tech Corporal of the US Army
  • Dominick Mauro, 27 years old, Sergeant of the US Army
  • Joseph Noia, 25 years old, Sergeant of the US Army
  • Rosario Squatrito, 22 years old, Tech Corporal of the US Army
  • Santoro Calcara, 24 years old, Tech Corporal of the US Army.

What was the name of the war mission to which the soldiers were entrusted? When did it happen? Who gave them this duty?

The mission was called “Ginny II”. It occurred on March 22nd, 1944 under the OSS orders.

What was the military unit of the American soldiers? Were they recognizable as soldiers? What was the final goal of their mission?

All the men of the commando were part of the US Army OSS 2677 Special Reconnaissance Regiment (Company D). All of them wore a military uniform. Their final goal was to blow up the railway line between Bonassola and Framura, which was strategic for both German communications and their supply lines that reinforced the Gustav line.

When and how did they arrive? How was their arrival and return planned?

They arrived from Corsica during the night of March 22nd, 1944, using PT boats. They landed on the beach between Bonassola and Framura using three rubber dinghy boats. After the sabotage, the plan was to use the same means of transport to return.

What actually happened?

They landed in a different place than they had intended to, which was very far from the point of the sabotage. Due to this error, the local contacts did not come to action immediatly. Causing further complications, the PT boats, which the soldiers should have used for their return, couldn’t recover them because of unexpected difficulties. At this point, the American soldiers weren’t where they were supposed to be, so they had to hide all their equipment and find refuge and food. They found help from a local boy, but unfortunately another local inhabitant notified their presence to the local fascist guard post and the 15 American soldiers were taken as prisoners. All of this happened on March 24th, 1944.

What happended in the time between being captured and their executed by firing squad?

After being briefly questioned in Bonassola, they were brought to La Spezia, where they were interrogated by English speaking German officers. This took place in Carozzo, at the command post of the 135th Fortress Brigade, under the command of Colonel Kurt Almers. Almers informed his superior in command, the General of the LXXV army corps, Anton Dostler who in turn informed the supreme German commander in Italy, General Field Marshal Albert von Kesserling. According to the testimony later released by Dostler himself, it was von Kesserling who gave the execution orders, as ordered by the Führer himself for the enemy commandoes caughts behind the lines. Despite the efforts of Kurt Almers to cancel the execution orders on March 25th, 1944, it became a reality.

When and where they were executed?

The 15 American soldiers were brought to Ameglia, where they were executed by firing squad near Punta Bianca, at dawn on Sunday, March 26th, 1944, without a trial, perhaps in the presence of the local citizens, and then buried in an isolated location in the area.

After the war, did anybody pay for their death?

General Anton Dostler was tried in an Allied war trial in Caserta for war crimes and sentenced to death. The sentence was carried out by firing squad in Aversa, on December 1st, 1945. Despite the fact that it was later verified he was in Liguria at the time everything happened, in 1945 it was not possible for the courts to prove any responsibility on the part of Albert von Kesserling.

Note: see the original text in Italian for the bibliography.

Una giornata particolare: 1° marzo 1944: SCIOPERO!

Classe operaia spezzina e suo protagonismo nella Resistenza… leggiamo Mario Farina

Abbiamo preannunciato, all’inizio di quest’anno, come fosse nostra intenzione, ricordare alcune figure di storici o cultori di storia, che, morti da tempo, si sono particolarmente distinti per la conservazione della memoria e per le indagini riguardo alla Resistenza nella IV Zona Operativa.

Nel decidere ciò, abbiamo anche pensato di pubblicare non un semplice profilo biografico che li riguardasse, ma, rendendo noti ai lettori testi di cui sono stati autori, far sì che il ricordo si intrecciasse proficuamente alla documentazione della loro opera.

In occasione dell’80° degli scioperi del 1°-2 marzo 1944, quando la classe operaia spezzina dimostrò la sua capacità di perseguire obiettivi non solo economici, ma tali da impensierire seriamente tedeschi e fascisti, così da scatenare la violenta repressione di essi, offriamo al nostro pubblico la possibilità di rileggere e, probabilmente, per i più giovani, di scorrere, per la prima volta, le belle pagine scritte sulla questione da Mario Farina1, autore della “Prefazione” che proponiamo.

Note:

1 Mario Farina, nato a Trieste nel 1931 e morto alla Spezia nel 2011, proviene da una famiglia di salde convinzioni antifasciste, basti ricordare che lo zio Mario Farina si attivò, tra altri, per acquistare la “pedalina” della Rocchetta di Lerici, luogo in cui aveva sede una tipografia clandestina, prestando poi la sua opera medica ai monti, tra i partigiani, come fece l’altro zio Sergio Farina, fratello di Mario, anche se non ancora laureato. Dopo aver respirato aria antifascista, Mario Farina, laureatosi nell’anno accademico 1957-1958 con una tesi sulle origini del fascismo alla Spezia, divenne professore di Lettere nella Scuola Secondaria Superiore e storico rigoroso. Si è occupato delle vicende del movimento operaio italiano e di scoperte geografiche, dando alle stampe numerosi volumi. Tra questi un posto di rilievo merita “La Spezia Marzo 1944. Classe operaia e Resistenza” che contiene gli atti della conferenza sugli scioperi del 1944, tenutasi il 1° marzo 1974. In tutta la sua vita Farina, prima Consigliere del PCI, poi stimato Assessore dell’Amministrazione comunale spezzina, ha sempre mostrato dedizione verso la propria comunità. Da ultimo, ne è stata prova anche la donazione alle Biblioteche del Comune della Spezia di una serie di volumi che rappresentano il percorso di una vita, testimoniando le preferenze, le scelte, l’amore per il suo impegno di insegnante e di storico. A lui è dedicato l’Auditorium della Civica Biblioteca Beghi.

