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80° anniversario di una giornata particolare: 25 aprile 1945 alla Spezia

A cura di Patrizia Gallotti e Maria Cristina Mirabello

80° anniversario di una giornata particolare

25 aprile 1945 alla Spezia

A cura di Patrizia Gallotti e Maria Cristina Mirabello

A ottant’anni dalla Liberazione1 il nostro Istituto pubblica una breve2 fotocronaca di quella memorabile giornata per la città della Spezia (e degli avvenimenti immediatamente precedenti legati ad essa), corredando le immagini di sintetiche spiegazioni. I partigiani combatterono la loro battaglia finale3 a San Benedetto (Riccò del Golfo) il 24 aprile 19454, sconfiggendo l’ultima guarnigione tedesca che non si era arresa e liberando, grazie a tale vittoria, la strada agli Alleati, i quali si dirigevano a Genova.

Il giorno dopo i partigiani poterono così scendere dal Passo della Foce5, incontrandovi le prime avanguardie della 92° Divisione “Buffalo”, per rivedere finalmente la loro città6.

Era dunque il mattino del 25 aprile7 quando, in una bella giornata di sole, ci fu la sfilata, fondamentalmente secondo la traiettoria Piazza Brin, Corso Cavour, Via Chiodo: il corteo, alla cui testa erano Mario Fontana8 e Tommaso Lupi9 (rispettivamente Comandante e Commissario Politico della IV Zona Operativa), arrivato in Piazza Verdi, si incrociò con il grosso delle truppe alleate10, le quali transitavano dalla Spezia per arrivare a Genova.

La scena di tale incontro fisico risultò non solo visibile ma, a detta di testimoni dell’epoca, particolarmente emozionante, per chi ebbe la possibilità di guardarla dalle finestre del Palazzo del Governo (rimasto miracolosamente illeso, nonostante i rovinosi bombardamenti), dove Pietro Mario Beghi “Mario”11, Segretario del CLN spezzino12 e Prefetto della Spezia13, attendeva i reparti partigiani, avendo lì convocato la riunione del primo CLN della Liberazione.

L’organigramma della IV Zona Operativa era in quella data così configurabile14

FOTOCRONACA

Una porzione di mappa geografica per capire la collocazione del Comune di Riccò del Golfo (SP), in cui avviene la battaglia di San Benedetto15.

Battaglia di San Benedetto (Riccò del Golfo): questi erano gli ordini alle ore 12 del 24 aprile 194516.

Il campanile della chiesa di San Benedetto (Comune di Riccò del Golfo, SP), punto nevralgico dell’omonima battaglia (24-4-1945), oggi17.

Il cippo (Debbio-Riccò del Golfo, SP), che ricorda oggi il luogo in cui il mortaio impiegato dai partigiani nella battaglia di San Benedetto (24-4-1945) esplose, causando tre morti18.

La lapide su strada, a San Benedetto, in ricordo dell’omonima battaglia (24-4-1945)19.

25 aprile 1945: La Spezia. Sfilano i reparti partigiani. Primi tre da sinistra: Lorenzino Tornabuoni (Ispettore per “Giustizia e Libertà”), quindi Mario Fontana (Comandante della IV Zona Operativa), Flavio Maggiani (Ispettore per le Brigate “Garibaldi”)20.

25 aprile 1945: La Spezia. La stessa sfilata della foto precedente interpretata in un fumetto attuale21.


25 aprile 1945: La Spezia. Sfilano i reparti partigiani: terzo da sinistra Tommaso Lupi, Commissario Politico della IV Zona Operativa, quinto, Giovanni Ceragioli, Commissario Politico della I Divisione “Liguria-Picchiara”, sesto, Luciano Scotti, Comandante della I Divisione “Liguria-Picchiara”, al suo fianco, Anselmo Corsini, Commissario Politico aggiunto della I Divisione “Liguria-Picchiara”22.

25 aprile 1945: Piazza Verdi (La Spezia). Immagine di un gruppo della Brigata garibaldina “Cento Croci”. Si riconoscono, in primo piano, da sinistra a destra: il Comandante Alberto Perego, al centro l’ufficiale Varese Antoni, a destra il Commissario Politico Terzo Ballani23.

25 aprile 1945: La Spezia. Un gruppo del Servizio Sanitario IV Zona Operativa: al centro, con i baffi, il prof. Mario Farina, a destra suo fratello, Sergio Farina, all’epoca ancora studente universitario di Medicina24.

