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Hai presente il 25 aprile?

Un podcast con
Mario Calabresi, Chiara Colombini, Paolo Pezzino

Dal 21 aprile su tutte le piattaforme gratuite di podcast

In occasione dell’Anniversario della Liberazione, Chora Media, in collaborazione con l’Istituto nazionale Ferruccio Parri, ha realizzato un nuovo podcast: Hai presente il 25 aprile? disponibile dal 21 aprile su tutte le piattaforme gratuite.

Dopo il successo del podcast “Hai presente la Marcia su Roma?”, Chora Media torna a parlare del passato recente del nostro paese, con un nuovo podcast in una puntata dedicato alla Liberazione.

In un dialogo composto da domande e risposte in rapida sequenza fra il giornalista e scrittore Mario Calabresi e gli storici Chiara Colombini e Paolo Pezzino, il podcast “Hai presente il 25 aprile?” racconta in 45 minuti una pagina del passato italiano che spesso è data per scontata o riassunta sbrigativamente in poche righe.

Attraverso un format agile e efficace, “Hai presente il 25 aprile?” fornisce una panoramica esaustiva e sintetica sul tema della Liberazione, affidandosi alla voce esperta degli storici dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri.

Perché l’Italia aveva bisogno di essere liberata? Chi sono i protagonisti della Liberazione? Che cosa ha determinato l’avvenuta Liberazione? Perché celebriamo proprio il 25 aprile e perché qualcuno oggi mette in discussione questa celebrazione? Queste sono solo alcune delle domande che Mario Calabresi farà agli storici Chiara Colombini e Paolo Pezzino.

Attraverso le loro risposte sarà possibile avere un quadro più completo ed esplicativo del movimento antifascista, della prigionia e della clandestinità, della Resistenza, dello sbarco degli Alleati, della fine della Seconda guerra mondiale in Italia e delle sue conseguenze politiche e storiche.

EPISODI
Puntata unica (45 min)

I PROTAGONISTI

MARIO CALABRESI
Mario Calabresi, giornalista e scrittore, dirige la podcast company Chora Media, di cui è uno dei fondatori, ed è autore della newsletter settimanale Altre/Storie. È stato direttore de “La Stampa” e “la Repubblica”. Per Mondadori ha pubblicato: Spingendo la notte più in là (2007), La fortuna non esiste (2009), Cosa tiene accese le stelle (2011), Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa (2015), La mattina dopo (2019), Quello che non ti dicono (2020) e Una volta sola (2022). Sarò la tua memoria è il suo primo libro per ragazzi.

PAOLO PEZZINO
Paolo Pezzino ha insegnato Storia contemporanea all’Università di Pisa ed è stato consulente tecnico della Procura militare di La Spezia nelle indagini sulle stragi nazifasciste in Italia. Coordina il Comitato scientifico del progetto per un Atlante delle stragi nazifasciste in Italia, promosso dall’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia e dall’Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia.

CHIARA COLOMBINI
Chiara Colombini è storica e ricercatrice presso l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea. Ha curato, tra gli altri, Resistenza e autobiografia della nazione. Uso pubblico, rappresentazione, memoria (con Aldo Agosti, Edizioni SEB27, 2012) e gli Scritti politici.
Tra giellismo e azionismo (1932-1947) di Vittorio Foa (con Andrea Ricciardi, Bollati Boringhieri, 2010) ed è autrice di Giustizia e Libertà in Langa. La Resistenza della III e della X Divisione GL (Eataly Editore 2015) e di Anche i partigiani però… (Laterza, 2021).

L’ISTITUTO NAZIONALE FERRUCCIO PARRI – RETE DEGLI ISTITUTI PER LA STORIA DELLA RESISTENZA E DELL’ETÀ CONTEMPORANEA (già Istituto nazionale per la storia del movimento di Liberazione in Italia), è stato fondato il 19 aprile 1949 con il compito di raccogliere, conservare e studiare le carte della Resistenza, è un’associazione no profit riconosciuta, con natura giuridica di diritto privato. L’Istituto nazionale è un sistema federativo paritario di 67 Istituti ed Enti associati presenti su tutto il territorio nazionale, che fonda la propria attività sui valori ispiratori della Resistenza e sugli ideali di antifascismo, democrazia, libertà e pluralismo culturale espressi nella Costituzione della Repubblica italiana e nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.

CREDITI

HAI PRESENTE IL 25 APRILE?” è una produzione CHORA MEDIA in collaborazione con l’Istituto Nazionale Ferruccio Parri.
La cura editoriale è di Davide Savelli con la collaborazione di Anna Iacovino.
La produzione esecutiva è di Lia Chiòvari.
La supervisione del suono e della musica è di Luca Micheli.
La post-produzione e montaggio è di Luca Micheli e Emanuele Moscatelli.
Il fonico di studio sono Lucrezia Marcelli e Luca Possi

Borsa di Studio intitolata a Rachele Farina

La Prof.ssa Nicoletta Gruppi, figlia di Rachele Farina, che fu insegnante, scrittrice, storica di storia delle donne, e la Fondazione ETS Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, bandiscono un concorso per l’assegnazione di una borsa di studio per onorare la memoria della prof.ssa Rachele Farina, dell’importo di euro2.500,00 al lordo delle ritenute di legge e di eventuali oneri previdenziali per una ricerca originale e non pubblicata che si muova nell’ambito del seguente argomento “Movimenti e figure di donne tra inizio ‘900 e ricostruzione del secondo Dopoguerra (nel territorio spezzino)

Chi può partecipare

Al bando possono partecipare soggetti di età compresa tra i 20 e i 60 anni in possesso di Laurea o di Diploma di Scuola Secondaria di II Grado

Per l’anno 2023 potranno presentare la ricerca (entro il 30.9.2023) coloro che intendono svolgere l’argomento assegnato

Criteri di valutazione

La borsa di studio sarà assegnata, se ritenuto idoneo il lavoro ricevuto, al primo candidato della graduatoria di merito formulata dalla Commissione giudicatrice.
In caso di parità di merito sarà la Commissione giudicatrice a stabilire diverse modalità per l’attribuzione della borsa.
Il giudizio della Commissione giudicatrice è insindacabile.

La Commissione giudicatrice

La Commissione sarà composta dalla figlia di Rachele Farina, prof.ssa Nicoletta Gruppi, dalla Presidente ISR La Spezia dott.ssa Patrizia Gallotti e dalla Vice Presidente ISR La Spezia prof.ssa Maria Cristina Mirabello.