Giorni con la Storia: Ilenia Rossini

Autori, autrici e protagonisti/e

Lunedì 4 Marzo 2024 ore 17
Centro studi “Memoria in rete” , Via G.B.Valle 6, La Spezia

Ilenia Rossini autrice di Un fiore che non muore. La voce delle donne nella Resistenza italiana (Red Star Press, 2022)

Dialoga con Annalisa Coviello, giornalista

Giorni con la Storia: Cinzia Dutto

Autori, autrici e protagonisti/e

Venerdì 22 Febbraio 2024 ore 17
Presso il Centro studi “Memoria in rete” , Via G.B.Valle 6, La Spezia

Cinzia Dutto, autrice de Il diario di Maria – Storie di donne sulle montagne della Resistenza (LAReditore,2023)

Dialoga con Annalisa Coviello, giornalista

Una giornata particolare: in occasione del 79° Anniversario del Rastrellamento del 20 Gennaio 1945

A cura di Sandro Centi

Il 20 Gennaio 1945 avveniva il rastrellamento nazifascista, che può essere correttamente definito come uno dei fatti d’arme più importanti per la Cronologia della IV Zona Operativa.

Il rastrellamento, spesso ingiustamente trascurato dalle cronache e dalla storiografia generale, è, in realtà, per molti versi, decisivo riguardo all’evoluzione della guerra in Italia, e quindi la sua rilevanza va ben oltre il territorio spezzino.

Mario Fontana, Comandante della IV Zona Operativa, nella sua “Relazione sull’attività operativa svolta dai reparti della IV Zona dal luglio 1944 al 25 aprile 1945” così descrisse quei giorni:

Questa azione [NdR: cioè il rastrellamento] preparata lungamente ed accuratamente eseguita con enormi forze dotate di moderno materiale da guerra, condotta con decisa volontà di liquidare definitivamente le formazioni patriote della IV Zona, costituisce un definitivo ed inglorioso scacco di tutte le speranze fasciste. Sono 20.000 uomini stupendamente armati che vengono irreparabilmente gettati sulle posizioni di partenza da 2.000 patrioti che oltre al loro coraggio, alla loro fede, al loro spirito di sacrificio, al desiderio di immolarsi per i principi della libertà non avevano che armi portatili individuali, talune delle quali, come lo Sten, li obbligavano a buttarsi sotto per poterle usare.”

Insomma, la superiorità tecnica nazifascista non poté nulla contro un movimento partigiano che, attraverso tappe non facili, non sempre lineari, più di una volta dolorose, aveva però maturato una consapevolezza con la quale si era mostrato in grado di fronteggiare un nemico tanto più potente.

Nella 79° ricorrenza del rastrellamento, se qualcuno volesse leggere una veloce sintesi delle vicende occorse alle varie Brigate, nel quadro della massiccia operazione nazifascista, segnalo: La “Battaglia del Gottero”, una vera epopea senza retorica, pubblicata da ISR/ETS La Spezia, particolarmente utile per “rispolverare” la storia.

Quest’anno, tuttavia, ISR/ETS può presentare una novità che va a completare la pubblicazione, approfondendo alcune questioni.

Infatti, sulla scorta di quanto ho letto e sulla base di ricerche fatte, ho delineato due Mappe tridimensionali, a colori, con l’obiettivo:

a) di rendere chiara agli occhi di chi legge la vasta area del rastrellamento stesso e le forze nemiche impiegate in esso;

b) di far comprendere l’epicità dello sganciamento attuato dai partigiani del Battaglione “Vanni”1 che, dopo avere combattuto, si diressero, come era stato ordinato loro dal Comando IV Zona Operativa, verso il Monte Gottero, completamente innevato, arrivando a sopportare temperatura di 20 gradi sotto zero.

La Mappa n.12 delinea l’area del rastrellamento e le forze in campo. Ho lavorato ad essa basandomi su testi già noti, ma integrandoli a seguito di mie riflessioni, per mettere in evidenza le direttrici della manovra, specificando, dove possibile, i reparti nazifascisti impegnati.

Mappa 1,  Rastrellamento 20-1-1945, IV Zona Operativa
Mappa 1: Rastrellamento 20-1-1945, IV Zona Operativa

La Mappa n.23 chiarisce invece come il Battaglione “Melchiorre Vanni” (Comandante Astorre Tanca “Astorre”4; Commissario Politico Franco Mocchi “Paolo”) riesca a salvarsi, dapprima combattendo duramente verso Bozzolo e poi nella zona di Zignago, sganciandosi, infine, con l’ascesa quasi proibitiva, a causa delle condizioni climatiche e ambientali, della fame e dei vestiti non adatti, verso il Monte Gottero.