Il Palazzo del Governo, oggi (sede della Prefettura e della Provincia della Spezia): dalle sue finestre, la mattina del 25 aprile 1945, fu possibile vedere l’incontro, nell’attigua Piazza Verdi, del grosso delle truppe alleate con i reparti partigiani scesi dal Passo della Foce25.

La targa che, collocata alla Spezia sul Palazzo degli Studi, in Piazza Verdi, ricorda oggi la vittoriosa discesa dei partigiani dai monti26.

27 aprile27 1945: sfila alla Spezia, in Via Chiodo, il Battaglione “Zignago-Gindoli” (Colonna “Giustizia e Libertà”). Si riconoscono in prima fila, da sinistra a destra, il Comandante Amelio Guerrieri, la partigiana Carmen Bisighin, il Commissario Politico Giorgio Oldoini28.

27 aprile 1945: la sfilata del Battaglione “Zignago-Gindoli”, interpretata in un fumetto attuale29.

Una foto scattata nei giorni della Liberazione. Tre partigiane della Brigata “Gramsci”. Da sinistra a destra: Vera Del Bene, “Kety”, Elena Scarpato30.

Un reperto storico: bracciale CLN, senza nome, ma con numero di riconoscimento individuale, per chi operò nei giorni della Liberazione alla Spezia31.

Il monumento alla Resistenza (La Spezia, Giardini Pubblici) interpretato in un fumetto attuale32.


NOTE

1 Per un riferimento generale al 25 aprile, v. ; per un riferimento complessivo all’area della IV Zona Operativa, v.

2 Per un’analisi più estesa ed approfondita degli avvenimenti relativi al 24 e 25 aprile 1945, in relazione alla battaglia di San Benedetto e alla discesa in città, compresi gli apporti sulla questione provenienti da più fonti, si rimanda al recente libro Fondazione ETS-ISR La Spezia, “Storia del Battaglione garibaldino ‘Melchiorre ‘Vanni’. IV Zona Operativa”, di Maria Cristina Mirabello, Edizioni Giacché, La Spezia, gennaio 2025 (Capitoli 26-27 ed Epilogo).

3 Le forze che, essendo lì presenti il Comandante della IV Zona Mario Fontana e il rappresentante della Missione inglese John Henderson, si scontrarono con i tedeschi a San Benedetto, erano fondamentalmente garibaldine (Brigata “Gramsci”, costituita dai Battaglioni “Vanni”, “Maccione”, “Matteotti-Picelli”, dipendente dalla Divisione “Liguria-Picchiara”, e Brigata “Cento Croci”). Altri reparti partigiani operarono, su ordine del Comando IV Zona, in settori territoriali diversi. In un quadro coordinato rispetto agli Alleati, il Battaglione “Val di Vara” (Colonna “Giustizia e Libertà”) fu infatti impegnato nella zona di Aulla (la liberazione di Aulla, dove gli Alleati entrarono il 25 aprile mattina, avvenne nella serata-notte tra 24 e 25 aprile). Sulle colline della Spezia, il Battaglione “Zignago-Gindoli” (Colonna “Giustizia e Libertà”) affrontò gli ultimi residui nazifascisti a Monte Albano. Nell’area orientale della provincia agì invece la Brigata garibaldina “Ugo Muccini” che, operando in accordo con gli Alleati, li precedette nella liberazione di Sarzana il 23 aprile 1945.

4 L’avvenimento è ricordato, al Debbio di Riccò del Golfo, da un cippo (v. fotocronaca) e, a San Benedetto, da due lapidi, in due luoghi diversi, di cui una posta sul muro di una casa (lato strada), l’altra sulla strada (per l’immagine di quest’ultima, v. sempre fotocronaca).

5 Sul Passo c’è una lapide, restaurata in occasione dell’80° della Liberazione, con la seguente iscrizione a lettere maiuscole: “Domata alfine a Viseggi/l’estrema rabbia nazista/qui/ dalla Foce dei monti che abbracciano la terra natale/anziani e giovani partigiani/placarono la nostalgia/ della sofferta, lunga vigilia/ rivedendo con amore/il 23 aprile 1945/le case paterne dove/ nella riconquistata libertà/riprendere a vivere” [NdR: in realtà non 23, ma 25 aprile].

