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Il rastrellamento del 20 Gennaio 1945. Una data memorabile

Il 20 Gennaio 1945 avveniva il rastrellamento nazifascista che può essere correttamente definito come uno dei fatti d’arme più importanti per la Cronologia della IV Zona Operativa.

Il rastrellamento, che spesso le storiografia generale trascura, è in realtà, per molti versi, decisivo riguardo all’evoluzione della guerra in Italia, e quindi la sua rilevanza va ben oltre il territorio spezzino.

Riportiamo di seguito un brano tratto da quanto dice Mario Fontana, Comandante della IV Zona Operativa, nella sua “Relazione sull’attività operativa svolta dai reparti della IV Zona dal luglio 1944 al 25 aprile 1945” su tale episodio.

“Questa azione [NdR: cioè il rastrellamento] preparata lungamente ed accuratamente eseguita con enormi forze dotate di moderno materiale da guerra, condotta con decisa volontà di liquidare definitivamente le formazioni patriote della IV Zona, costituisce un definitivo ed inglorioso scacco di tutte le speranze fasciste. Sono 20.000 uomini stupendamente armati che vengono irreparabilmente gettati sulle posizioni di partenza da 2.000 patrioti che oltre al loro coraggio, alla loro fede, al loro spirito di sacrificio, al desiderio di immolarsi per i principi della libertà non avevano che armi portatili individuali, talune delle quali, come lo Sten, li obbligavano a buttarsi sotto per poterle usare.”

Insomma, la superiorità tecnica nazifascista non poté nulla contro un movimento partigiano che, attraverso tappe non facili e non sempre lineari, aveva però maturato una consapevolezza con la quale si era mostrato in grado di fronteggiare un nemico tanto più potente.

Note

  • Erroneamente il rastrellamento del 20 gennaio 1945 è anche conosciuto con la denominazione di “battaglia del Monte Gottero”, sebbene sul monte non si sia svolta una vera e propria battaglia, ma esso sia stato invece teatro di un epico ed estenuante “sganciamento” da parte dei reparti partigiani che, dopo avere retto il primo urto del nemico, riuscirono in questo modo a salvarsi.
  • Le pagine seguenti sono state scritte, rielaborando fondamentalmente le schede, curate da Valerio Martone, su Via XX gennaio 1945 e Via Monte Gottero

20 Gennaio 1945

La cartina riportata rende bene la manovra a tenaglia che le forze nazi-fasciste mettono in atto a partire dal 20 gennaio 1945 per sconfiggere in modo definitivo i partigiani della IV Zona Operativa. Il tentativo è quello di eliminare il secondo polmone della Resistenza alle spalle della Linea Gotica, dopo aver distrutto alla fine di novembre 1944 la Divisione Garibaldi Lunense e ridimensionato la Brigata d’assalto Garibaldi “U. Muccini” in val d’Aulella. Non a caso proprio il 25 gennaio 1945 c’è la visita di Mussolini a Pontremoli, Aulla e Mocrone.

In realtà quella che avrebbe potuto essere per i Resistenti una vera e propria catastrofe, si rivela, nonostante le numerose e dolorose perdite subite, l’occasione in cui essi dimostrano una capacità di organizzazione molto più alta rispetto a quella messa in campo nei rastrellamenti precedenti. Alla fine di gennaio saranno perciò i nazifascisti, molto superiori per numero ed armi, a ritirarsi, senza avere raggiunto gli obiettivi prefissati.

Antefatti

Già il 29 dicembre 1944 reparti fascisti della Monterosa occupano l’area di Varese Ligure, isolando le formazioni della IV Zona da Genova e il giorno dopo reparti nazi-fascisti si dirigono in Val di Taro, isolando da nord i partigiani. Ulteriori arrivi di truppe nemiche sono segnalati a Pontremoli e a Borghetto Vara dal 15 al 18 gennaio 1945.

Il meteo

Meteo: Il 20 gennaio 1945 il tempo è sereno, il 21 il tempo è sereno; il 22 cade nuovamente la neve, il 23 e 24 il cielo si fa variabile, mentre fra 25 e 27 il tempo ritorna sereno.

Brigate partigiane, rastrellamento e Monte Gottero

L’ormai atteso (il SIM partigiano -Servizio Informazione Militare- ha tempestivamente segnalato l’azione nemica) e temuto rastrellamento, che qualche Resistente ha definito come “i giorni dell’ira”, scatta fra 20 e 25 gennaio 1945.

Il piano del Comando tedesco si propone di accerchiare tutta la zona e rastrellarla completamente: prendono parte ad esso la IV Divisione di Fanteria della Wehrmacht, reparti di Alpenjaeger, di Gebirgjager, la divisione Turkestan composta da mercenari tatari, Alpini della Divisione Monterosa, Bersaglieri della Divisione Italia, Brigate Nere della Spezia, Carrara, Chiavari, la X Flottiglia Mas, i reparti ANTISOM, per un complesso di 25 mila uomini circa.

I partigiani della IV Zona sono circa 2500, dotati di armi leggere, ma impossibilitati a resistere per lungo tempo, anche perché del tutto deficitario è il loro equipaggiamento a livello di vestititi e scarpe: proprio perciò l’ordine è di resistere al primo assalto, per consentire al grosso delle forze di effettuare spostamenti, sganciamenti e occultamenti.

Per tutta la durata del 20 gennaio, con cielo sereno e neve altissima sui crinali appenninici, viene così opposta al nemico una forte resistenza: verso la via Aurelia, a Brugnato, mentre a Serò di Zignago la popolazione locale si mescola addirittura ai partigiani, combattendo con essi e infliggendo perdite serie ai nemici.

Nel settore est i nazifascisti raggiungono Monte Scassella e Varese Ligure, inoltre da Pontremoli giungono a Coloretta, salendo lungo la valle di Zeri, per sorprendere le postazioni a difesa dei contrafforti meridionali del Picchiara, dei Casoni e del Cornoviglio.

Il ripiegamento programmato dei partigiani prevede l’abbandono ordinato di Cornice, Serò, Godano e Calabria e, sopraggiunta la notte, viene attuato il previsto piano di sganciamento, in condizioni climatiche proibitive, segnalate come tali negli annali di meteorologia, per la neve alta e la temperatura bassissima, essendo al contempo necessario lasciare il meno possibile tracce sul manto candido.

La maggior parte della I Divisione “Liguria-Picchiara”, formata dalla Colonna “Giustizia e Libertà” e dalla Brigata garibaldina “Gramsci” (in cui sono confluite le precedenti Brigate “Gramsci”, “Vanni” e “Matteotti-Picelli”, ormai con la denominazione di Battaglioni), compresa la Divisione “Cento Croci”, iniziano a ritirarsi verso il Monte Gottero, anche se nella zona di Cornice e Serò rimangono impegnati tutta la giornata reparti del Battaglione “Vanni”, del “Gramsci”, del “Matteotti Picelli” e una compagnia di “Giustizia e Libertà”.