Mappa 2, Sganciamento dallo Zignago del Battaglione "Vanni", andata e ritorno, 20-24 gennaio 1945
Mappa 2: Sganciamento dallo Zignago del Battaglione “Vanni”, andata e ritorno, 20-24 gennaio 1945

Il cammino percorso, sull’andata e sul ritorno, fu incredibilmente lungo come chilometri e incredibilmente corto come capacità oraria di percorrerli, nonostante l’itinerario impervio, e la durissima giornata di combattimenti del 20 gennaio, che pesava sulle spalle di quegli uomini.

Il Battaglione “Vanni”, dopo avere combattuto senza sbandamenti, si ritrovò infatti, come stabilito, a Pieve di Zignago (sera del 20 gennaio 1945): qui la popolazione5 diede, con spirito fraterno, ai partigiani, tutto quel poco, praticamente quasi niente, che aveva, per cibarsi. Lo sganciamento avvenne in modo ordinato, e tendenzialmente omogeneo: se ci furono delle diversificazioni nei tempi, e delle variazioni di piccoli gruppi, esse furono causate dalla eventualità onnipresente di imboscate, dalla durezza del cammino, nonché dalla fatica e dai sintomi gravi di congelamento in numerosi partigiani.

Comunque, il ritorno dei primi gruppi6, e sembra quasi incredibile, avvenne già alla mezzanotte del 24 gennaio 1945, a Torpiana.


NOTE

1 La scelta di illustrare l’itinerario di tale Battaglione è dipesa dal fatto che ISR/ETS La Spezia sta preparando una pubblicazione su di esso, in cui confluiranno, tra le altre, le Mappe che vengono presentate nell’articolo. Per una visione complessiva delle vicende del Battaglione, V. https://www.isrlaspezia.it/strumenti/lessico-della-resistenza/battaglione-m-vanni/.

2 Per costruire la Mappa n.1 mi sono rifatto ai seguenti libri: AAVV, “La Battaglia del Monte Gottero”, ISR, 1970; Gimelli, Giorgio (a cura di Franco Gimelli), La Resistenza in Liguria. Cronache militari e documenti, Carocci, 2005; Fiorillo, Maurizio, Uomini alla macchia. Bande partigiane e guerra civile. Lunigiana 1943-1945, Editori Laterza, Roma-Bari, 2010; Battistelli, Pier Paolo, La Wermacht in Italia 1943-1945.Wehrmacht. Waffen-SS. Organisation Todt. SS e Polizei, Agrafe, 2022, nonché a vari documenti presenti in AISRSP.

3 Per costruire la Mappa n. 2 mi sono servito della Testimonianza di Giuseppe Mirabello “Apollo”, che fu impegnato, a capo del suo Distaccamento, tra Serò, Imara e Valle Oscura (in una carta militare del 1930 detta “Valle Scura”), confrontandola con le testimonianze di Saverio Sampietro “Falchetto” e Ottavio Chiappini “Lepre” (v. AISRSP) e con altri documenti di Archivio.

4 Astorre Tanca, Medaglia d’argento al VM alla memoria, muore, in combattimento, a Pieve di Zignago, il 4 marzo 1945

5 A proposito della popolazione, va ricordato brevemente, in questa sede, che essa non solo diede aiuto morale e materiale, ma che quella di Serò (dove si trovavano un Distaccamento del Battaglione “Vanni” e una Compagnia di “Giustizia e Libertà”, quest’ultima agli ordini di Giovanni Pagani, Medaglia d’oro al VM alla memoria, in seguito catturato sul Dragnone e poi fucilato (V. https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2023/03/Pagani-Giovanni-largo.pdf), partecipò direttamente, prendendo le armi, ai combattimenti.

6 Tra essi, quello di Giuseppe Mirabello “Apollo” (V. Testimonianza).

Autunno 1943/ gennaio 1944: alcuni lineamenti di storia resistenziale spezzina e lunigianese, leggendo Giulivo Ricci.

A cura di Patrizia Gallotti e Maria Cristina Mirabello*

(* Presidente e Vice Presidente Fondazione ETS ISR La Spezia)

Abbiamo deciso, come ISR-La Spezia, di dedicare, in questi primi giorni del 2024, un ricordo a Giulivo Ricci1 che tanto ha scritto, tra l’altro, sulla Resistenza spezzina e lunigianese, consentendo a tutte/tutti noi, successivamente, di attingere al patrimonio prezioso che ha lasciato, sia per le storie narrate dai suoi libri, sia per la documentazione in essi contenuta.

Sicuramente, nel frattempo, la ricerca sul territorio è andata avanti, ma non dobbiamo mai dimenticare che, senza l’apporto di Giulivo Ricci, e di altri2 che, con passione, hanno indagato gli avvenimenti resistenziali, non sarebbe possibile a noi, oggi, integrare, approfondire, e, se necessario, emendare, la storia della IV Zona Operativa.