6 La città della Spezia, fuggiti tedeschi e fascisti, era saldamente presidiata, ad opera delle SAP, dal giorno 23 aprile 1945. Il giorno 24 aprile, alla Spezia c’erano già gruppi di partigiani (non solo delle SAP) che vi incontrarono alcune avanguardie degli Alleati. V., a tale proposito, https://patrimonio.archivioluce.com/luce-web/detail/IL5000042998/2/liberazione-spezia-ponte-sul-po-111-adc-4085.html.

7 La discesa dal Passo della Foce in città fu, con certezza, il 25 aprile. Nelle memorie di chi ha ricordato, ad anni di distanza, per orale o per scritto, tali avvenimenti, sono talvolta ritrovabili date non coincidenti. La stessa disomogeneità si verifica in talune lapidi.

8 V. https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2014/10/Fontana-Mario-via.pdf.

9 V. https://www.edizionigiacche.com/opera/tommaso-lupi-partigiano-artefice-della-stampa-clandestina-antifascista-58.

10 Come già detto, alcuni reparti degli Alleati erano arrivati in città il giorno prima.

11 https://www.isrlaspezia.it/wp-content/uploads/2024/07/Beghi-Pietro-Mario-via.pdf

12 https://www.isrlaspezia.it/strumenti/lessico-della-resistenza/c-l-n-la-spezia/

13 https://www.isrlaspezia.it/strumenti/pubblicazioni/pietro-mario-beghi-mario-prefetto-della-liberazione/

14 La mappa, tratta dal già citato “Storia del Battaglione garibaldino ‘Melchiorre ‘Vanni’. IV Zona Operativa”, è pubblicata per gentile concessione delle Edizioni Giacché.

15 Particolare tratto da “Mappa della Liberazione della provincia delle Spezia”, a cura di Maurizio Fiorillo-Progetto grafico di Riccardo Pioli. Documentazione e fotografie Istituto Spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea, 2005 (in occasione del Sessantesimo della Liberazione).

16 Collezione privata. Il documento, scritto a mano e firmato “Gonzaga”, cioè Luciano Scotti, Comandante della Divisione “Liguria-Piacchiara” (da cui dipendeva anche la Brigata “Gramsci”), è stato inaspettatamente trovato all’inizio di aprile 2025. Si ha ragione di credere, per i vari riferimenti contenuti in esso, che riguardi proprio la battaglia di San Benedetto.

17 Collezione privata.

18 Collezione privata.

19 Immagine tratta da ISR La Spezia “I Sentieri della libertà. Dalla città della Spezia a San Benedetto, il paese dell’ultima battaglia. Percorsi per riflettere” di Sandro Centi e Maria Cristina Mirabello, Edizioni Giacché, 2022.
Sulla lapide è inciso, a lettere maiuscole, quanto segue: “Dagli aspri monti/ dopo 20 mesi/ scesi al piano/ per l’ultima battaglia/ qui/ il 24 aprile 1945/ i partigiani della IV Zona Operativa /aprirono la strada/ alla liberazione della Spezia/piegando il truce nazista all’umiliazione della resa”. A San Benedetto esiste, come è stato già osservato, anche un’altra lapide, posta sul muro di una casa (lato strada). Questa l’iscrizione a lettere maiuscole: “Su questa linea/fu versato/l’ultimo sangue/La terra baciò/ gli ultimi morti/prima che/ il fragore /delle armi//cessasse/ il 24 aprile 1945”.

20 Archivio Fondazione ETS- ISR La Spezia.

21 Immagine tratta dal fumetto “La conquista della libertà” di Yassine Essaid e Gianluca Broccini (Sentieri di libertà, storie a fumetti, Fondazione ETS-ISR La Spezia, 2024).

22 Archivio Edizioni Giacché, g.c.

23 Archivio Fondazione ETS-ISR La Spezia.

24 Archivio Fondazione ETS-ISR La Spezia.

25 Collezione privata.

26 Collezione privata. Sulla targa è incisa, a lettere maiuscole, la scritta: “Qui in un radioso giorno di aprile discesero vittoriosi/ i combattenti per la libertà/ traguardando un orizzonte di pace e di giustizia per tutti popoli del mondo/ 60° Anniversario della Liberazione”.

27 I motivi per cui il Battaglione sfila solo il 27 aprile sono ritrovabili in https://vimeo.com/107985470 (Fondazione ETS-ISR La Spezia, Voci della memoria, intervista ad Amelio Guerrieri).