La Brigata “Gramsci”, che ha sostenuto l’urto tedesco a Bozzolo con il Battaglione “Vanni” di Astorre Tanca, riallineatasi sulla direttrice che va da Serò a Scogna, lasciati due partigiani armati di Bren sul campanile di Scogna, a copertura dei reparti che si stanno avviando verso il Gottero, si concentra all’una di notte a Torpiana per raggiungere, secondo quanto stabilito dal Comando della IV Zona operativa, Fontana Gilente, nell’alto pontremolese.

Lo fa, divisa in due segmenti, l’uno costituito dal Battaglione “Gramsci” e dal Comando di Brigata e l’altro costituito soprattutto da uomini del “Vanni”, seguendo l’itinerario Pignona, Antessio, Chiusola. La marcia continua durante tutta la notte ma, nella giornata del 21, essendo sereno, la lunga linea nera di uomini che si muove verso il Gottero, è individuata dai tedeschi che, però, a causa della distanza, non riescono a far arrivare a segno le raffiche delle armi.

Nonostante il gelo e la neve, alta in alcuni punti anche due metri, i partigiani della Brigata “Gramsci” si portano entro il pomeriggio del 21, sul Gottero, alla cui sommità il termometro segna meno venti gradi (e dove trovano uomini della “Centocroci”, già lì): la Brigata, sempre divisa nei due segmenti sopra individuati, nonostante il manifestarsi di numerosi e gravi casi di congelamento, raggiunge infine Fontana Gilente, non senza ulteriori peripezie come lo scontro con i terribili Mongoli della divisione Turkestan e la cattura di un gruppo di partigiani, riusciti però per la maggior parte a fuggire.

Poiché tuttavia a Fontana Gilente non c’è cibo, viene ordinato ai due segmenti della Brigata “Gramsci” di recarsi alle così dette Cascine di Bassone, sopra Guinadi, alle quali arrivano in modo differito entro la giornata del 23. Le Cascine rappresentano la salvezza: qui i partigiani hanno infatti modo di riposare e mangiare almeno qualche patata che viene bollita nella neve fatta sciogliere. La marcia dei partigiani riprende poi per tutto lo Zerasco, dove la popolazione è terrorizzata dai Mongoli che hanno bruciato Adelano e massacrato dodici partigiani della colonna “Giustizia e Libertà”, fra cui la famiglia Perini, costituita dal padre e due fratelli gemelli. Il giorno dopo i partigiani superano il passo del Rastrello e rientrano su Torpiana.

Il Battaglione “Matteotti-Picelli”, comandato da Nello Quartieri “Italiano”, sempre appartenente alla “Gramsci” e che si è distinto soprattutto a Bergassana, a Godano e Calabria presso Scogna, segue all’incirca lo stesso percorso, rientrando nelle posizioni occupate prima del rastrellamento il 1 febbraio.

Più difficoltoso ed articolato risulta lo sganciamento della Colonna “Giustizia e Libertà”. Quest’ultima, che combatte duramente dalle sue posizioni, solo in parte valica il Gottero perché, nel caso del Battaglione “Val di Vara”, è dislocata troppo lontana da esso. Perciò tale Battaglione, dopo avere combattuto, ripiega, o disperdendosi nei boschi di Calice o oltrepassando di notte il Vara per uscire dalla zona rastrellata, o venendo sorpreso e scontrandosi con la Brigata Nera come succede a Valeriano.

Delle tre compagnie dell’altro Battaglione azionista, lo “Zignago”, solo una esce, non vista, dalla zona rastrellata, mentre le altre due, che il 20 gennaio a Brugnato si battono per oltre cinque ore, in un aspro combattimento portato avanti da Giovanni Pagani e dai suoi uomini, si trovano circondate dalle forze nemiche. Non potendo che ritirarsi, ma trovando ormai occupate dai nemici le vie in quota, i gruppi si disperdono per rifugiarsi in dirupi e anfratti, sul Monte Picchiara e sul Monte Dragnone, dove resistono ai limiti della sopravvivenza. In questo quadro vengono catturati sul Dragnone gli appartenenti alla Colonna “Giustizia e Libertà” Giovanni Pagani, Ezio Grandis e Giuseppe Da Pozzo, con 8 compagni.

Anche la Divisione “Cento Croci” tenta fra 20 e 21 lo sganciamento attraverso il Gottero, raggiunge, con parecchie perdite di uomini e materiali la cima del monte la sera del 21 gennaio, per poi ridiscendere verso la Val di Taro: la sera del 23 gennaio, 17 partigiani di essa, compresi il Comandante Richetto e il Commissario politico Benedetto, vengono catturati dai tedeschi, anche se, successivamente, il Commissario Benedetto, grazie ad uno scambio di prigionieri, tornerà libero insieme ad alcuni compagni, e Richetto riuscirà a scappare.

Il Maggiore inglese Gordon Lett e i paracadutisti della “Forza Speciale”, non avendo avuto collegamenti e notizie certe nell’ultimo periodo prima del rastrellamento, sono colti di sorpresa. Una parte dei paracadutisti, che si trovano a Coloretta, raggiungono le falde del Gottero passando a nord di Sesta Godano. Gordon Lett, con altri paracadutisti e una parte di uomini del Battaglione “Internazionale”, si trova nei pressi di Arzelato: da qui scende a Chiesa di Rossano, sale sul Picchiara e quindi sul Gottero. Rientrerà a Rossano attraverso Torpiana, Serò e Calice.

La “Brigata Costiera”, che ha come area di riferimento la fascia a mare, ma che, proprio nei giorni in cui inizia il rastrellamento, sta ristrutturandosi per integrarsi con il Battaglione Pontremolese nello Zerasco, è in parte a Sasseta di Zignago. Gli uomini che lì si trovano seguono perciò le sorti dei reparti garibaldini che vanno verso il Gottero.

I rastrellatori nazi-fascisti si ritirano fra 25 e 31 gennaio ed entro i primi giorni di febbraio 1945, dunque, i reparti partigiani, rientrano nelle rispettive posizioni. I morti partigiani sono stati circa 50 e circa 40 i prigionieri. Moltissimi uomini presentano congelamenti, più o meno gravi, agli arti inferiori, privi come sono delle calzature adatte. I reparti hanno subito colpi ma non si è verificato uno sbandamento generale, e questo grazie alla maggiore efficienza complessiva assunta dai partigiani, ma anche grazie alla popolazione civile che, quando e appena ha potuto, ha protetto, accolto e sfamato, con quel poco che c’è, i “ribelli”.

Costituzione Italiana e donne tra essere e dover essere: spunti di riflessione

CORSO DI FORMAZIONE PER DOCENTI SCUOLE SECONDARIE DI I E II GRADO

Il corso – il cui fondamento normativo è l’art.6 (Formazione docenti) della legge 92/2019 che ha introdotto l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole – si propone di fornire ai docenti spunti di riflessione sul ruolo che hanno avuto le donne prima nella Resistenza e poi nel percorso di affermazione del principio di uguaglianza fino al suo inserimento nella Costituzione.

Spesso nei testi di storia si tratta solo per cenni della partecipazione delle donne alla Resistenza, sebbene il loro contributo sia stato determinante. Infatti, gli Istituti storici della Resistenza, compreso quello spezzino, hanno potuto raccogliere e rendere pubbliche le memorie di molte protagoniste di questo periodo storico.