Abbiamo perciò pensato che fosse cosa buona, per ricordarlo, estrapolare alcuni passaggi contenuti nei suoi libri, dedicati ai primi nuclei di Resistenza che si formarono in maniera embrionale nel territorio spezzino e lunigianese (con riferimento alle vicende spezzine), volgendo perciò lo sguardo a quello che accadde tra autunno 1943 e fine gennaio 1944, riguardo:

1) al gruppo misto, fondamentalmente composto da sarzanesi e santostefanesi (ma anche da arcolani e spezzini), configurabile, per certi aspetti, come il nucleo originario della successiva Brigata garibaldina “Ugo Muccini”;

2) al gruppo di Torpiana (Zignago), riconducibile al Partito d’Azione, che poi confluirà nella Colonna “Giustizia e Libertà”;

3) al delinearsi della figura di Gordon Lett;

4) al Gruppo “Bottari”; al Gruppo, sorto a Calice al Cornoviglio, che poi confluirà nella Colonna “Giustizia e Libertà”, di aderenza azionista.

I brani, necessariamente selezionati, tratti dai libri di Giulivo Ricci, sono collocati tra virgolette3; i raccordi esplicativi tra essi, scritti in corsivo, sono curati da chi ha scritto questo articolo, e sono ripresi, ma solo in parte, da lavori on line, già pubblicati da ISR nel proprio sito, vedi: Lessico della Resistenza e Le vie della Resistenza.

  1. Argomento: Gruppo misto, fondamentalmente formato da sarzanesi e santostefanesi (ma anche da arcolani e spezzini), configurabile, per certi aspetti, come il nucleo originario della futura garibaldina Brigata “Muccini”

Zone di riferimento: Val di Magra, Tresanese (Lunigiana), Prede Bianche (tra Val di Magra e Val di Vara).

A Sarzana il Partito Comunista, aveva un gruppo fortemente determinato, che, nonostante le varie ondate di arresti, persisteva, in qualche modo, dal Ventennio fascista. A capo di esso era Anelito Barontini4, per cui, già a ridosso dell’8 settembre 1943, sulle colline retrostanti la città, aveva trovato collocazione un nucleo di ispirazione comunista, articolati tra la Ghiaia di Giucano, Prula, Monte Nebbione. Comandante militare del gruppo, come tale generalmente riconosciuto, era Emilio Baccinelli5, mentre Paolino Ranieri6 assumeva di fatto il ruolo di Commissario politico. L’ obiettivo era quello di tessere le fila organizzative nella bassa Val di Magra, tra Lerici, Vezzano, Arcola, Santo Stefano e Sarzana, dove, non a caso, furono compiuti attentati di tipo gappistico7, fermo restando che l’attività dei GAP altro non era se non un’emanazione dei gruppi dimoranti sulle colline.

Nel frattempo si era formato un gruppo santostefanese, avente come riferimento Primo Battistini8 (che in seguito si chiamerà “Tullio”).

pp. 49-509

“Dalla zona di Caprigliola, intanto, Primo Battistini, che a queste operazioni gappistiche diede un suo contributo insieme con Emilio Baccinelli, si era spostato sotto la Casa Bianca, alle Prade di Falcinello, in casa di un Musetti. Lì i sarzanesi, e soprattutto Dario Montarese (Briché)10 e Paolino Ranieri (Andrea), lo avvicinarono e, da quel momento, i rapporti, nonostante una certa autonomia dei due gruppi saranno mantenuti; dovendosi fin da ora sottolineare che quanto l’antifascismo e la professione di fede comunista dei vecchi carcerati e confinati politici erano provati, meditati e volti a considerare globalmente i problemi dell’ora, tanto l’antifascismo di ‘Tullio’ era istintivo, alieno da ogni preoccupazione politica e partitica, venato di sentimenti anarchici e piuttosto insofferente dei freni che i primi avrebbero voluto a buon diritto imporre”.

Nota 21, p. 5411

“’Tullio’ era poi tornato per qualche tempo verso Caprigliola e Santo Stefano, perché era stato avvertito che alcuni giovani intendevano unirsi ai ‘ribelli’: questi erano, tra gli altri, Adalberto Signanini [NdR12: in realtà Cesare Signanini13 “Adalberto”], il cui padre, in contatto con il CLN, era addetto alla mensa dello Stabilimento ‘Muggiano’…”

A seguito dei colpi di mano gappistici, e per eventuali azioni di antiguerriglia fasciste, alcuni esponenti del gruppo sarzanese si misero alla ricerca di un luogo dove potersi trasferire in sicurezza, individuandolo, dopo avere a lungo girovagato, nella località Trambacco, Comune di Tresana (MS), non lontana da Bolano (SP) e da Podenzana (MS). Al Trambacco andò anche Primo Battistini.

pp. 56-5714

“Un primo gruppo nel quale si trovavano, tra gli altri, ‘Briché’, Pilade Perugi, ‘Tullio’, Luciano Magnolia, Emilio Baccinelli, Guglielmo Vesco ed Ernesto Parducci, partì il 27 dicembre15… Qualche giorno dopo arrivarono gli altri, da venti a trenta uomini in tutto: Paolino Ranieri, Ercole Madrignani, Flavio Bertone16, Goliardo Luciani, Giuseppe Podestà, Angelo Tasso, Amedeo Luigi Giannetti, Lino e Ottorino Schiasselloni, i fratelli Forcieri e il figlio del vicesindaco socialista di Sarzana, Lanfranco Sabbadini (‘Cesare’); insomma i componenti dei nuclei già costituiti fra i Succisi di Caprigliola, Ponzano e Falcinello.