Come partecipare

Gli interessati dovranno far pervenire la ricerca all’Ufficio Segreteria ISR (in un unico file PDF) all’indirizzo mail: info@isrlaspezia.it entro e non oltre il 30.09.2023

L’interessato/a dovrà indicare anche il proprio domicilio, il numero di telefono, l’indirizzo e-mail e il recapito al quale desidera vengano effettuate eventuali comunicazioni. Dovrà inoltre essere allegata fotocopia del documento d’identità. I documenti, che il candidato ritiene utili allegare ai fini della valutazione, potranno essere prodotti in originale o in fotocopia semplice.

La Commissione si riserva la facoltà di procedere a idonei controlli sulla veridicità del contenuto delle attestazioni allegate e/o autodichiarate da chi risulterà assegnatario della borsa di studio. La borsa verrà ritirata in caso di false dichiarazioni accertate anche dopo la sua consegna.

Trattamento dei dati personali

I dati personali forniti dai candidati saranno trattati, esclusivamente, per le finalità di gestione della procedura in oggetto.

Consegna della borsa di studio

La borsa di studio in memoria di Rachele Farina verrà consegnata nel mese di dicembre 2023.

Festival Fact Checking in tour anche alla spezia

Quest’anno il “Festival Fact Checking“, nato lo scorso anno dalla libreria Lo Spazio Pistoia, diventa itinerante.

Festival Fact Checking in tour” porterà i libri della collana, diretta da Carlo Greppi, in giro per la Toscana e la Liguria di Levante.

La rete nasce dalla libreria Lo Spazio Pistoia, ideatrice del progetto con l’Istituto storico della Resistenza di Pistoia, e la collaborazione della libreria Nina di Pietrasanta e Archivi della Resistenza.

Ecco il calendario degli eventi nelle province di Massa Carrara e La Spezia del Festival Fact Checking tour.

Sabato 15 aprile

Tommaso Speccher
Pontremoli – Salone di Palazzo Dosi Magnavacca, ore 17
Indirizzo: Via Ricci Armani, 27
Dialogano con l’autore: Paolo Bissoli (ISRA Pontremoli), Lorenzo Gatti (Università la Sapienza di Roma)
Organizza: ISRA – Istituto Storico della Resistenza Apuana, ANPI Pontremoli “Laura Seghettini”, ANPI Massa Carrara, ARCI Massa Carrara, Museo Audiovisivo della Resistenza, Rete Musei Storia e Memoria del ’900, Archivi della Resistenza.
In collaborazione con Libreria L’Ecclesiastica di Pontremoli
Info: 3701605634 o resistenza.apuana@gmail.com

Alice Borgna
Sarzana – Sala della Repubblica, ore 17
Indirizzo: Via Falcinello, 1
Dialogano con l’autore: Marco Baruzzo (Circolo Pertini Sarzana) e Fabio Certosino (Circolo Pertini Sarzana)
Organizza: Circolo Pertini, ANPI Sarzana, ANPI La Spezia, ARCI La Spezia, Museo Audiovisivo della Resistenza, Archivi della Resistenza.
In collaborazione con Il Mulino dei Libri di Sarzana
Info: 3483362535 o presidente@circolopertinisarzana.eu

Domenica 16 aprile

• Tavola rotonda “Fascismo, Resistenza e fact checking: la storia alla prova dei fatti
con Carlo Greppi, Eric Gobetti, Chiara Colombini, Francesco Filippi, Giovanni Carletti
Fosdinovo – Museo Audiovisivo della Resistenza, ore 11
Indirizzo: Via Prate, 12
Organizza: Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza, Rete Musei Storia e Memoria del ’900,ISRA – Istituto Storico della Resistenza Apuana, Fondazione ETS ISR – Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, ANPI Massa Carrara, ANPI La Spezia, ANPI Fosdinovo, ARCI Massa Carrara, ARCI La Spezia.
A seguire pranzo sociale
Info: 3290099418 o info@archividellarestenza.it

Carlo Greppi
La Spezia – Circolo ARCI Favaro, ore 17.30
Indirizzo: Via Alfredo Oldoini, 8
Dialogano con l’autore: Maria Cristina Mirabello (ISR La Spezia), Emanuele De Luca (Archivi della Resistenza);
introduce Stefania Novelli (ARCI La Spezia)
Organizza: Circolo ARCI Favaro, ARCI La Spezia, ANPI La Spezia, Fondazione ETS ISR – Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
In collaborazione con Libreria Liberi Tutti
Info: 3347153794 o arci.favaro@yahoo.com

Chiara Colombini
Carrara – Palco 38, ore 18
Indirizzo: Indirizzo: Via Carriona, 70
Dialogano con l’autrice: Caterina Rapetti (ANPI Pontremoli), Alessio Giannanti (Archivi della Resistenza).
Introduce Emiliano Ricciarelli (Blanca Teatro).
Organizza: ARCI Blanca Teatro, ARCI Massa Carrara, ANPI Carrara, ANPI Massa Carrara, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
Info: 3334995033 o info@blancateatro.it

Francesco Filippi e Eric Gobetti
Massa – Teatro dei Fratelli Cristiani, ore 17:30
Indirizzo: presso Scuola S. Filippo Neri, Viale Eugenio Chiesa, 64
Moderano: Giancarlo Albori (Circolo ARCI 31 settembre), Massimo Michelucci (ISRA Pontremoli).
Organizza ARCI 31 settembre, ARCI Massa Carrara, ANPI Massa “Patrioti Apuani – Linea Gotica”, ANPI Massa Carrara, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
In collaborazione con Libreria Ali di Carta di Massa
Info: 3274420625 o riccardobardoni@gmail.com

Lunedì 17 aprile

Eric Gobetti
Carrara – Palco 38, ore 18
Indirizzo: Via Carriona, 70
Dialogano con l’autore: Emanuele De Luca (Archivi della Resistenza), Lorenzo Gatti (Università La Sapienza di Roma).
Organizza: ARCI Blanca Teatro, ARCI Massa Carrara, ANPI Carrara, ANPI Massa Carrara, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
Info: 3334995033 o info@blancateatro.it

Chiara Colombini
Lerici – Sala consigliare, ore 17:00
Indirizzo: Piazza Bacigalupi, 9
Dialogano con l’autrice: Simonetta Lupi (ANPI Lerici), Simona Mussini (Archivi della Resistenza).
Organizza: ANPI Lerici, ARCI La Spezia, ANPI La Spezia, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
In collaborazione con L’Ape Libraria
Info: 3334995033 o info@blancateatro.it