Il corso prevede 2 moduli, uno di carattere informativo e l’altro di carattere laboratoriale, e svilupperà le pratiche della didattica per competenze e dell’e-learning.

Destinatari
Docenti Scuola secondaria I e II grado
Max iscrizioni: n. 35 (25 in presenza + 10 online).

Durata del corso:
8 ore
Frequenza necessaria: 6 ore (almeno il 75% della durata del corso)

Costo:
€ 60,00.
È possibile il pagamento con Carta del docente – codice SOFIA n. 79731

Data apertura iscrizioni: 25 gennaio 2023
Data chiusura iscrizioni: 22 febbraio 2023

Contatti:
Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea
email:
isr@comune.sp.it
info@isrlaspezia.it
Biblioteca Civica P.M. Beghi, Via del Canaletto, 100, La Spezia

Direttore responsabile:
Prof.ssa Marcella D’Imporzano
Responsabile Area didattica Fondazione ETS Istituto Spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea.

Metodologia di lavoro:
Aula – lezioni Frontali;
Laboratori;
e-learning

Materiali e tecnologie usati:
Slide , videoproiettore, dispense

I partecipanti al corso a distanza potranno seguire le lezioni attraverso il programma di videoconferenze ZOOM meetings .

Obiettivi:

  • affrontare il percorso storico del ruolo della donna nella vita sociale, politica e culturale italiana, esaminando le vicende che, già a partire dall’elaborazione della Costituzione italiana, sono state grandi fattori di cambiamento nel riconoscimento e nell’affermazione dei diritti delle donne
  • fornire strumenti utili a stimolare la riflessione sull’importanza della partecipazione piena e consapevole dei giovani alla vita civica, culturale e sociale delle comunità in cui vivono rispettando diritti e doveri indicati dalla Costituzione della Repubblica Italiana.
  • redigere un’unità  di apprendimento trasversale per l’insegnamento dell’Educazione civica all’interno della scuola
  • fornire stimoli e materiali per una didattica interdisciplinare avente come focus l’educazione civica.

Calendario corso

I modulo di carattere informativo:

giovedì 23/02, orario 16.00 – 18.00
Le donne della Costituente: i loro obiettivi, contributi e dettato Costituzionale.
Dr.ssa Monica Di Barbora,
Dottoranda Università Milano Bicocca, archivista, insegnante, ricercatrice della Fondazione ISEC

giovedì 9/03, orario 16.00 – 18.00
La Resistenza al femminile dal territorio spezzino a quello nazionale. Ruolo delle donne nella/dopo la Resistenza e testimonianze di protagoniste.
Dr.ssa Patrizia Gallotti,
Presidente Fondazione ETS ISR SP
Dr.ssa Annalisa Coviello,
giornalista e autrice di saggi

II modulo di carattere laboratoriale:

lunedì 27/03, orario 16.00 – 18.00
Laboratorio su Donne-Resistenza-Costituzione
Dr. Tiziano Vernazza,
Responsabile area comunicazione e rapporti con utenza Fond. ETS ISR SP
Prof.ssa Maria Cristina Mirabello,
Vicepresidente Fondazione ETS ISR Sp

mercoledì 19/04, orario 16.00 – 18.00
Ipotesi di una possibile unità di apprendimento trasversale di educazione civica (sulla tematica affrontata): confronto e discussione.
Prof.ssa Maria Cristina Mirabello,
Vicepresidente Fondazione ETS ISR SP
Prof.ssa Marcella D’Imporzano,
Responsabile area Didattica Fondazione ETS ISR SP

Mappatura delle competenze:

Come indicato dall’UE, l’elenco delle competenze chiave per la realizzazione e lo sviluppo della persona, per la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione sono da riferirsi a otto ambiti. In questo percorso formativo ci si focalizza su due di queste competenze trasversali:
1. competenza in materia di cittadinanza;
2. competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.

Punto 1: la conoscenza della Costituzione rientra tra le competenze di cittadinanza che tutti gli studenti, di ogni ordine, devono conseguire (co.3 art.4 L.92/2019).

Punto 2: l’acquisizione della consapevolezza che i valori democratici contenuti nella Costituzione rafforzano e consolidano la coesione sociale, la giustizia sociale, il diritto ad una effettiva parità tra uomini e donne, ad uno stesso trattamento in campo lavorativo, può sviluppare nei giovani capacità di riflettere e di usare strategie di comportamento e di auto-correzione della propria condotta nei contesti sociali e lavorativi.


Bibliografia generale di riferimento

Si avverte che sono segnalati testi di rilevanza locale e testi di rilevanza nazionale, sia sull’argomento specifico “Donne e Resistenza” che sulla Resistenza in generale.

Saranno fornite ulteriori indicazioni bibliografiche specifiche in occasione di ciascuna lezione