Al Trambacco si portavano anche Anelito Barontini, Giovanni Albertini del Canaletto, che era stato uno dei primi dirigenti giovanili comunisti clandestini ed aveva patito il confino di polizia nel 1933, e Anselmo Corsini che, con l’Albertini e Barontini, dopo l’8 settembre 1943 faceva parte del Comitato Federale del PCI… E al Trambacco, secondo autorevoli testimonianze, da altri non accolte, si sarebbe costituito ufficialmente per la prima volta un distaccamento garibaldino nel nome di ‘Ugo Muccini’”.

Svariate furono le azioni compiute avendo come base di partenza il Trambacco, da cui talvolta si allontanavano anche, per incombenze varie, alcuni uomini; lo stesso Anelito Barontini dovette rientrare, insieme ad Anselmo Corsini, alla Spezia, dove era stato nominato segretario del PCI al posto di Terzo Ballani, che aveva retto di fatto la Segreteria fino ad allora.
La permanenza al Trambacco si rivelò dunque impossibile per motivi logistici. Il gruppo, costituito in prevalenza da sarzanesi, girovagò alquanto.

pp. 59-6017

“Anche nella guerra per bande occorreva [NdA= secondo il PCI] fare di più: quella di Ranieri, di Montarese, di ‘Tullio’ ‘sganciatisi’ al Trambacco, era in effetti l’unica banda che il PCI spezzino fosse riuscito a conservare, ma ora essa si trovava a mal partito, proprio mentre altre forze politiche antifasciste, antinaziste e socialiste, tra Vezzano e la Val di Vara, usufruendo dell’apporto di ex-ufficiali dell’esercito italiano come Franco Coni, Pietro Borrotzu18 e il colonnello Bottari19, stavano attivamente cospirando e tessendo la tela di un’organizzazione guerrigliera di stampo ‘badogliano’, ma politicamente influenzata o influenzabile dal Partito Socialista e dal Partito d’Azione…

…Le condizioni di vita al Trambacco apparvero, dopo poco tempo, tali da non consentire una permanenza…

Sta di fatto che la comunanza si sciolse, profilandosi l’esigenza della ricerca della possibilità di sopravvivere in attesa che si ricreassero le condizioni per la ripresa della lotta.

Un gruppo costituito in prevalenza da vecchi antifascisti sarzanesi, poco dopo oltre la metà di gennaio decise di rifugiarsi a Zerla, villaggio in Comune di Albareto…”.

Di tale gruppo sarzanese facevano parte, in quel momento, Paolino Ranieri, Podestà, Vesco, Montarese, Goliardo Luciani, Ercole Madrignani e alcuni giovani. Essi però vennero rapidamente individuati, dovettero varcare il Monte Gottero, recarsi a Popetto nel Comune di Tresana (MS) e, infine, tornare indietro, tra Forte Bastione e Vallecchia, tra il Comune di Fosdinovo e quello di Castelnuovo Magra.

Tra i “ribelli” del Trambacco c’era tuttavia, come già detto, anche una decina di uomini che, raccolti intorno a Primo Battistini, preferirono, dopo aver lasciato quella zona, andare verso l’alto, alle Prede Bianche, tra Val di Vara e Val di Magra, dove rimasero fino al 30 gennaio 1944, quando, sorpresi da un attacco nemico, ebbero un morto e tre prigionieri. Si salvò, con alcuni, grazie a uno stratagemma, Primo Battistini.

Ritroveremo Primo Battistini, qualche elemento del primitivo gruppo sarzanese-santostefanese ed altri, arcolani e spezzini, nel frattempo confluiti verso il Parmense, impegnati nell’ambito della così detta banda “Betti”, quando, il 12 marzo 1944, avvenne, a Valmozzola, il famoso assalto al treno. Ma questo avvenimento, molto importante, sarà raccontato a parte.

  1. Gruppo di Torpiana (Val di Vara, Zignago), riconducibile al Partito d’Azione, che poi confluirà nella Colonna “Giustizia e Libertà”20
  2. Gordon Lett21

Zone di riferimento: Zignago (Torpiana) e Rossanese (Zerasco)

Il primo nucleo organizzato dal Partito d’Azione sul territorio spezzino è ascrivibile a Torpiana di Zignago, dove, a partire dall’autunno 1943, operano azionisti genovesi con la collaborazione di quelli spezzini. A tale proposito, si possono citare i nomi dei genovesi Giulio Bertonelli “Balbi”22, importante figura di riferimento del Partito d’Azione ligure, Edoardo e Gaetano Basevi, Antonio Zolesio, Pier Lorenzo Wronowski, mentre sono autoctoni i Bogo, i Ferretti, i Benelli e Livio Acerbi.