28 Archivio Fondazione ETS- ISR La Spezia.

29 Immagine tratta dal fumetto “Carmen” di Emma Borsetto (Sentieri di libertà, storie a fumetti, Fondazione ETS-ISR La Spezia, 2024).

30 Archivio Fondazione ETS- ISR La Spezia.

31 Collezione privata. Il bracciale, ormai scolorito per il tempo intercorso, è tricolore, ed apparteneva ad una partigiana delle SAP: La scritta al centro è CNL 361. La scritta circolare è COMITATO NAZ.LE DI LIBERAZ.NE -LA SPEZIA. Le abbreviazioni: il “LE” (di NAZ.LE) e il NE (di LIBERAZ.NE) sono in apice, molto più in piccolo, per acquistare spazio. Il bracciale apparteneva a una partigiana delle SAP.

32 Immagine tratta dal fumetto “La conquista della libertà” di Yassine Essaid e Gianluca Broccini (Sentieri di libertà, storie a fumetti, Fondazione ETS-ISR La Spezia, 2024).

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia per il 78° anniversario della Liberazione

Cuneo, 25/04/2023

“Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”.

È Piero Calamandrei che rivolge queste parole a un gruppo di giovani studenti, a Milano, nel 1955.

Ed è qui allora, a Cuneo, nella terra delle 34 Medaglie d’oro al Valor militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’argento, delle 228 Medaglie di bronzo per la Resistenza.

La terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste.

È qui che la Repubblica oggi celebra le sue radici, celebra la Festa della Liberazione.

Su queste montagne, in queste valli, ricche di virtù di patriottismo sin dal Risorgimento.

In questa terra che espresse, con Luigi Einaudi, il primo Presidente dell’Italia rinnovata nella Repubblica.

Rivolgo un saluto a tutti i presenti, ai Vice Presidenti del Senato e della Camera, ai Ministri della Difesa, del Turismo e degli Affari regionali. Al Capo di Stato Maggiore della Difesa. Ai parlamentari presenti.

Saluto, e ringrazio per i loro interventi, il Presidente della Regione, la Sindaca di Cuneo, il Presidente della Provincia. Un saluto ai Sindaci presenti, pregandoli di trasmetterlo a tutti i loro concittadini. Un saluto e un ringraziamento al Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza.

Stamane, con le altre autorità costituzionali, ho deposto all’Altare della Patria una corona in memoria di quanti hanno perso la vita per ridare indipendenza, unità nazionale, libertà, dignità, a un Paese dilaniato dalle guerre del fascismo, diviso e occupato dal regime sanguinario del nazismo, per ricostruire sulle macerie materiali e morali della dittatura una nuova comunità.

“La guerra continua” affermò, nella piazza di Cuneo che oggi reca il suo nome, Duccio Galimberti, il 26 luglio del 1943.

Una dichiarazione di senso ben diverso da quella del governo Badoglio.

Continua – proseguiva Galimberti – “fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana…non possiamo accodarci ad una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli italiani”.

Un giudizio netto e rigoroso. Uno discorso straordinario per lucidità e visione del momento. Che fa comprendere appieno valore e significato della Resistenza.

E fu coerente, salendo in montagna.

Assassinato l’anno seguente dai fascisti, è una delle prime Medaglie d’oro della nuova Italia; una medaglia assegnata alla memoria.

Il “motu proprio” del decreto luogotenenziale recita: “Arrestato, fieramente riaffermava la sua fede nella vittoria del popolo italiano contro la nefanda oppressione tedesca e fascista”; ed è datato, con grande significato, “Italia occupata, 2 dicembre 1944”.

Dopo l’8 settembre il tema fu quello della riconquista della Patria e della conferma dei valori della sua gente, dopo le ingannevoli parole d’ordine del fascismo: il mito del capo; un patriottismo contrapposto al patriottismo degli altri in spregio ai valori universali che animavano, invece, il Risorgimento dei moti europei dell’800; il mito della violenza e della guerra; il mito dell’Italia dominatrice e delle avventure imperiali nel Corno d’Africa e nei Balcani. Combattere non per difendere la propria gente ma per aggredire. Non per la causa della libertà ma per togliere libertà ad altri.

La Resistenza fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per affermare il riscatto nazionale.

Un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti.