Carlo Greppi e Francesco Filippi
Sarzana – Sala della Repubblica, ore 17:30
Indirizzo: Via Falcinello, 1
Intervengono con gli autori: Denise Murgia (ANPI Sarzana), Alessio Giannanti (Archivi della Resistenza)
Organizza: ANPI Sarzana, Circolo Pertini, ARCI La Spezia, ANPI La Spezia, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
In collaborazione con Il Mulino dei Libri
Info: 3287823135 o anpisarzana@gmail.com

Giusto Traina
Massa – Auditorium Liceo Classico Pellegrino Rossi, ore 17:30
Indirizzo: Viale Democrazia, 26
Dialoga con l’autore Rosaria Bonotti (Dipartimento Lettere Liceo Rossi). Introduce Adriana Riccardi (Arci Massa Carrara).
Organizza ARCI Focus, ARCI Massa Carrara, ANPI Massa Carrara, Archivi della Resistenza, Museo Audiovisivo della Resistenza.
In collaborazione con Libreria Ali di Carta.
Info: 3893191313 o arcifocusmassa@gmail.com

Martedì 18 aprile

Francesco Filippi e Eric Gobetti
La Spezia – Circolo ARCI Canaletto, ore 17:30
Indirizzo: Via Giovanni Bosco, 2
Interviene Giorgio Pagano (Associazione Culturale Mediterraneo). Introduce Nicola Pedretti (Arci Canaletto).
Organizza: Circolo ARCI Canaletto, ARCI La Spezia, ANPI La Spezia, Fondazione ETS ISR – Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, Associazione Culturale Mediterraneo, Museo Audiovisivo della Resistenza, Archivi della Resistenza.
In collaborazione con Libreria Liberi Tutti
Info: 3534118722 o arci.circolocanaletto@gmail.com

Comunicato su via Rasella e le dichiarazioni del Presidente del Senato

In merito alle dichiarazioni del Presidente del Senato Ignazio La Russa l’Istituto nazionale Ferruccio Parri – Rete degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea -, per rispetto alla verità storica, dichiara:

  • L’ attacco partigiano di via Rasella fu un legittimo atto di guerra condotto contro una pattuglia di poliziotti altoatesini appartenenti al terzo battaglione Bozen.
  • Il Polizeiregiment Bozen comprendeva tre battaglioni, si era formato nel settembre 1943, subito dopo che i Tedeschi, a seguito dell’armistizio, avevano costituito l’Operationszone Alpenvorland, (Zona di Operazione delle Prealpi), che comprendeva le province di Belluno, Trento e Bolzano.
  • La maggior parte dei suoi membri, a seguito della opzione del 1939, avevano preso la cittadinanza tedesca.
  • Il battaglione Bozen non era una banda musicale ma un battaglione di polizia armato di pistole mitragliatrici e bombe a mano, che stava ultimando il suo addestramento.
  • L’età media dei componenti era sui 35 anni (avevano un’età dai 26 ai 42 anni), quindi certamente non delle giovani reclute ma neppure dei semi pensionati.
  • È bene ricordare che gli altri due battaglioni del reggimento Bozen erano stati subito impiegati in funzione anti-partigiana in Istria e nel Bellunese, dove si erano resi autori di stragi.
  • Il battaglione oggetto dell’attacco di via Rasella è stato successivamente impiegato in Italia in funzione anti-partigiana.
  • A seguito dell’attacco i Tedeschi fucilarono alle Fosse Ardeatine 335 fra antifascisti, partigiani, ebrei, detenuti comuni. Le liste furono compilate con l’aiuto della Questura di Roma. L’ordine di fucilazione fu eseguito prima della pubblicazione del comunicato emanato dal comando tedesco della città occupata di Roma alle 22,55 del 24 marzo 1944.
  • Per tale atto il Questore di Roma, Pietro Caruso, fu condannato a morte dall’Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il fascismo. La sentenza fu eseguita il 22/9/1944.

Milano, 1 aprile 2023

Il Presidente Paolo Pezzino
con tutti gli organi direttivi,
i collaboratori e le collaboratrici
dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri
Rete degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea

Nell’immagine di copertina: Retata di fronte a Palazzo Barberini, da parte di truppe tedesche e della RSI. Foto tratta da Bundesarchiv, Bild 101I-312-0983-03 / Koch / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de, Collegamento

La Storia siamo noi. Due indici di nomi per capire la storia degli anni Sessanta del Novecento

L’Istituto comunica la pubblicazione, nella sezione Strumenti, dell’indice generale dei nomi del libro: “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia” nei suoi due volumi: “Dai moti del 1960 al Maggio 1968”, e “Dalla Primavera di Praga all’Autunno caldo”, scritti da Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello, editi da Edizioni Cinque Terre.

Gli autori mettono a disposizione on line, e quindi a tutti, il corposo Indice dei nomi, nel tentativo di rappresentare, storicamente e storiograficamente, una fase ritenuta fondamentale del secondo Novecento.

Le idee, le speranze, i progetti, le conquiste, le illusioni e le delusioni di quell’epoca, in modo specifico il biennio 1968 e 1969, le cui radici sono però precedenti, costituiscono infatti una materia complessa, da sbrogliare con attenzione, degna soprattutto di una riflessione capace di compiere ricognizioni sul passato per interpretare il presente e pensare al futuro.

QUI la pagina con introduzione agli indici e avvertenze

QUI l’Indice dei testimoni

QUI l’Indice dei nomi

Il processo Spiotta. La Corte d’Assise straordinaria a Chiavari al Centro studi “Memoria in rete”

GIOVEDÌ 16 MARZO 2023 ore 16.30

Presso il Centro studi “Memoria in rete” in via Giò Batta Valle, 6, La Spezia, presentazione del libro:

Il processo Spiotta. La Corte d’Assise straordinaria a Chiavari
di Giorgio Viarengo
Internos Edizioni, aprile 2022

Dialoga con l’Autore Giorgio Pagano,
Copresidente Comitato provinciale unitario della Resistenza, La Spezia

Il volume, con prefazione del Dott. Francesco Cozzi (già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova) affronta il tema dell’apertura in Chiavari della Corte d’Assise Straordinaria per i processi ai criminali fascisti.

Tra questi è istruito il processo al fascista Vito Spiotta e ai suoi più stretti collaboratori, Righi e Podestà che si tenne in Chiavari il 18 agosto del 1945.

Il lavoro di Viarengo, grazie alle documentazioni conservate presso l’Archivio di Stato in Genova e Roma, ricostruisce le diverse fasi del processo.