Il nucleo di Torpiana, che si sviluppa appunto nell’inverno 1943-1944, stringe anche importanti rapporti con un piccolo gruppo di militari inglesi fuggiti da un campo prigionia in provincia di Piacenza: al comando degli inglesi è il Maggiore Gordon Lett.

p. 42-4323

“… La posizione geografica [NdR: di Torpiana] offriva notevoli garanze per i requisiti che le erano propri, il trovarsi cioè quel villaggio all’interno di un Comune, Zignago, completamente privo di strade rotabili, Sufficientemente lontano dalle vie di comunicazione principali ma non tanto da ostacolare un rapporto od un contatto con il mondo ‘esterno’ ai fini del collegamento con la stessa città capoluogo di provincia, oltre che con altri ‘centri’ cospirativi e logistici, primo fra tutti Brugnato, punto di riferimento obbligato e tappa ineliminabile tra la Spezia e l’Alta Va di vara e, per sentieri e mulattiere impervi, Calice al Cornoviglio, Zeri, Rossano e la Val di Magra… A queste condizioni proprie dell’ambiente fisico si aggiungevano le caratteristiche dell’ambiente umano, di una popolazione ospitale, che aveva subito passivamente il fascismo, che aveva anzi visto non pochi tra i suoi figli rifugiarsi in Francia e in America durante il ventennio e, con l’invasione tedesca, divenire partigiani nella Resistenza d’Oltre Alpe. Altri fattori sostanziali vanno ricercati nel fatto che un esponente antifascista, qualificatosi su scala regionale, come Giulio Bertonelli, che già abbiamo più volte incontrato, fosse nato proprio in Comune di Zignago e mantenesse rapporti con la terra di provenienza, e che a Torpiana si trovassero, rifugiativisi per sfuggire alle persecuzioni razziali, i genovesi Edoardo e Gaetano Basevi, cugini, i quali si metteranno in contatto con un loro conoscente, il dottor Antonio Zolesio, che svolge a Genova attività cospirativa nell’ambito del partito d’Azione ed è già in contatto con altri noti antifascisti. E neppure va dimenticato che dal 15 ottobre 1943 a Rossano di Zeri, villaggio posto oltre la catena montuosa ma a pochi chilometri in linea d’aria da Torpiana, era capitato Gordon Lett, ex prigioniero di guerra, insieme con il sergente australiano Bob Blackmore, che poi abbandonerà il maggiore inglese e passerà alla G.L., il fuciliere Mick Micallef ed altri.”

p. 4324

“Nei primi tempi, come del resto in molti italiani, predominava in Gordon Lett la preoccupazione di non rischiare la vita, neppure con l’attraversamento delle linee del fronte, dal momento che ci si illudeva in una assai rapida fine del conflitto. Secondo un esponente della guerriglia tra Vara e Magra25, il Lett era, in quei tempi, convinto che il rischio non valesse la candela.

Chiusa momentaneamente questa parentesi su Lett, che sarà più volte riaperta, aggiungiamo subito che come in altre località di campagna e di montagna, anche a Torpiana ed in altri villaggi del Comune di Zignago e dei comuni limitrofi, avevano trovato ospitalità militari sbandati di ogni arma, soprattutto meridionali, impediti ed ostacolati a rientrare nei paesi nativi dalla divisione in due della penisola, configurantesi ormai in ‘Italia liberata? E in ‘Italia occupata’.

Tutti questi fattori, a loro volta, avevano agito fortemente nel senso di creare un’atmosfera di libertà e di speranza, di modo che le chiamate alle armi del governo di Salò non avevano conseguito risultati concreti; e materiale umano per l’opera di cospirazione e, poi, di lotta armata, stava maturandosi, pronto per i ruoli di collaboratori, d’informatori, di combattenti.”

p. 4526

“Secondo i ricordi del Bertonelli, l’inglese, ufficiale effettivo dell’esercito, concepiva i futuri partigiani italiani come una specie di legione straniera dell’esercito di Sua Maestà britannica. In ogni modo, la discussione [NdR: tra Bertonelli e Gordon Lett, durante un incontro avvenuto, secondo Giulivo Ricci il 1 novembre 1943] servì a chiarire a Gordon Lett quale fosse invece il concetto dominante deli antifascisti italiani, che si dichiararono pronti a stabilire un contatto tra lui e l’Inghilterra, dal quale sarebbero potuti uscire esiti favorevoli alla progettata collaborazione nella lotta contro il comune avversario. In effetti, gli azionisti milanesi, con Parri, avevano istituito un servizio di comunicazioni con la Svizzera e a Genova il Prof. Ottorino Balduzzi era riuscito a collegarsi con la Corsica. La lettera che il maggiore Gordon Lett consegnerà al Bertonelli giungerà a Londra prima di Natale.”

  1. Gruppo Bottari; Gruppo, sorto a Calice al Cornoviglio, che poi confluirà nella Colonna “Giustizia e Libertà” di aderenza azionista

Zone di riferimento: Vezzano Ligure, Calicese e Val di Vara.

Il nucleo ascrivibile al Calicese, cui afferisce un’area punteggiata da varie realtà, si sviluppa, sempre a partire dall’autunno 1943, dapprima con l’obiettivo di darsi una struttura organizzativa e, dal febbraio 1944, anche con scopo operativo.

Si formano inizialmente tre gruppi: uno in Località Borseda (con Ferdana, Garbugliaga, Beverone), uno in Località Debeduse (con Lavacchio Terrugiara e Vicchieda); uno in Località Villagrossa allargatosi poi a Santa Maria, Molunghi; Calice-Campi-Nasso; Suvero; Veppo e Casoni; Castiglione Vara.