Fonti bibliografiche:
  • AA.VV. La donna nella Resistenza in Liguria, La Nuova Italia, 1979;
  • AAVV, Migliarina ricorda, testimonianze sulla Resistenza e Deportazione ’43-’45, Daniela Piazza Editore, 1996;
  • Alfonso, Donatella, Ci chiamavano libertà. Partigiane e resistenti in Liguria 1943-1945, Genova, De Ferrari, 2012, II ediz.ampliata 2013;
  • Alloisio, Mirella; Beltrami, Giuliana, Le volontarie della Libertà, Ed. Mazzotta, 1981;
  • Antifascismo e Resistenza alla Spezia (1922-1945), ISR La Spezia, 1987 (Gallotti, Patrizia, La donna e la Resistenza);
  • Antoni, Varese; Ricci, Giulivo, Protagonisti (a cura di/dei), IV Zona Operativa. La Brigata Garibaldina Cento Croci. Storia e Testimonianze, Ed. Giacché, 1997 (riferimento alle suore dell’Ospedale di Albareto);
  • Beccaria Rolfi, Lidia; Bruzzone, Anna Maria, Le donne di Ravensbrϋck. Testimonianze di deportate politiche italiane, Einaudi, 1978;
  • Beghi, Pietro, Mario, Discorsi e scritti dal 1954 al 1966, ISR La Spezia, 1972;
  • Bertonelli, Elena, in Scuola e dintorni, Giornale del Liceo Raffaele Lombardi Satriani di Petilia Policastro, n.3, 2016-2017 (in cui si parla di Virginia Bertonelli “Dolores”);
  • Biagi, Claudia, La donna nella Resistenza in Lunigiana, tesi di laurea, 2013 (reperibile presso ISR La Spezia);
  • Bianchi, Antonio, Storia del movimento operaio di La Spezia e Lunigiana, Editori Riuniti, 1975;
  • Bianchi, Antonio, La Spezia e Lunigiana-Società e politica dal 1861 al 1945, Franco Angeli, 1999 (riferimenti all’attività dei Gruppi Difesa della Donna, Fronte della Gioventù e SAP);
  • Borachia, Paolo; Ada, Diario in tempo di guerra. Note e Ricordi di famiglia e Note in chiaro sul periodo ‘43-45, Ed. Europa, 1988;
  • Bravo, Anna; Bruzzone, Anna Maria, In guerra senz’armi. Storie di donne, 1940-1945, Laterza, 1995;
  • Bruzzone, Anna Maria; Farina, Rachele, La Resistenza taciuta. Dodici vite di partigiane piemontesi, Bollati-Boringhieri, 2006;
  • Cappi, Vania, Partigiana, se fosse il caso, la farei sempre. Storie di donne nella lotta di Liberazione in provincia della Spezia, 2009 (tesi di laurea reperibile presso ISR La Spezia);
  • Coggio, Sondra, Noi, le donne della filanda. Storia dello Jutificio di Fossamastra, Edizioni Giacché, 2010( riferimento alle sorelle Fidolfi);
  • Cogliolo, Giuseppina, Una ribelle di nome Fiamma, Edizioni Chillemi, 2009;
  • Comune di Arcola-Comitato Unitario della Resistenza, Arcola tra storia e ricordo 1939-1945, Centrostampa, Arcola, 1996;
  • Del Maestro, Camillo, Centocroci per la Resistenza, Editrice Ass. Partigiani “Centocroci” Varese Ligure, 1982( riferimento a Rosetta Solari);
  • Donne arcolane nella Resistenza. Le celebrazioni del XXX della Resistenza e della liberazione, 1975 (Comune di Arcola, Comitato Unitario della Resistenza);
  • Esthel, Giulietta, L’ultima primavera, (stampa in proprio), 2016 (romanzo resistenziale ambientato fra IV Zona e Garfagnana);
  • Farè, Ida; Spirito, Franca, Mara e le altre. Le donne e la lotta armata: storie, interviste, riflessioni, Feltrinelli, 1979 (riferimento a Vera Del Bene);
  • Fasoli, Giuseppe, Una tipografia clandestina. Il centro-stampa della Rocchetta di Lerici durante la lotta di Liberazione, ISR La Spezia, 1981 (riferimenti a Lina Isoppo, moglie di Alfredo Ghidoni e a Teresa Bertella, moglie di Argilio Bertella);
  • Fiorillo, Maurizio, Uomini alla macchia, Bande partigiane e guerra civile. Lunigiana 1943-1945, Editori Laterza, 2010;
  • Flores, Marcello; Franzinelli, Mimmo, Storia della Resistenza, Laterza, 2019
  • Fratini, Laura, Le donne spezzine nella Resistenza, in La Spezia, Rivista del Comune, Ristampa, n.4-6 del luglio-dicembre 1955, in occasione del Consiglio Comunale del 13/11/1971 dedicato al tema “La continuità della Resistenza nella società civile”;
  • Galletto, Lido, La lunga estate, Acrobat Carrara, 2006 (riferimento a Adele Cecchini);
  • Gallotti, Patrizia, La donna e la Resistenza in AA.VV., Antifascismo e Resistenza alla Spezia (1922-1945), Atti del Convegno tenuto a villa Marigola nel 1985, Tip. La Moderna, La Spezia, 1987;
  • Ghidoni, Graziella La siepe di bosso, Grafidea, La Spezia, 2003;
  • Gimelli, Giorgio, La Resistenza in Liguria, Cronache militari e documenti, Carocci, 2005;
  • Gobetti, Ada, Diario partigiano, Rizzoli, 2015, p. 86
  • Godano, Cesare, Paideia ‘44’, Edizioni Giacché, 1994 (riferimento a Carmen Bisighin);
  • Gori “Ivana” Vega; Mirabello M.Cristina, “Ivana” racconta la sua Resistenza. Una ragazza nel cuore della rete clandestina, Edizioni Giacché, 2013;
  • Guarino, Domenico; Brilli, Chiara, Ribelli. Gli ultimi partigiani raccontano la Resistenza. Di ieri e di oggi, Infinito Edizioni, 2011 (riferimento a Laura Seghettini);
  • Guerrieri, Sirio; Ceresoli, Luigi, Dai Casoni alla Brunella. La Brigata Val di Vara nella storia della Resistenza, Zappa editore, Sarzana, 1986;
  • ISR La Spezia, M. Fontana e la quarta zona operativa del Corpo Volontari della Libertà, 1972
  • Lalli, Oscar, Nebbia e sole in Val di Magra, Mareggiani-Bologna,1963;
  • Lalli, Oscar, Lotta partigiana intorno alle Alpi Apuane e sull’Appennino ligure tosco-emiliano, Mareggiani-Bologna, 1964 (riferimento alla figlia Amalia Lydia Lalli);
  • Farè, Ida; Spirito, Franca, Mara e le altre. Le donne e la lotta armata: storie, interviste, riflessioni, Feltrinelli, 1979 (riferimento a Vera Del Bene);
  • La Resistenza nello Spezzino e nella Lunigiana. Scritti e testimonianze, ISR, 1973;
  • La Spezia, Rivista del Comune, numero speciale dedicato al Ventennale della Resistenza, 1965 (riferimento a Lina Fratoni, Carmela Rossi Lurpini, Anna Maria Vignolini, Rina Gennaro e Delfina Betti);
  • La Spezia, Rivista del Comune,Ristampa n.4-6 del luglio-dicembre 1955 in occasione della riunione straordinaria del Consiglio Comunale del 13 novembre 1971 dedicata al tema “Continuità della Resistenza nella vita civile”;
  • Lett, Gordon, Rossano, Eli Milano, 1958 (riferimenti a Dina De Luchi e Amelia Sperindè);
  • Lo sciopero allo Jutificio Montecatini, (a cura di Mario Farina), in ISR La Spezia, La Spezia 1944, Classe operaia e Resistenza, Atti della Conferenza Gli scioperi del marzo 1944, Sala del Consiglio Provinciale, 1 marzo 1974;
  • Mafai, Miriam, Pane nero. Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale, Mondadori, 1987;
  • Marchini, Pino, Un berretto pieno di speranze. I ricordi di Vanda Bianchi, Edizioni Cinque Terre, 2010;
  • Menapace, Lidia, Io, partigiana, La mia Resistenza, Feltrinelli, 2014;
  • Micromega 3/2015, Ora e sempre Resistenza (riferimento a Laura Seghettini);
  • Mimma, Rolla,(a cura di Bianca Lena), La mia Resistenza, memorie e riflessioni di una partigiana, Edizioni Giacché, 2018
  • Neri, Giorgio, Comune di Arcola-ANPI di Arcola Percorsi partigiani, Edizioni Giacché, 2005;
  • Nicora, Tiziana, La partecipazione femminile alla guerra partigiana, tesi di laurea anno accademico 1985-86, (intervista a Delfina Betti);
  • Pagano, Giorgio, Eppur bisogna ardir, Edizioni Cinque Terre, 2015;
  • Pagano, Giorgio; Mirabello, Maria Cristina, Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana, Edizioni Cinque Terre, 2017;
  • Petacco, Arrigo, La Spezia in guerra 1940-45. Cinque anni della nostra vita, La Nazione-Cassa di Risparmio, 1984;
  • Quartieri De Lucchini, Luciana, …E il cuore cantava, edizioni Nuova Cultura, 2014;
  • Relazione di Umberto Vendramin sul gruppo S.A.P. ‘Giustizia e Libertà’ della città della Spezia, Fabiani, La Spezia, 1945;
  • Registro Storico dei riconoscimenti delle qualifiche di “Partigiano” o “Patriota” presso Archivio dell’ISR La Spezia; LINK
  • Ricci, Giulivo, Avvento del Fascismo Resistenza e Lotta di Liberazione in Val di Magra, I.S.R., La Spezia, 1975;
  • Ricci, Giulivo, La colonna “Giustizia e Libertà”, Fiap-Ass. Partigiani Mario Fontana, I.S.R., La Spezia, 1995;
  • Ricci, Giulivo, Storia della Brigata Garibaldina “U. Muccini”, ISR La Spezia, 1978 (riferimenti ai Gruppi Difesa della Donna, al Fronte della Gioventù e alle SAP);
  • Ricci, Giulivo, Storia della Brigata “Matteotti-Picelli”, ISR La Spezia, 1978;
  • Rovelli, Marco Eravamo come voi. Storie di ragazzi che scelsero di resistere, Laterza, 2015 (riferimento a Laura Seghettini);
  • Scaramuccia, Alberto, Una donna di piazza Brin, in Storie di quartiere, Concorso 2008, Le donne, la città e i suoi quartieri, Litoeuropa, 2009 (riferimento a Vera Del Bene);
  • Seghettini, Laura, (a cura di Rapetti, Caterina), Al vento del Nord. Una donna nella lotta di Liberazione, Carocci, 2006;
  • Sivori Carabelli, Isa; Banti, Egidio; Meneghini, Pino; Carabelli, Igino; Isoppo, Claudio, Testimoni del tempo e della storia, Editore Alpicella, 2005 (riferimento a Amalia Lydia Lalli);
  • Solari, Rosetta, Ricordi di una ragazza partigiana, Monte Università Parma, 2006;
  • Tobagi, Benedetta, La Resistenza delle donne, Edizioni Einaudi, 2022;
  • Valle, Anna, Una storia nostra. Enrico Bucchioni e i partigiani di Vezzano, Edizioni Giacché, 1994;
  • Valle, Anna; Coviello, Annalisa, Anch’io ho votato Repubblica. Le donne spezzine e la conquista del voto. Storia, immagini e testimonianze di un’epoca, Edizioni Giacché, 2008.
  • Veneruso, Danilo, La donna dall’antifascismo alla Resistenza, in AA.VV, La donna nella Resistenza in Liguria, Consiglio Regionale della Liguria, La Nuova Italia Editrice, 1979