La ricerca si è spinta sino agli archivi romani dell’Istituto Luce, dove erano conservate le immagini originali del processo chiavarese; grazie a Cristina Pitruzella, autrice di un video, è disponibile un documentario che restituisce “La memoria di un Processo”.

Ricerca storica e riflessioni (Battaglione garibaldino “Melchiorre Vanni”) #2

Battaglione “Vanni” e soprannomi: tra realtà e fantasia, tra essere e voler essere

a cura di Maria Cristina Mirabello

Premessa

Se esaminiamo storicamente, perché questo è il nostro compito, e tuttavia con occhio curioso ed umanamente partecipe, il lungo elenco di soprannomi che incontriamo in AISRSP, B 496, 76751, possiamo in un certo senso rapportarci al clima di un’epoca, quella degli anni Trenta/metà anni Quaranta, che si rispecchia spesso (non sempre) nei così detti “nomi di battaglia”. Come ben sappiamo, i partecipanti alla Resistenza assumevano (e comunque venivano invitati ad assumere), per confondere le tracce che a loro portassero nel disgraziato caso di delazioni, rinvenimenti di carte, catture, un altro nome, insomma un’identità diversa, con la quale, e frequentemente solo con la quale2, erano conosciuti dai loro stessi compagni (a meno che la mutua frequentazione non fosse precedente). E proprio riguardo a tale assunzione possiamo provare, attingendo dalle tracce documentali arrivate fino a noi, ad “organizzare” questi pseudonimi ed a fare qualche riflessione su che cosa significassero, avanzando anche ipotesi sul perché i vari patrioti decidessero di sceglierli. È evidente che, mentre per taluni soprannomi le nostre sono ipotesi suffragate da prove, per altri seguiamo una norma prudenziale, non pensando di avere necessariamente ragione.

Una tentativo di classificare i soprannomi

Per fare un po’ d’ordine in un universo che definire variegato è un eufemismo, data l’incredibile ricchezza di “alias”, diciamo innanzitutto, per procedere con qualche ordine, che alcuni “nomi di battaglia” si limitano a ripetere il nome di chi li assume. Ad esempio, tra gli altri, Astorre si chiama “Astorre”3, Fulvio ed Alfonso4 si denominano “Fulvio” ed “Alfonso”, Rodolfo ed Emo rimangono tali5, e così Alessandro6, oppure si ricorre ad un diminutivo del nome per cui Giuseppe diventa “Beppe”7, Giuliano8 diventa “Giulio”, Lorenzo diventa “Renzo”9, o, con piccola metatesi, Orlando diventa “Rolando”10, così come un Olivieri11 si chiama “Oliva”, accorciando il nome ed aggiungendo la prima lettera del cognome, o un Torti12 si muta in “Toti”, ed un Argilio si trasforma in “Argìa”13.

Molti sono i casi in cui il partigiano assume invece un altro nome, di persona: Marcello14 diventa “Walter”, Edo15 diventa “Dino”, Egidio diventa “Dante”16, e così via: a mio parere per questa assunzione sarebbe utile fare un’indagine, specie in famiglia o tra gli amici degli interessati, perché spesso risulta che il “nome di battaglia” abbia proprio questa derivazione, ma ciò richiederebbe un’indagine accurata che percorra la cerchia familiare o amicale, sebbene in taluni casi il nome possa avere una causa ancora diversa, ad esempio sia stato semplicemente scelto perché piaceva.

In genere, però, si dà ampio spazio, verosimilmente, a proiezioni della serie “Vorrei essere”, o “Vi dico in realtà chi sono”, “Questo è il mio programma”, “Questo è il mio personaggio preferito perché rappresenta…”, “Io vi sfido”, e così via.

Alcuni nomi possono ingannarci, sembrando in effetti appellativi di uso comune, ma, in realtà, andando a scavare, scopriamo che si tratta di personaggi letterari, protagonisti di libri a forte marcatura sociale, che hanno particolarmente colpito i lettori. E’ il caso del nome “Paolo”17, uno dei personaggi del libro “La Madre” di Maksim Go’rkij, stesso discorso per “Andrea”. A tale proposito, legati ad un riferimento letterario-politico o puramente politico, ricordiamo “Gorki”, come riporta l’originale dell’elenco, e “Lenin”18.

In taluni casi il soprannome è legato a circostanze del tutto estemporanee: è quanto succede, e ce lo dice lo stesso partigiano, per “Tardi”, che deve assumere appunto uno pseudonimo e non sa quale prendere, essendo arrivato dopo altri, i quali hanno assunto tutti i nomi che verrebbero in mente a lui, per cui, su suggerimento del partigiano “Falchetto”, si chiama semplicemente “Tardi”.

Per taluni si può ragionevolmente presupporre il richiamo a qualità che caratterizzano i portatori di essi, avvicinandoli a tratti in positivo del mondo animale: ecco allora la voce dialettale “Foin” (ma anche “Fuin”), cioè scaltro, veloce, un furetto19; e così “Lepre”20, che senza dubbio è assimilabile appunto ad una lepre, la quale non solo corre rapidamente, ma i cui piccoli sanno già correre ad un’ora dalla nascita; ed infine vale la stessa regola per “Falchetto”21, che ha la vista acutissima, come quella del falco. Ricordiamo a tale proposito anche “Lupo”22, “Cavallo”23, “Mosca”24 e “Gaina”25: in quest’ultimo caso il nome dialettale, che corrisponde a “gallina”, forse è stato assunto con una buona dose di autoironia o è stato attribuito da altri.

Esiste anche una vasta gamma di denominazioni riportabili a fenomeni naturali, con “Uragano”26, “Nebbia”27, “Fulmineo”28, “Fulmine”29, “Burrasca”30, “Saetta”31; nomi in genere riconducibili alla sfera della rapidità o del fuoco, quali “Freccia”32, “Fiamma”33, “Fuoco”34; ad armi (“Breda”35, che è una mitraglia, e “Raffica”36, strettamente a quest’ultima connessa), ma anche tali da suggerire qualità, atteggiamenti, aspirazioni o piglio personale (“Red”37, “Scalabrino”38, “Premura”39, “Libero”40, “Fido”41, “Vendetta”42, “Vampiro”43 e “Vampiro II”44, “Furia”45, “Solo”46, “Sceriffo”47), professioni nella vita reale (“Pompiere”48), una riconosciuta anzianità (“Zio”49). Riflettendo, possiamo dire che molti (non tutti) questi nomi richiamino fortemente il momento e le sue necessità (agire, mimetizzarsi, essere veloci, fare la guerra, vendicarsi, abbondando metafore inerenti ad una meteorologia perturbata, al fuoco ed al sangue).