Gli aderenti di Borseda, Debeduse e Villagrossa, partecipano al primo incontro di coordinamento, che ha luogo presso il cascinale Buscini, in località Debeduse, già il 19 ottobre 1943: promotore e coordinatore dell’incontro stesso è il Tenente Daniele Bucchioni27.

Si muove anche la frazione di Madrignano; Piana Battolla, Follo e Pian di Follo, dove esplicano un’intensa attività il capitano Orazio Montefiori (“Martini”)28 e Fernando Chiappini, collegatisi poi con il movimento già sorto a Vezzano Ligure29, mentre a Valeriano troviamo Amelio Guerrieri30.

Particolare incidenza assume, in questo quadro, la figura di don Carlo Borelli31, parroco di Follo Alto, che diventerà poi cappellano di GL.
Sempre a Follo-Bastremoli va ricordata la figura di Agostino Bronzi32, insigne militante socialista che lì risiede e che, in un certo senso, assume la funzione di tramite con il gruppo di Vezzano Ligure.

p. 33-3433

“Un punto di riferimento obbligato per chi voglia affrontare il problema generale della Resistenza alla Spezia, quello particolare della nascita delle prime formazioni patriottiche combattenti e, in maniera speciale, dei prodromi e dei primi passi dei nuclei che daranno vita alla Brigata d’Assalto Lunigiana e, successivamente, alla Colonna GL, è costituito dal Gruppo ‘Bottari’’… Il movimento sorto a Vezzano Ligure dall’innesto del patriottismo di derivazione legittimistico-militare sul vecchio tronco antifascista e socialista locale viene condotto in modi e forme diverse con l’attività politica del centro cittadino, con elementi azionisti e, ad un certo punto, fornirà alcuni dei quadri più qualificati all’organizzazione e alla direzione della guerriglia in Val di Vara… La presenza a Vezzano Ligure del colonnello Giulio Bottari34, ufficiale in SPE, reduce dalla Russia e in licenza, di orientamento chiaramente antifascista, del maresciallo Luigi Dallara, del marinaio Baviera è fattore assai importante di mobilitazione, specie verso il recupero delle armi.

Il colonnello Bottari è messo in contatto con l’ambiente socialista spezzino, con l’avvocato Agostino Bronzi, con Pietro Beghi35, con Rodolfo Locori e Vincenzo Puglia. Le idee divergono: il colonnello, in linea con la sua mentalità, tende alla costituzione di nuclei e gruppi composti esclusivamente da militari, ovviamente i dirigenti socialisti sono di altro parere.

Questo iniziale contrasto non impedisce la collaborazione. Un salto di qualità è operato dall’arrivo in paese del tenente sardo Piero Borrotzu36 -cugino di Antonio Ferrari- subito diventato infaticabile animatore e attore del movimento patriottico37.”

p. 3538

“ D’altra parte le località39, in cui si erano sprigionate queste preziose scintille, non presentavano le caratteristiche proprie delle terre atte alla guerriglia Né tanto meno quelle di un ambiente aggregante per il confluire di quegli elementi e fattori diversi, indispensabili al crearsi delle condizioni favorevoli al nascere, allo sviluppo e alla direzione della lotta armata… queste condizioni… potranno trovare la possibilità di concretarsi a Torpiana40, nel montano Comune di Zignago, in Val di Vara, quasi al confine con il territorio della provincia di Massa Carrara.”

Se questo succedeva nelle varie aree geografiche sommariamente delineate, va anche ricordato che, contemporaneamente, soprattutto in città, alla Spezia, muoveva i suoi primi e non facili passi il Comitato di Liberazione Nazionale provinciale (CLNp)41, istanza unitaria delle forze politiche antifasciste.


Note

1 Giulivo Ricci, nato ad Aulla il 27 gennaio 1924 e morto a Fivizzano il 23 settembre 2009, caratterizzato da profondi e molteplici interessi per la terra di Lunigiana, cui ha dedicato numerosi scritti a carattere culturale (a lui è intitolato il Centro Aullese di Ricerche e Studi Lunigianesi, che fondò), si volge, già dagli anni Settanta del Novecento, alla tematica della Resistenza, collaborando proficuamente con l’Istituto Storico della Resistenza spezzino, sorto nel 1972. All’inizio degli anni Ottanta, Ricci partecipa attivamente alla costituzione dell’Istituto Storico della Resistenza Apuana, di cui poi sarà anche, per un lungo periodo, Presidente. Citiamo, per un invito alla lettura e per eventuali ricerche, i seguenti volumi di Giulivo Ricci, che fanno parte, insieme ad altri dello stesso Autore, della dotazione libraria di ISR La Spezia: Avvento del fascismo, Resistenza e lotta di liberazione in Val di Magra (1975), Contributi alla storia della Resistenza in Lunigiana (1976), Storia della Brigata Matteotti-Picelli (1978), Storia della Brigata garibaldina Ugo Muccini ( 1978), I verbali delle sedute del Comitato comunale di liberazione nazionale di Aulla ( 1978), La Spezia combatte in Valsesia (1980), Resistenza in Lunigiana e fuoruscitismo apuano (1984), La Colonna Giustizia e Libertà (1995), La Brigata garibaldina Cento Croci, a cura di Giulivo Ricci, Varese Antoni e altri, ( 1997), Dalle montagne di Lunigiana (1999), Diserzione renitenza alla leva in Lunigiana durante la Repubblica di Salò (2000), I gruppi di Merizzo e di Monti (2002), Itinerari della resistenza Apuana (2004) Tra gli innumerevoli Convegni e iniziative culturali che promosse, va citato, a proposito di Resistenza, l’importante Convegno “Retrovie della Linea Gotica occidentale. Il crocevia della Lunigiana” che si svolse, nel 1986, ad Aulla, Pontremoli e Fivizzano, di cui curò anche la pubblicazione degli Atti. [NdR: per la data di nascita e di morte si ringrazia Paolo Bissoli, Presidente ISRA).