Convocò i soldati mandati a combattere al fronte e che rifiutarono di porsi sotto il comando della potenza occupante tedesca, pagando questa scelta a caro prezzo, con l’internamento in Germania e oltre 50.000 morti nei lager.

Chiamò a raccolta i giovani della generazione del viaggio attraverso il fascismo, che ne scoprivano la natura e maturavano la scelta di opporvisi. La generazione, “sbagliata” perché tradita. Giovani ai quali Concetto Marchesi, rettore dell’Ateneo di Padova si rivolse per esortarli, dopo essere stati appunto “traditi”, a “rifare la storia dell’Italia e costituire il popolo italiano”.

Fu un moto che mobilitò gli operai delle fabbriche.

Coinvolse i contadini e i montanari che, per la loro solidarietà con i partigiani combattenti, subirono le più dure rappresaglie (nel Cuneese quasi 5.000 i patrioti e oltre 4.000 i benemeriti della Resistenza riconosciuti).

Quali colpe potevano avere le popolazioni civili?

Di voler difendere le proprie vite, i propri beni? Di essere solidali con i perseguitati?

Quali quelle dei soldati? Rifiutarsi di aggiungersi ai soldati nazisti per fare violenza alla propria gente?

L’elenco delle località colpite nel Cuneese compone una dolorosa litania e suona come preghiera.

Voglio ricordarle.

Furono decorate con Medaglie d’oro, d’argento o di bronzo, o con Croci di guerra: Cuneo, l’intera Provincia, Alba, Boves, Borgo San Dalmazzo, Dronero; Clavesana, Peveragno, Cherasco, Busca, Costigliole Saluzzo, Genòla, Trinità, Venasca, Ceva, Pamparato; Mondovì, Priola, Castellino Tanaro, Garessio, Roburent, Paesana, Narzòle, Rossana, Savigliano; Barge, San Damiano Macra, Villanova Mondovì.

Alla memoria delle vittime e alle sofferenze degli abitanti la Repubblica oggi si inchina.

Questo pomeriggio mi recherò a Boves, prima città martire della Resistenza, Medaglia d’oro al Valor militare e Medaglia d’oro al Valor Civile.

Lì si scatenò quella che fu la prima strage operata dai nazisti in Italia.

Una strage che colpì la popolazione inerme e coloro che avevano tentato di evitarla: Antonio Vassallo, don Giuseppe Bernardi, ai quali è stata tributata dalla Repubblica la Medaglia d’oro al Valor civile; don Mario Ghibaudo. I due sacerdoti, recentemente proclamati beati dalla Chiesa cattolica, testimoni di fede che non vollero abbandonare il popolo loro affidato, restarono accanto alla loro gente in pericolo.

E da Boves vengono segni di un futuro ricco di speranza: la Scuola di pace fortissimamente voluta dall’Amministrazione comunale quasi quarant’anni or sono e il gemellaggio con la cittadina bavarese di Schondorf am Ammersee, luogo dove giacciono i resti del comandante del battaglione SS responsabile della feroce strage del 19 settembre 1943.

A Borgo San Dalmazzo visiterò il Memoriale della Deportazione.

Borgo San Dalmazzo, dove il binario alla stazione ferroviaria è richiamo quotidiano alla tragedia della Shoah.

Cuneo, dopo Roma e Trieste, è la terza provincia italiana per numero di deportati nei campi di sterminio in ragione dell’origine ebraica.

Accanto agli ebrei cuneesi che non riuscirono a sfuggire alla cattura, la più parte di loro era di nazionalità polacca, francese, ungherese e tedesca. Si trattava di ebrei che, dopo l’8 settembre, avevano cercato rifugio dalla Francia in Italia ma dovettero fare i conti con la Repubblica di Salò.

Profughi alla ricerca di salvezza, della vita per sé e le proprie famiglie, in fuga dalla persecuzione, dalla guerra, consegnati alla morte per il servilismo della collaborazione assicurata ai nazisti.

Dura fu la lotta per garantire la sopravvivenza dell’Italia nella catastrofe cui l’aveva condotta il fascismo. Ci aiutarono soldati di altri Paesi, divenuti amici e solidi alleati: tanti di essi sono sepolti in Italia.

A questa lotta si aggiunse una consapevolezza: la crisi suprema del Paese esigeva un momento risolutivo, per una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente.

Si trattava di trasfondere nello Stato l’anima autentica della Nazione.