Esistono anche vezzeggiativi di probabile origine familiare come “Sissi”50, forse “Tuli”51, o comunque di natura prettamente amicale, come “Picci”52, nonché nomi “minimalisti”, quali “Cito”53 (probabile voce dialettale, quindi priva di doppia “t”, per la quale si potrebbe presupporre la traduzione con il termine italiano “soldino”) o “Scampolo”54.

Per altri, il soprannome richiama la probabile città o il luogo geografico da cui provengono gli interessati: “Napoli”55, “Etna”56, “Ravenna”57, ne sono un esempio.

Reminiscenze storico-letterarie, in genere però legate a caratteristiche di coraggio o richiamanti comunque un mondo “ribelle” o caratterizzato da forza, sono ravvisabili in “Primula Rossa”58, “Athos”59, “Porthos”60, “Sandokan”61, “Kim”62, “Musolino”63, “Passatore”64. Come si vede, vanno alla grande Dumas, Salgari, ed il brigantaggio.

In quest’area è collocabile anche “Fanfulla”65, condottiero italiano, il più coraggioso nella disfida di Barletta dopo Ettore Fieramosca (con il dubbio però che chi ha assunto il nome, in realtà si riferisse, ironicamente, alla famosa canzone goliardica intitolata appunto “Fanfulla da Lodi”).

Anche il mondo dei fumetti e dei film ricorre: con “Gordon” che, chiaramente, si ispira a Flash Gordon66, così “Tarzan”67, “Gringo68”, “Buffalo Bill”69, “Tom”70.

Arrivano dal mondo antico e dalla mitologia classica “Enea”71, “Bruto”, “Marte”, “Apollo”72. Unico esempio, molto chiaro, da quello della musica, risulta essere “Puccini”73.

Al momento non decifrabile l’origine del soprannome “Lira”74 e “Ceppa”75.

Discorso a parte va fatto per il nutrito gruppo caratterizzato da nomi di russi che militano nel Battaglione “Vanni” e che risultano da più testimonianze e foto: il nome di battaglia di questi partigiani ripete il nome vero e proprio, e, purtroppo, ripetendolo, lo fa nelle forme grafiche più diverse, variando da un elenco all’altro, e ciò a causa della oggettiva difficoltà di trascrizione che determina in chi legge una difficoltà a seguirne le oscillazioni.

Detto tutto questo, chiudiamo con una nota curiosa e che deve metterci in guardia dal cadere in facili entusiasmi o collegamenti quando parliamo dei nomi di battaglia: è il caso di “Mina”76.

Il partigiano che lo portava era, a detta di tutte le testimonianze, intemerato e decisamente “esplosivo”, ma guai a stabilire una fin troppo banale relazione tra la denominazione ed il personaggio: egli si chiamò “Mina” per un motivo ben più romantico, visto che “Mina” è il diminutivo di Palmina, la sua amatissima fidanzata77.

Note

1 È stato selezionato questo elenco perché, probabilmente, tra i più completi (e comunque chiaro) nell’ambito di quelli disponibili, ma non è detto che in esso siano presenti tutti i partigiani del Battaglione “Vanni” (sono possibili non solo dimenticanze materiali nello stesso documento di Archivio, ma anche casualità dovute al fatto che partigiani presenti in un certo momento non ci sono in un altro e che la composizione del Battaglione è fluida nel corso del tempo).

2 Il fatto che spesso i compagni venissero conosciuti solo con un nome convenzionale ha determinato, anche nel Dopoguerra, confusioni riguardo a didascalie relative ad immagini di Archivio, dove spesso i vari personaggi sono indicati non con il nome e cognome ma con il nome di battaglia, per cui oggi, passato il tempo ed essendo in genere anagraficamente impossibile la presenza dei protagonisti, ci sono notevoli difficoltà ad individuarli.

3 Astorre Tanca.

4 Fulvio Buonriposi ed Alfonso D’Andrea.

5 Rodolfo Frassi ed Emo Rigotti.

6 Alessandro Azzati.

7 Giuseppe Meneghetti.

8 Giuliano Secchi.

9 Lorenzo Faggioni.

10 Orlando Lambertucci.

11 Angelo Olivieri.

12 Renzo Torti.

13 È inutile riportare tutti i casi di nomi che si ripetono come tali, essendo ciò non particolarmente utile per capire il clima dell’epoca (e del conflitto che si stava svolgendo). Si noti inoltre che, essendo stata riscontrata nella letteratura resistenziale presso molti combattenti l’abitudine di mimetizzarsi sotto nomi femminili, ciò ha tre riscontri nel Battaglione “Vanni” (almeno, per come si leggono i nomi, visto che alcuni non sono del tutto decifrabili). Due casi potrebbero essere quello di “Argìa”, principessa di Argo, anche se, talvolta, e quindi c’è qualche oscillazione, invece di “Argìa” si trova “Argì” (ambedue derivanti da Argilio), e quello di “Stella”, non si capisce però se riportabile ai corpi celesti, a una donna, alla stella molto evidente che, per come si legge in più di una testimonianza, i partigiani del Battaglione “Vanni” portavano sul berretto. C’è infine un terzo caso che riferiamo in fondo a questo testo. Comunque, nel caso di “Argìa” o “Argì” il partigiano è Argilio Bertella. Nel caso di “Stella” il partigiano interessato è Enzo Toracca.

14 Marcello Toracca.

15 Edo Scattina.

16 Egidio Panighetti. Si può pensare in questo caso anche ad un’origine dal mondo dei poeti.

17 Franco Mocchi. In questo caso la derivazione dal libro è acclarata grazie alla testimonianza delle figlie Sandra e Paola Mocchi, resa all’Autrice in data 8 febbraio 2023, e che, a stesura ultimata del libro, sarà pubblica. Si chiama “Andrea” ad esempio Piero Fedi.

18 In una formazione a forte (anche se non unica) marcatura ideologica comunista si potrebbe presupporre la presenza di molti soprannomi ascrivibili a tale universo, ma, in definitiva, essi sono decisamente minoritari.

19 Mario Avesani.

20 Ottavio Chiappini.

21 Saverio Sampietro (si trova scritto sia “Falco” che, più frequentemente, “Falchetto”).

22 Vincenzo Malmusi.

23 Franco Mussi.

24 Giovanni Uras.

25 Paolino Lorenzini.

26 Giulio Vasoli.

27 Euclide Folloni.

28 Augusto delle Piane.

29 Fernando Arzà.

30 Fulvio Fratoni (nel documento base, erroneamente, è scritto Frattoni).

31 Ezio Gualdi.

32 Giovanni Bolognani.

33 Luciano Carozzo.

34 Carlo Tamburini.

35 Adriano Rapallini.

36 Mario Lanfranchi.

37 Scritto anche “Redd”: fa pensare ad un colore ideologico ma anche fisico, riguardante i capelli. Il partigiano è Salvatore Serra.