2 Cercheremo, nel corso dell’anno 2024, di ricordare, in qualche modo, specie attraverso stralci dai loro scritti, anche altri storici e/o appassionati di storia, che, ormai deceduti, hanno trattato il periodo resistenziale spezzino.

3 Non si riportano però le lunghe e documentate Note di Giulivo Ricci. Le Note dell’articolo, molto brevi, sono state curate dalle redattrici, facendo spesso riferimento a materiale on line nel sito ISR.

4 V. Brigata Garibaldi U. Muccini

5 V. GAP Gruppi Azione Patriottica

6 V. Brigata Garibaldi U. Muccini

7 V. GAP Gruppi Azione Patriottica

8 V. Battaglione M. Vanni e Brigata Garibaldi U. Muccini

9 Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “Ugo Muccini”, Istituto Storico della Resistenza “Pietro Mario Beghi”, La Spezia, 1978.

10 V. Brigata Garibaldi U. Muccini

11 Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “Ugo Muccini”, Istituto Storico della Resistenza “Pietro Mario Beghi”, La Spezia, 1978.

12 NdR: Nota delle Redattrici dell’articolo.

13 Nell’estate 1944 il primo nome della Brigata “Vanni” (Comandante Primo Battistini “Tullio”), essendo, nel frattempo, Signanini morto, sarà proprio quello di “Signanini”.

14 Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “Ugo Muccini”, Istituto Storico della Resistenza “Pietro Mario Beghi”, La Spezia, 1978.

15 1943.

16 V. https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2017/04/Bertone-Flavio-Luigi-piazza.pdf

17 Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “Ugo Muccini”, cit.

18 V. successivamente in questo articolo.

19 V. successivamente in questo articolo.

20 V. Colonna Giustizia e Libertà

21 https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2014/11/Calice-Lett-Gordon-via.pdf

22 Giulio Bertonelli, esponente di primo piano del Partito d’Azione in Liguria, v. https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2023/10/Zignago-Bertonelli-Giulio-piazza.pdf

23 Ricci, Giulivo, La Colonna “Giustizia e Libertà”, FIAP (Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane); Associazione Partigiani “Mario Fontana”, La Spezia; Istituto Storico della Resistenza “Pietro Mario Beghi”, La Spezia, 1995.

24 Ricci, Giulivo, La Colonna “Giustizia e Libertà”, cit.

25 Giulivo Ricci si riferisce, come dichiara in una Nota, a Ezio Giovannoni, esponente di GL, capo del SIM (Servizio Informativo Militare) IV Zona Operativa.

26 Ricci, Giulivo, La Colonna “Giustizia e Libertà”, cit.

27 V. Battaglione Val di Vara

28 V. Colonna Giustizia e Libertà

29 V. Paragrafo seguente.

30 Amelio Guerrieri, Medaglia d’argento al VM, diventerà poi Comandante del Battaglione “Zignago-Gindoli” della Colonna “Giustizia e Libertà”.

31 V. https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2014/11/Follo-Borelli-don-Carlo-piazza.pdf

32 V. https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2014/10/Bronzi-Agostino-darsena.pdf

33 Ricci, Giulivo, La Colonna “Giustizia e Libertà”, cit.

34 V. https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2014/01/Bottari-Giulio-via.pdf

35 V. https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2014/01/Beghi-Pietro-Mario-via.pdf

36 Medaglia d’oro al VM alla memoria. V. https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2014/01/Borrotzu-Pietro-largo.pdf

37 Va ricordato, insieme a lui, Franco Coni, anch’egli sardo, sottotenente dell’Esercito e suo amico. V. 1a Compagnia Arditi

38 Ricci, Giulivo, La Colonna “Giustizia e Libertà”, FIAP (Federazione Italiana delle Associazioni Partigiane); Associazione Partigiani “Mario Fontana”, La Spezia; Istituto Storico della Resistenza “Pietro Mario Beghi”, La Spezia, 1995.

39 Le località comprese da Ricci, e di cui parla, vanno anche oltre il Calicese.

40 Di Torpiana si è già parlato nei Paragrafi precedenti.

41 V. C.L.N. La Spezia

NB
In copertina Giulivo Ricci all’inaugurazione della lapide in ricordo della Resistenza a Codolo di Zeri nel 2002 (part.).