Sitografia

È possibile ascoltare le video interviste pubblicate sul sito ISR nel Progetto Voci della Memoria

cui si aggiungono le video-interviste a cura dell’ANED della Spezia

Le pagine e i documenti su questo sito

su sito esterno

Museo Audiovisivo della Resistenza – Massa Carrara e La Spezia

Articoli

Altri documenti scaricabili dal sito Camera dei deputati


Le foto dell’intestazione sono tratte da “Anch’io ho votato Repubblica” di A. Valle e A. Coviello © Edizioni Giacché” e Archivio Camera dei Deputati

L’Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea è parte della Rete degli istituti associati all’Istituto Nazionale Ferruccio Parri (ex Insmli) riconosciuto agenzia di formazione accreditata presso il Miur (L’Istituto Nazionale Ferruccio Parri con la rete degli Istituti associati ha ottenuto il riconoscimento di agenzia formativa, con DM 25.05.2001, prot. n. 802 del 19.06.2001, rinnovato con decreto prot. 10962 del 08.06.2005, accreditamento portato a conformità della Direttiva 170/2016 con approvazione del 01.12.2016 della richiesta n. 872 ed è incluso nell’elenco degli Enti accreditati)

Ricerca storica e riflessioni (Battaglione garibaldino “Melchiorre Vanni”) #1

A cura di M. Cristina Mirabello

Premessa

Tra le formazioni partigiane della IV Zona Operativa, la Brigata garibaldina (poi Battaglione) “Vanni”1 non ha ancora una storia.

Esiste infatti, al momento, solo una sintesi delle sue importanti vicende, pubblicata nel nostro sito a cura di M. Cristina Mirabello.

L’Istituto Storico Spezzino sta lavorando perciò alacremente e concordemente, grazie all’apporto di più persone, in vista dell’80° della fondazione della Brigata (giugno 1944-giugno 2024), per colmare tale lacuna, raccogliendo dati, così da procedere, in base ad essi, a riflessioni: insomma, per fare storia e storiografia.

I dati, come si può ben capire, sono di varia natura: tra essi, particolarmente importanti, quelli attinti dall’Archivio storico del nostro Istituto, purtroppo solo in parte digitalizzato.

Nel corso dei mesi, prima della pubblicazione della storia vera e propria, ci proponiamo comunque di fornire qualche piccola anticipazione del lavoro in corso.

Prima puntata

Un esempio minimale del rapporto tra dati e riflessioni

Esame del documento AISRSP, Fondo II, Attività Militare bis, Comando Brigata Garibaldi Melchiorre Vanni, B 496, 7673, 7 settembre 1944

La Brigata “Vanni” (in un primo tempo, circa fino alla formazione del Comando Unico spezzino nell’ultima decade di luglio 1944, “Signanini”) è di aderenza garibaldina.

Ecco i quesiti con cui abbiamo interrogato i dati:

La prima domanda è stata: l’aderenza garibaldina, e quindi la coloritura di area comunista della Brigata, trovano una rispondenza nella sua composizione sociale?

La seconda domanda è stata: quali sono le classi di età maggiormente rappresentate nella Brigata?

La terza domanda è stata: a quali date risalgono le adesioni alla Resistenza dei componenti della Brigata?

La quarta domanda è stata: la Brigata presenta partigiani solo italiani?

Per rispondere a queste domande abbiamo esaminato un documento del settembre 1944. Tuttavia, prima di esporre che cosa ne abbiamo ricavato, diciamo che, nel settembre 1944, la Brigata “Vanni”, che ha già subito il rovinoso rastrellamento del 3 agosto 1944, cambiando, dopo di esso, anche il suo originario Comandante Primo Battistini “Tullio”, si sta faticosamente ricostituendo, dando luogo nel contempo ad alcune importanti azioni.

Ed ecco che cosa abbiamo ricavato dal documento

In data 7 settembre 1944 la Brigata “Vanni” risulta composta da 131 uomini (per 4 il cognome denota un’origine probabilmente russa).

Di due partigiani italiani risulta solo il nome e cognome senza data di nascita, paternità, maternità, professione, data di entrata nella Resistenza. Di altri tre partigiani italiani ci sono dati incompleti.