38 Un diavolo, furbo, accorto. Il partigiano è Adolfo Righi.

39 Aldo Tamburini.

40 Sergio Richerme.

41 Ugo Giorgi.

42 Secondo Godani.

43 Antonio Venturini.

44 Sergio Mazzi.

45 Fausto Francesconi.

46 Mauro Vesigna.

47 Per “Sceriffo” si può pensare anche al mondo dei film western. Il partigiano è Duilio Lanaro.

48 Tale era in effetti il mestiere di colui che così era chiamato. Si tratta del partigiano Paolo Grillo.

49 Tale motivazione è confermata dall’anno di nascita della persona, 1904, quindi decisamente più anziana (v. articolo precedente sulle classi di età presenti nella “Vanni”) rispetto ai compagni.

50 Salvatore Briata.

51 Luciano Toracca.

52 Silvano D’Imporzano.

53 Cesare Del Santo.

54 Agostino Poli.

55 Domenico D’Auria.

56 Giovanni Giangreco.

57 Giovanni Petrolici.

58 Eugenio Lenzi.

59 Primo Lucianetti.

60 Bononi Duilio.

61 Ciro Rossi.

62 Angelo Lanaro.

63 Lino Baldassini.

64 Alfredo Giuntoli.

65 Fulvio Cantono.

66 Serie di fumetti di fantascienza uscita nel 1934 che sarà pubblicata in America per quasi settant’anni. Il nome del partigiano è Aldo, il cognome illeggibile.

67 Ivo Roffo.

68 Francesco De Biasi.

69 Vittorio Brizzi.

70 Per “Tom” l’origine potrebbe essere l’attore Tom Mix, protagonista dei primi film “western” muti, assai noto agli occhi del pubblico, e morto nel 1940. Il nome del partigiano è Piero Lucchesi.

71 Enea è nome abbastanza in uso nel periodo, e per il quale si potrebbe anche presupporre l’assunzione in quanto derivante da ambito amicale o familiare. Il nome del partigiano è Aureliano Rovere.

72 Più chiara la motivazione di “Bruto”, visto come difensore della libertà repubblicana, e di “Marte”, dio della guerra, molto meno chiara quella di “Apollo”, e comunque riconducibile sia ad una metafora bellica e luminosa (le frecce di Apollo che viaggia sempre con la faretra e che si identifica con la luce) o estetica. “Bruto” è Bruno Ruggia, “Marte” è Amedeo Bruschi, “Apollo” è Giuseppe Mirabello.

73 Roberto Rollando.

74 Franco Colombo. La figlia, Saura Colombo, da me intervistata il 20 febbraio 2023, non ha indicato la motivazione del soprannome.

75 Per “Ceppa” si potrebbe pensare ad un’origine arborea (e quindi la parte della pianta da cui si dipartono le radici, insomma, il basamento).

76 Otello Binasco.

77 L’origine del soprannome è emersa nel corso del colloquio precedentemente citato tra l’Autrice e le sorelle Sandra e Paola Mocchi, figlie di Franco Mocchi, Commissario Politico del Battaglione “Vanni”, ed è stata confermata da Loredana Binasco, figlia di “Mina”, in data 22 febbraio 2023.

Cronologia 1921-1922: un Approfondimento

Ad integrazione dello strumento Cronologia 1921-1922. Politica e società locale, con qualche cenno regionale o nazionale, segnaliamo per il 1923 un breve saggio di Giorgio Pagano pubblicato su Patria Indipendente in cui vengono storiograficamente approfonditi fatti spezzini di quell’anno, quando l’uccisione dello squadrista Giovanni Lubrani, avvenuta nella notte del 21 gennaio 1923 e maturata presumibilmente in ambiente fascista, diventò pretesto per l’uccisione di oltre dieci antifascisti.

Foto di copertina: San Terenzo negli anni Venti (archivio Riccardo Bonvicini)

Al via la terza edizione di “Memoria Visibile”

La Fondazione Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, con la collaborazione del Comune della Spezia che ha messo a disposizione la sala della Mediateca regionale ligure “Sergio Fregoso” per le proiezioni, promuove anche quest’anno Memoria Visibile, rassegna cinematografica dedicata ai momenti storici fondamentali della nostra contemporaneità.

Il progetto, rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, si pone l’obiettivo, tramite l’immediatezza del linguaggio cinematografico, di trasmettere alle nuove generazioni il valore della memoria storica.

Un nutrito pubblico di studenti e docenti dell’Istituto Capellini Sauro e del liceo classico Costa ha partecipato martedì 24 gennaio al primo appuntamento della rassegna cinematografica in occasione della ricorrenza del Giorno della Memoria, del film Jacob il bugiardo.

Hanno partecipato all’incontro: per la Fondazione ISR Patrizia Gallotti, M.Cristina Mirabello, Marcella D’Imporzano e Giusy Marino; per l’ANED Doriana Ferrato.

Presente anche il critico cinematografico Giordano Giannini che, al termine della proiezione, ha discusso con gli studenti la tematica e la tecnica del film.

La proiezione di Jacob Il bugiardo presso la Mediateca ligure

La rassegna prevede una proiezione al mese, da gennaio ad aprile 2023, presso la Mediateca Regionale Ligure “Sergio Fregoso” (via Firenze, 37).
Ogni proiezione sarà seguita da una relazione da parte di un critico cinematografico.

Le prossime proiezioni saranno:

Martedì 14 febbraio, Il sorriso della patria: l’esodo giuliano-dalmata nei cinegiornali del tempo, in occasione della ricorrenza del Giorno del Ricordo;

Martedì 28 marzo, Achtung! Banditi! nel ricordo dei Grandi Scioperi del ‘44;

Martedì 18 aprile, Roma città aperta, per commemorare la Liberazione.

L’ingresso è gratuito.
Per info e prenotazioni: info@isrlaspezia.it – isr@comune.sp.it

Rassegna Memoria Visibile 2023

Il rastrellamento del 20 Gennaio 1945. Una data memorabile

Il 20 Gennaio 1945 avveniva il rastrellamento nazifascista che può essere correttamente definito come uno dei fatti d’arme più importanti per la Cronologia della IV Zona Operativa.

Il rastrellamento, che spesso le storiografia generale trascura, è in realtà, per molti versi, decisivo riguardo all’evoluzione della guerra in Italia, e quindi la sua rilevanza va ben oltre il territorio spezzino.

Riportiamo di seguito un brano tratto da quanto dice Mario Fontana, Comandante della IV Zona Operativa, nella sua “Relazione sull’attività operativa svolta dai reparti della IV Zona dal luglio 1944 al 25 aprile 1945” su tale episodio.

“Questa azione [NdR: cioè il rastrellamento] preparata lungamente ed accuratamente eseguita con enormi forze dotate di moderno materiale da guerra, condotta con decisa volontà di liquidare definitivamente le formazioni patriote della IV Zona, costituisce un definitivo ed inglorioso scacco di tutte le speranze fasciste. Sono 20.000 uomini stupendamente armati che vengono irreparabilmente gettati sulle posizioni di partenza da 2.000 patrioti che oltre al loro coraggio, alla loro fede, al loro spirito di sacrificio, al desiderio di immolarsi per i principi della libertà non avevano che armi portatili individuali, talune delle quali, come lo Sten, li obbligavano a buttarsi sotto per poterle usare.”

Insomma, la superiorità tecnica nazifascista non poté nulla contro un movimento partigiano che, attraverso tappe non facili e non sempre lineari, aveva però maturato una consapevolezza con la quale si era mostrato in grado di fronteggiare un nemico tanto più potente.

Note

  • Erroneamente il rastrellamento del 20 gennaio 1945 è anche conosciuto con la denominazione di “battaglia del Monte Gottero”, sebbene sul monte non si sia svolta una vera e propria battaglia, ma esso sia stato invece teatro di un epico ed estenuante “sganciamento” da parte dei reparti partigiani che, dopo avere retto il primo urto del nemico, riuscirono in questo modo a salvarsi.
  • Le pagine seguenti sono state scritte, rielaborando fondamentalmente le schede, curate da Valerio Martone, su Via XX gennaio 1945 e Via Monte Gottero

20 Gennaio 1945

La cartina riportata rende bene la manovra a tenaglia che le forze nazi-fasciste mettono in atto a partire dal 20 gennaio 1945 per sconfiggere in modo definitivo i partigiani della IV Zona Operativa. Il tentativo è quello di eliminare il secondo polmone della Resistenza alle spalle della Linea Gotica, dopo aver distrutto alla fine di novembre 1944 la Divisione Garibaldi Lunense e ridimensionato la Brigata d’assalto Garibaldi “U. Muccini” in val d’Aulella. Non a caso proprio il 25 gennaio 1945 c’è la visita di Mussolini a Pontremoli, Aulla e Mocrone.

In realtà quella che avrebbe potuto essere per i Resistenti una vera e propria catastrofe, si rivela, nonostante le numerose e dolorose perdite subite, l’occasione in cui essi dimostrano una capacità di organizzazione molto più alta rispetto a quella messa in campo nei rastrellamenti precedenti. Alla fine di gennaio saranno perciò i nazifascisti, molto superiori per numero ed armi, a ritirarsi, senza avere raggiunto gli obiettivi prefissati.

Antefatti

Già il 29 dicembre 1944 reparti fascisti della Monterosa occupano l’area di Varese Ligure, isolando le formazioni della IV Zona da Genova e il giorno dopo reparti nazi-fascisti si dirigono in Val di Taro, isolando da nord i partigiani. Ulteriori arrivi di truppe nemiche sono segnalati a Pontremoli e a Borghetto Vara dal 15 al 18 gennaio 1945.

Il meteo

Meteo: Il 20 gennaio 1945 il tempo è sereno, il 21 il tempo è sereno; il 22 cade nuovamente la neve, il 23 e 24 il cielo si fa variabile, mentre fra 25 e 27 il tempo ritorna sereno.

Brigate partigiane, rastrellamento e Monte Gottero

L’ormai atteso (il SIM partigiano -Servizio Informazione Militare- ha tempestivamente segnalato l’azione nemica) e temuto rastrellamento, che qualche Resistente ha definito come “i giorni dell’ira”, scatta fra 20 e 25 gennaio 1945.

Il piano del Comando tedesco si propone di accerchiare tutta la zona e rastrellarla completamente: prendono parte ad esso la IV Divisione di Fanteria della Wehrmacht, reparti di Alpenjaeger, di Gebirgjager, la divisione Turkestan composta da mercenari tatari, Alpini della Divisione Monterosa, Bersaglieri della Divisione Italia, Brigate Nere della Spezia, Carrara, Chiavari, la X Flottiglia Mas, i reparti ANTISOM, per un complesso di 25 mila uomini circa.

I partigiani della IV Zona sono circa 2500, dotati di armi leggere, ma impossibilitati a resistere per lungo tempo, anche perché del tutto deficitario è il loro equipaggiamento a livello di vestititi e scarpe: proprio perciò l’ordine è di resistere al primo assalto, per consentire al grosso delle forze di effettuare spostamenti, sganciamenti e occultamenti.

Per tutta la durata del 20 gennaio, con cielo sereno e neve altissima sui crinali appenninici, viene così opposta al nemico una forte resistenza: verso la via Aurelia, a Brugnato, mentre a Serò di Zignago la popolazione locale si mescola addirittura ai partigiani, combattendo con essi e infliggendo perdite serie ai nemici.

Nel settore est i nazifascisti raggiungono Monte Scassella e Varese Ligure, inoltre da Pontremoli giungono a Coloretta, salendo lungo la valle di Zeri, per sorprendere le postazioni a difesa dei contrafforti meridionali del Picchiara, dei Casoni e del Cornoviglio.

Il ripiegamento programmato dei partigiani prevede l’abbandono ordinato di Cornice, Serò, Godano e Calabria e, sopraggiunta la notte, viene attuato il previsto piano di sganciamento, in condizioni climatiche proibitive, segnalate come tali negli annali di meteorologia, per la neve alta e la temperatura bassissima, essendo al contempo necessario lasciare il meno possibile tracce sul manto candido.

La maggior parte della I Divisione “Liguria-Picchiara”, formata dalla Colonna “Giustizia e Libertà” e dalla Brigata garibaldina “Gramsci” (in cui sono confluite le precedenti Brigate “Gramsci”, “Vanni” e “Matteotti-Picelli”, ormai con la denominazione di Battaglioni), compresa la Divisione “Cento Croci”, iniziano a ritirarsi verso il Monte Gottero, anche se nella zona di Cornice e Serò rimangono impegnati tutta la giornata reparti del Battaglione “Vanni”, del “Gramsci”, del “Matteotti Picelli” e una compagnia di “Giustizia e Libertà”.