Dal punto di vista sociale, in ordine decrescente come numeri, abbiamo:

  • Operai 82 (di cui 72 non specializzati e 10 specializzati)
  • Contadini 13
  • Braccianti 3
  • Studenti 7
  • Geometri 2
  • Impiegati 3
  • Commercianti 2
  • Autisti 2
  • Carabinieri 2
  • Radio telegrafista 1
  • Maestro 1
  • Vigile del fuoco 1
  • Muratore 1
  • Falegnami, Barbieri, Cuochi, Fornai, Panettieri, Macellai, Armaioli, Sarti (ogni mestiere è rappresentato da una sola unità) 8

Le classi di età in ordine decrescente per consistenza sono:

1921 20 unità
1923 20 unità
1924 17 unità
1925 17 unità
1926 13 unità
1922 8 unità
1919 7 unità
1913 3 unità
1916 5 unità
1920 5 unità
1917 3 unità
1927 3 unità
1906 2 unità
1928 1 unità
1929 1 unità
1898 1 unità
1905 1 unità
1908 1 unità
1909 1 unità
1918 1 unità

Il più anziano partigiano della Brigata risulta nato nel 1898. Il più giovane nel 1929.

Le classi 1920-1926 sono rappresentate da 95 unità, quindi comprendono la stragrande maggioranza della Brigata composta da 131 uomini.

Data di adesione alla Resistenza

Sebbene per alcuni uomini manchino i dati dell’entrata nel partigianato ai monti, si può sottolineare come la maggior parte di essi vada ai monti tra giugno e luglio 1944. Esistono anche partecipazioni precedenti o molto precedenti al fenomeno resistenziale (la più precoce risale all’8 settembre 1943). Si registra una entrata di elementi abbastanza significativa dopo il rastrellamento del 3 agosto 1944 ed i mutamenti notevoli avvenuti nella Brigata. I quattro partigiani di probabile origine russa risultano in forza alla Brigata dal 6 settembre 1944, e, sempre in tale data, risultano essere entrati in forza altri 11 italiani. Tale dato confermerebbe quanto il Comandante Duilio Lanaro ed il Commissario politico Giovanni Albertini dichiarano in documenti coevi riguardo all’incremento della Brigata nel settembre 1944.

Note

1 Brigata “Vanni” fino alla formalizzazione della IV Zona Operativa (poi Battaglione “Vanni”).

Libri: Nello Olivieri. Vita e morte misteriosa di un eroe della Resistenza, di Ivan Campagnolo

Il 27 agosto 1944, il partigiano Nello Olivieri, originario di Mocrone, in Lunigiana, viene ucciso nei boschi nella Valsesia. La sua morte, però, è ancora avvolta nel mistero.

A quasi ottant’anni di distanza, lo scrittore Ivan Campagnolo, di Borgosesia, ripercorre tutta la storia del partigiano lunigianese, cui è dedicata la Scuola elementare di Rebocco e, partendo dai comunicati ufficiali, dalle testimonianze raccolte negli anni dai vari sopravvissuti, da sopralluoghi sul campo, ricostruisce le ultime ore di questo valoroso comandante partigiano.

Il suo libro, che si intitola “Nello Olivieri. Vita e morte misteriosa di un eroe della Resistenza”, edito a cura dell’Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, sarà presentato venerdì 25 novembre presso il Centro Studi Memoria in Rete, Via Gio Batta Valle 6, alle ore 16,30.

L’evento è organizzato dall’Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea – Fondazione ETS in collaborazione con il Comune della Spezia.

Dialogherà con l’autore la giornalista Annalisa Coviello.

L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming sui canali social dell’Istituto spezzino per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea.

Per ulteriori informazioni:

isr@comune.sp.it

Il Viaggio del Treno della Memoria si è concluso

Riportiamo il commento del Prof. Paolo Galantini, membro del CdA della Fondazione ETS ISR e Referente per la Liguria del Gruppo delle Medaglie D’oro al Valor Militare d’Italia, pubblicato sulla rivista Lettera ai Compagni.

Un Viaggio straordinario nell’Italia del 2022

Un Treno speciale ha attraversato l’Italia, lasciando una traccia indelebile nell’animo di quanti l’hanno visto passare.
Partito da Trieste lo scorso 6 Ottobre, quel Convoglio ha infine concluso la sua corsa a Roma, dove, accolto dalle Autorità civili, militari e religiose, con in testa il Ministro della Difesa Guido Crosetto, è giunto nella prima mattinata del IV Novembre, in occasione del Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, dopo aver percorso oltre 5000 chilometri e toccato 730 Stazioni.

Stiamo parlando del Treno del Milite Ignoto e di un Viaggio davvero straordinario, che ha dilatato il percorso storico del 1921, per abbracciare finalmente tutte le Regioni d’Italia mai raggiunte in precedenza.

L’iniziativa discende da una proposta avanzata dal Gruppo Delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia e si inserisce nell’ambito delle Celebrazioni del Centenario della Traslazione del Milite Ignoto e della Sua solenne Tumulazione nel Sacello dell’Altare della Patria.

Favorevolmente recepita dal Parlamento, l’impresa é stata quindi elaborata e disposta dallo Stato Maggiore della Difesa, in collaborazione con il Gruppo Ferrovie dello Stato, la Fondazione FS e la Struttura di Missione per la Valorizzazione degli Anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Alle 17 soste originariamente previste nei Capoluoghi delle Regioni attraversate, se ne sono aggiunte almeno un centinaio di straordinarie, autorizzate in corso d’opera sulla base delle specifiche richieste pervenute ai gestori mano a mano che il Viaggio andava disvelandosi.

Laddove non è stato possibile concordare delle fermate, si è comunque disposto un transito rallentato, per consentire alle tante persone, che si andavano radunando anche nelle stazioni più piccole, di esprimere compiutamente un commosso Saluto, intriso di rispetto e di riconoscenza.

Tanta partecipazione è certamente ascrivibile al profondo significato che il Milite Ignoto riveste per ogni Italiano che ne sappia ricondurre e collocare la Figura ai vertici della simbologia identitaria della Nazione, assieme alla Bandiera, all’Inno e al Presidente della Repubblica.

In questo senso, le Manifestazioni tenutesi nell’ambito del Centenario ne hanno sicuramente rinverdito la popolarità, soprattutto a beneficio delle generazioni più giovani, opportunamente rese edotte anche dalle diverse iniziative sviluppate in seno delle Scuole di appartenenza.

In particolare lo svolgimento dell’ imponente Progetto “Milite Ignoto, Cittadino d’Italia”(1921- 2021), promosso dal Gruppo Delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia, ha determinato una fortissima quanto capillare diffusione degli ideali richiamati dalla figura del “Soldato Sconosciuto”, il cui riconoscimento come “Figlio prediletto” è stato fin qui reclamato e ufficializzato da ben 4558 Comuni d’Italia, attraverso il conferimento della Cittadinanza Onoraria, rilasciata da altrettanti Consigli Comunali con voto pressoché unanime.

Possiamo perciò affermare che questo Viaggio del Treno del Milite Ignoto è avvenuto in un Paese che non solo ne custodisce premurosamente la Memoria, ma di cui il 57,66% dei 7904 Comuni che lo compongono si onora di rivendicarne orgogliosamente l’appartenenza alla propria Comunità, con la legittima e fondata speranza che le Municipalità restanti ne seguiranno al più presto il virtuoso esempio.