La Brigata “Gramsci”, che ha sostenuto l’urto tedesco a Bozzolo con il Battaglione “Vanni” di Astorre Tanca, riallineatasi sulla direttrice che va da Serò a Scogna, lasciati due partigiani armati di Bren sul campanile di Scogna, a copertura dei reparti che si stanno avviando verso il Gottero, si concentra all’una di notte a Torpiana per raggiungere, secondo quanto stabilito dal Comando della IV Zona operativa, Fontana Gilente, nell’alto pontremolese.

Lo fa, divisa in due segmenti, l’uno costituito dal Battaglione “Gramsci” e dal Comando di Brigata e l’altro costituito soprattutto da uomini del “Vanni”, seguendo l’itinerario Pignona, Antessio, Chiusola. La marcia continua durante tutta la notte ma, nella giornata del 21, essendo sereno, la lunga linea nera di uomini che si muove verso il Gottero, è individuata dai tedeschi che, però, a causa della distanza, non riescono a far arrivare a segno le raffiche delle armi.

Nonostante il gelo e la neve, alta in alcuni punti anche due metri, i partigiani della Brigata “Gramsci” si portano entro il pomeriggio del 21, sul Gottero, alla cui sommità il termometro segna meno venti gradi (e dove trovano uomini della “Centocroci”, già lì): la Brigata, sempre divisa nei due segmenti sopra individuati, nonostante il manifestarsi di numerosi e gravi casi di congelamento, raggiunge infine Fontana Gilente, non senza ulteriori peripezie come lo scontro con i terribili Mongoli della divisione Turkestan e la cattura di un gruppo di partigiani, riusciti però per la maggior parte a fuggire.

Poiché tuttavia a Fontana Gilente non c’è cibo, viene ordinato ai due segmenti della Brigata “Gramsci” di recarsi alle così dette Cascine di Bassone, sopra Guinadi, alle quali arrivano in modo differito entro la giornata del 23. Le Cascine rappresentano la salvezza: qui i partigiani hanno infatti modo di riposare e mangiare almeno qualche patata che viene bollita nella neve fatta sciogliere. La marcia dei partigiani riprende poi per tutto lo Zerasco, dove la popolazione è terrorizzata dai Mongoli che hanno bruciato Adelano e massacrato dodici partigiani della colonna “Giustizia e Libertà”, fra cui la famiglia Perini, costituita dal padre e due fratelli gemelli. Il giorno dopo i partigiani superano il passo del Rastrello e rientrano su Torpiana.

Il Battaglione “Matteotti-Picelli”, comandato da Nello Quartieri “Italiano”, sempre appartenente alla “Gramsci” e che si è distinto soprattutto a Bergassana, a Godano e Calabria presso Scogna, segue all’incirca lo stesso percorso, rientrando nelle posizioni occupate prima del rastrellamento il 1 febbraio.

Più difficoltoso ed articolato risulta lo sganciamento della Colonna “Giustizia e Libertà”. Quest’ultima, che combatte duramente dalle sue posizioni, solo in parte valica il Gottero perché, nel caso del Battaglione “Val di Vara”, è dislocata troppo lontana da esso. Perciò tale Battaglione, dopo avere combattuto, ripiega, o disperdendosi nei boschi di Calice o oltrepassando di notte il Vara per uscire dalla zona rastrellata, o venendo sorpreso e scontrandosi con la Brigata Nera come succede a Valeriano.

Delle tre compagnie dell’altro Battaglione azionista, lo “Zignago”, solo una esce, non vista, dalla zona rastrellata, mentre le altre due, che il 20 gennaio a Brugnato si battono per oltre cinque ore, in un aspro combattimento portato avanti da Giovanni Pagani e dai suoi uomini, si trovano circondate dalle forze nemiche. Non potendo che ritirarsi, ma trovando ormai occupate dai nemici le vie in quota, i gruppi si disperdono per rifugiarsi in dirupi e anfratti, sul Monte Picchiara e sul Monte Dragnone, dove resistono ai limiti della sopravvivenza. In questo quadro vengono catturati sul Dragnone gli appartenenti alla Colonna “Giustizia e Libertà” Giovanni Pagani, Ezio Grandis e Giuseppe Da Pozzo, con 8 compagni.

Anche la Divisione “Cento Croci” tenta fra 20 e 21 lo sganciamento attraverso il Gottero, raggiunge, con parecchie perdite di uomini e materiali la cima del monte la sera del 21 gennaio, per poi ridiscendere verso la Val di Taro: la sera del 23 gennaio, 17 partigiani di essa, compresi il Comandante Richetto e il Commissario politico Benedetto, vengono catturati dai tedeschi, anche se, successivamente, il Commissario Benedetto, grazie ad uno scambio di prigionieri, tornerà libero insieme ad alcuni compagni, e Richetto riuscirà a scappare.

Il Maggiore inglese Gordon Lett e i paracadutisti della “Forza Speciale”, non avendo avuto collegamenti e notizie certe nell’ultimo periodo prima del rastrellamento, sono colti di sorpresa. Una parte dei paracadutisti, che si trovano a Coloretta, raggiungono le falde del Gottero passando a nord di Sesta Godano. Gordon Lett, con altri paracadutisti e una parte di uomini del Battaglione “Internazionale”, si trova nei pressi di Arzelato: da qui scende a Chiesa di Rossano, sale sul Picchiara e quindi sul Gottero. Rientrerà a Rossano attraverso Torpiana, Serò e Calice.

La “Brigata Costiera”, che ha come area di riferimento la fascia a mare, ma che, proprio nei giorni in cui inizia il rastrellamento, sta ristrutturandosi per integrarsi con il Battaglione Pontremolese nello Zerasco, è in parte a Sasseta di Zignago. Gli uomini che lì si trovano seguono perciò le sorti dei reparti garibaldini che vanno verso il Gottero.

I rastrellatori nazi-fascisti si ritirano fra 25 e 31 gennaio ed entro i primi giorni di febbraio 1945, dunque, i reparti partigiani, rientrano nelle rispettive posizioni. I morti partigiani sono stati circa 50 e circa 40 i prigionieri. Moltissimi uomini presentano congelamenti, più o meno gravi, agli arti inferiori, privi come sono delle calzature adatte. I reparti hanno subito colpi ma non si è verificato uno sbandamento generale, e questo grazie alla maggiore efficienza complessiva assunta dai partigiani, ma anche grazie alla popolazione civile che, quando e appena ha potuto, ha protetto, accolto e sfamato, con quel poco che c’è, i “ribelli”.