In un mondo in cui tutto sembra dovuto, emerge l’imperativo di esprimere a tutte le persone che hanno concorso alla brillante riuscita di questo storico evento, mai realizzato in precedenza e difficilmente replicabile in futuro, il più sentito ringraziamento; nell’ovvia impossibilità di citarle una per una, a cominciare dai 270 ferrovieri che si sono alternati nella conduzione del Convoglio, appare tuttavia doveroso fare qualche eccezione, a cominciare dal Generale Alfonso Manzo, Capo del V Reparto dello Stato Maggiore della Difesa, e dall’ Ingegnere Luigi Cantamessa, Direttore Generale della Fondazione Ferrovie dello Stato.

Un pensiero particolare deve essere quindi rivolto al Generale Fulvio Poli, Capo della Rappresentanza militare presente a bordo del Treno, per essere stato, di fatto, l’Ambasciatore del Milite Ignoto, ricevendo in tale veste, in ogni momento del Viaggio, il deferente saluto delle Autorità incontrate, nonché delle tantissime persone che hanno voluto semplicemente avvicinarlo per stringergli emblematicamente la mano.

Il Generale Poli è stato inoltre l’instancabile ed appassionato anfitrione nel presentare ai visitatori la mostra multimediale presente a bordo, suscitando sempre l’interesse e l’attenta partecipazione degli ospiti, con particolare riferimento ai tantissimi studenti che vi si sono recati con i loro Insegnanti.

Come già accennato, l’idea originaria di quest’ iniziativa era quella di proporre un percorso del Treno che, attraversando tutte le Regioni del nostro amato Paese, potesse rappresentare una forma di Omaggio dedicato a tutti i Soldati d’Italia che, in ogni tempo, muovendo da ogni dove, avevano infine raggiunto, con le loro fedi, congiunte alle più riposte speranze, i luoghi in cui la Patria li aveva chiamati per il compimento del Dovere.

Molti di loro riuscirono a tornare; tantissimi Altri purtroppo no.

Quest’ ultima considerazione ha quindi determinato un’ulteriore finalità, forse ancor più nobile, ovvero quella di riportare simbolicamente a casa quanti non vi avevano fatto ritorno, affinché potessero rivedere idealmente, almeno per un attimo, i posti in cui si erano consumati gli ultimi istanti degli addii, con gli sguardi rivolti alle strade della gioventù e, più ancora, ai cari volti delle persone amate, che ne avrebbero poi serbato per tutta la vita il più straziante dei ricordi.

La consapevolezza di essere noi tutti i diretti discendenti delle generazioni che hanno combattuto per la libertà, l’indipendenza e l’unità della Patria, dai tempi in cui l’Italia ancora non era fino ai giorni nostri, ha scandito, ad ogni ora del giorno e della notte, i momenti trascorsi nella trepida attesa del Treno, il cui arrivo, preannunciato dai fischi, dapprima diradati dalla distanza e poi sempre più squillanti, mano a mano che il Convoglio si avvicinava, ha suscitato ovunque delle emozioni destinate a rimanere per sempre nei cuori di chi le ha vissute.

In quei pochi secondi, ognuno infatti ha potuto ripensare alla propria storia, a quella delle famiglie di origine, ritrovandovi, proprio in quei precisi istanti, i profili dei nostri Avi, spesso conosciuti solo attraverso fotografie ingiallite dal tempo e tramandate come reliquie di padre in figlio, affinché il ricordo di quelle vite spezzate non andasse dimenticato.

Quanto è preziosa la pace e quanto poco ce ne accorgiamo!

Come accadde nel 1921, anche in quest’occasione chiunque abbia voluto apprestarsi al passaggio del Treno del Milite Ignoto, ha finito col ritrovarvi perciò qualcosa di intimo, di autenticamente personale, che ci affratella tutti nella medesima condivisione della comune appartenenza allo stesso Popolo e alla stessa Storia.

Molti avranno notato che coloro che si sono avvicinati al passaggio del Treno del Soldato, esibivano un fiore all’occhiello : si tratta del “Non Ti Scordar di Me “, che, grazie ad un’altra meritoria proposta del Gruppo Delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia (vedasi Progetto “Caduti per la Patria, Fiore all’Occhiello degli Italiani” nel sito www.movm.it), auspichiamo possa presto divenire ufficialmente il Fiore Nazionale dei Caduti d’Italia, da indossare come segno distintivo della volontà di ricordare tangibilmente i nostri Caduti in occasione delle Celebrazioni previste dal Calendario Civile della Repubblica italiana.

Così come il Treno ha congiunto in un unico percorso le migliaia di località attraversate lungo tutto il Paese, il messaggio che ci viene affidato non può essere che quello di concorrere con ogni nostra risorsa all’unità del nostro Popolo, al mantenimento della pace e al perseguimento dell’interesse comune, al fine di superare, soprattutto nelle questioni di vitali importanza, ogni sterile particolarismo, innalzandoci oltre l’orizzonte angusto e deprimente delle oziose polemiche a cui troppo spesso ci abbandoniamo.

Di fronte al Milite Ignoto, che rappresenta tutti i Caduti per la Patria, non possiamo perciò che inchinarci e sostare in raccoglimento, lasciando che sia l’anima nostra a parlare.

E al cospetto dell’immenso Sacrificio rappresentato dalla somma di ogni Vita consacrata al Servizio della Nazione, ascolteremo allora l’accorato e suadente appello al dovere della serietà morale e al senso della più profonda responsabilità da esercitare in ogni momento delle nostre esistenze.

In altre parole, spetta dunque a ciascuno di noi dimostrare concretamente, giorno dopo giorno, di saperci meritare quello che abbiamo ricevuto, sapendo quanto caro è stato il prezzo pagato dalle generazioni che ci hanno preceduto per consentirci di vivere oggi in un Paese finalmente unito, libero, indipendente e democratico, reso tale dal Sacrificio dei Suoi Figli più valorosi.

La Spezia, IV NOVEMBRE 2022

Prof. Paolo Galantini


Il 12 ottobre 2022 il Treno della Memoria ha fatto tappa alla Spezia.
Il video, con il commento del Prof. Paolo Galantini.

A cento anni dalla Marcia su Roma: Antonio“Silvio” Borgatti e Ettore Carozzo, due figure antifasciste della storia del ‘900

Nell’ambito delle iniziative per celebrare il Cinquantesimo della fondazione dell’Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, Venerdì 28 ottobre alle ore 16.00 presso l’Auditorium della Biblioteca Beghi, sede dell’ISR spezzino, per ricordare i cento anni dalla Marcia su Roma saranno presentate due figure antifasciste della storia del ‘900: Antonio “Silvio” Borgatti e Ettore Carozzo.

Dopo i saluti del Sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini e del Presidente ISR Patrizia Gallotti, Maria Cristina Mirabello, Vice-Presidente dell’ISR spezzino presenterà il volume: “Anni clandestini, memorie dal 1904 al 1945” di Antonio “Silvio” Borgatti, curato da Aldo Giacché, un “diario” inedito scritto con stile gradevole e vivace, resoconto dell’esistenza a dir poco avventurosa di “Silvio” che fu al centro della rete clandestina della provincia e rappresentante del PCI nel CLN provinciale spezzino.

Il libro contiene anche diverse lettere e documenti scritti in clandestinità, tratti dall’archivio dell’Istituto Storico Spezzino.

Seguirà Pierluigi Castagnetti, Presidente Fondazione Fossoli che presenterà il volume su: “Ettore Carozzo, antifascista, popolare, editore dei fuorusciti in Francia”, scritto da Nicola Carozza, un saggio che inquadra storicamente il periodo e la figura di Carozzo, un intellettuale spezzino che pubblicò e distribuì dalla Francia molti autori antifascisti, censurati in patria tra cui Nitti, Sforza, Salvemini, Tarchiani, Sturzo e Labriola, assumendo anche nella sua azienda fuorusciti politici perseguitati.

Irene Giacché, editore di entrambi i volumi, porterà anch’essa un breve saluto, la presentazione sarà introdotta dalla lettura di brani a cura dell’attore Riccardo Monopoli.

Dialogherà con i relatori la giornalista Annalisa Coviello.

È prevista la partecipazione musicale di studenti del Liceo Musicale “V. Cardarelli” della Spezia.

Un’occasione per ricordare la storia dell’Istituto Storico, che da cinquant’anni anima la vita culturale, proponendo iniziative e percorsi di impegno civile e che rappresenta un patrimonio inestimabile per la Città della Spezia.

Le tappe più significative di vita dell’Istituto Storico sono state raccolte in un libretto a cura di Patrizia Gallotti e Giusy Marino dal titolo: “50 anni tra storia e futuro, che sarà distribuito nell’occasione.

L’iniziativa è a ingresso libero.

Dalla Liguria al Reich. Tra fascismo monarchico e Repubblica Sociale Italiana. Lavoro, violenza e coazione per l’economia di guerra nazionalsocialista

Martedì 25 Ottobre alle ore 17.00 presso il Centro studi “Memoria in Rete” (Via Gio Batta Valle 6), sarà presentato il libro di Irene Guerrini e Marco Pluviano Dalla Liguria al Reich. Tra fascismo monarchico e Repubblica Sociale Italiana. Lavoro, violenza e coazione per l’economia di guerra nazionalsocialista (ed. Novalogos).

Un saggio che analizza come dal 1938 al 1945 dalla Liguria partirono almeno 14.000 uomini e donne alla volta del Reich nazionalsocialista, nell’ambito del gigantesco trasferimento di forza lavoro operato dai tedeschi in tutta Europa.

Spinti dapprima dalla disoccupazione e dai bassi salari dell’Italia fascista, dopo l’Armistizio furono in grande maggioranza vittime di retate urbane, rastrellamenti nelle campagne e nei piccoli centri, razzie nelle fabbriche in occasione degli scioperi, prelievi dalle carceri di detenuti politici e comuni.

Tra settembre 1943 e gennaio 1945 almeno 9.000 uomini e donne rappresentarono il contributo della Liguria al lavoro italiano nel Reich, che, in forma largamente coattiva, vide il trasferimento oltre il Brennero di almeno 100.000 nostri connazionali.

Il libro è anche il frutto di una minuziosa ricerca su documenti presenti negli Archivi di Stato delle province liguri, negli Archivi degli Istituti storici liguri e con il contributo di ANRP Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento e dalla Guerra di Liberazione.

A dialogare con gli Autori ci sarà la giornalista Annalisa Coviello.

Dalla Liguria al Reich. Tra fascismo monarchico e Repubblica Sociale Italiana. di I. Guerrini M. Pluviano (parte prima)
Dalla Liguria al Reich. Tra fascismo monarchico e Repubblica Sociale Italiana. di I. Guerrini M. Pluviano (parte seconda)

Il video del Convegno: L’avvento del fascismo tra violenza e complicità delle istituzioni: la Toscana nord-occidentale e la Liguria orientale

Nell’anno del centenario dell’avvento del fascismo e nell’ambito della serie di incontri e convegni organizzati dalla rete Fascismo e antifascismo nella Toscana nord occidentale e nella Liguria orientale, 1920-1922, venerdì 14 ottobre, presso l’Auditorium della Biblioteca Beghi di La Spezia, si è svolto il convegno di studi dal titolo:
L’avvento del fascismo tra violenza e complicità delle istituzioni: la Toscana nord-occidentale e la Liguria orientale.

Questo il video integrale del convegno, pubblicato sul canale YouTube della Biblioteca Franco Serantini; di seguito i collegamenti diretti agli interventi.

Origini del fascismo e avvento al potere, 1919-1922
Marco Palla
(Università di Firenze)
min. 6:32

Cent’anni di fascismo “buono”. Potenzialità e insidie del debunking storico
Carlo Greppi
(storico, scrittore)
min. 46:58

Per un Atlante delle violenze politiche del primo dopoguerra italiano. Pratiche e riti della violenza politica
Giulio Taccetti

(borsista Istituto nazionale F. Parri)
min. 1:12:30

Per un Atlante delle violenze politiche del primo dopoguerra italiano. Uno sguardo dall’Archivio centrale dello Stato
Lorenzo Pera
(borsista Istituto nazionale F. Parri)
min. 1:33:08

Fascismo e antifascismo a Carrara e dintorni
Massimo Michelucci
(ISRA – Istituto Storico della Resistenza Apuana)
min. 1:54:29

Cronologia 1921-1922: uno strumento didattico e di conoscenza storica. Un obiettivo sul territorio spezzino e dintorni
Maria Cristina Mirabello
(ISR – Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea)
min. 2:27:59

Le origini culturali e politiche del fascismo pisano nel contesto dello sviluppo dei movimenti interventisti della Toscana Nord Occidentale
Franco Bertolucci
(Biblioteca Franco Serantini)
min. 2:40:47

Fascismo e antifascismo alla Spezia: l’industria militare, la Marina, la classe operaia
Giorgio Pagano
(Comitato provinciale Unitario della Resistenza – La Spezia)
min. 3:08:41

Cronologia 1921-22, un nuovo strumento di lavoro

L’ISR Spezzino pubblica un importante Strumento di Lavoro, la Cronologia 1921-1922 – Politica e società locale, con qualche cenno regionale e nazionale, che consente a chi desidera avvicinarsi a tale periodo -che vede in Italia la crisi dello Stato liberale, la sconfitta delle forze popolari e il fascismo al potere- uno strumento di consultazione chiaro e argomentato come fonti, utile quale base per ricerche successive.


La Cronologia, liberamente scaricabile in formato .pdf, è preceduta da pochi dati relativi al 1919 ed al 1920, per consentire un utile raccordo storico.


Il Gruppo di lavoro che ha collaborato è costituito da: Emanuele De Luca, Simonetta Lupi, Maria Cristina Mirabello, Giorgio Pagano, Tiziano Vernazza. La sintesi e sistemazione della raccolta dati è stata curata da Maria Cristina Mirabello.


La Cronologia è un’opera in progress, e quindi ideata per integrazioni documentate nel corso del tempo.