Di dare vita a una nuova Italia.

Impegno e promessa realizzate in questi 75 anni di Costituzione repubblicana. Una Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista.

Le Costituzioni nascono in momenti straordinari della vita di una comunità, sulla base dei valori che questi momenti esprimono e che ne ispirano i principi.

Le “Repubbliche” partigiane, le zone libere, nelle loro determinazioni e nel loro operare furono anticipatrici della nostra Costituzione.

È dalla Resistenza che viene la spinta a compiere scelte definitive per la stabilità delle libertà del popolo italiano e del sistema democratico, rigettando le ambiguità che avevano consentito lo stravolgimento dello Statuto albertino operato con il fascismo.

Se il decreto luogotenenziale del 2 agosto 1943 – poco dopo la svolta del 25 luglio – prevedeva, non appena ve ne fossero le condizioni, l’elezione di una nuova Camera dei Deputati, per un ripristino delle istituzioni e della legalità statutaria, fu il decreto del 25 giugno 1944 – pochi giorni dopo la costituzione del primo Governo del CLN – a indicare che dopo la liberazione del territorio nazionale sarebbe stata eletta dal popolo, a suffragio universale, un’Assemblea costituente, con il compito di redigere la nuova Costituzione. Per questo quel decreto viene definito la prima “Costituzione provvisoria”.

Seguirà poi il referendum, il 2 giugno 1946, con la Costituente e la scelta per la Repubblica.

La rottura del patto tra Nazione e monarchia, corresponsabile, quest’ultima, di avere consegnato l’Italia al fascismo, sottolineava l’approdo a un ordinamento nuovo.

La Costituzione sarebbe stata la risposta alla crisi di civiltà prodotta dal nazifascismo, stabilendo il principio della prevalenza sullo Stato della persona e delle comunità, guardando alle autonomie locali e sociali dell’Italia come a un patrimonio prezioso da preservare e sviluppare.

Una risposta fondata sulla sconfitta dei totalitarismi europei di impronta fascista e nazista per riaffermare il principio della sovranità e della dignità di ogni essere umano, sulla pretesa di collettivizzazione in una massa forzata al servizio di uno Stato in cui l’uomo appare soltanto un ingranaggio.

Il frutto del 25 aprile è la Costituzione.

Il 25 aprile è la Festa della identità italiana, ritrovata e rifondata dopo il fascismo.

È nata così una democrazia forte e matura nelle sue istituzioni e nella sua società civile, che ha permesso agli italiani di raggiungere risultati prima inimmaginabili.

E qui a Cuneo, mentre la guerra infuriava, veniva sviluppata un’idea di Costituzione che guardava avanti.

Pionieri Duccio Galimberti e Antonino Rèpaci.

Guardava a come scongiurare per il futuro i conflitti che hanno opposto gli Stati europei gli uni agli altri, per dar vita, insieme, a una Costituzione per l’Europa e a una per l’Italia. Dall’ossessione del nemico alla ricerca dell’amico, della cooperazione.

La Costituzione confederale europea si accompagnava alla proposta di una “Costituzione interna”.

Obiettivo: “liberare l’Europa dall’incubo della guerra”.

Sentiamo riecheggiare in quello che appariva allora un sogno, il testo del preambolo del Trattato sull’Unione Europea: “promuovere pace, sicurezza, progresso in Europa e nel mondo”.

Un sogno che ha saputo realizzarsi per molti aspetti in questi settant’anni. Anche se ancora manca quello di una “Costituzione per l’Europa”, nonostante i tentativi lodevoli di conseguirla.

Chiediamoci dove e come saremmo se fascismo e nazismo fossero prevalsi allora!

Nel lavoro di Galimberti e Rèpaci troviamo temi, affermazioni, che sono oggi realtà della Carta costituzionale italiana, come all’art. 46: “le differenze di razza, di nazionalità e di religione non sono di ostacolo al godimento dei diritti pubblici e privati”.

Possiamo quindi dire, a buon titolo: Cuneo, città della Costituzione!

Galimberti era stato a Torino allievo di Francesco Ruffini, uno dei docenti universitari che, rifiutando il giuramento di fedeltà al fascismo, fu costretto ad abbandonare l’insegnamento.

Accanto a Galimberti e Rèpaci, altri si misurarono con la sfida di progettare il futuro.

Silvio Trentin, in esilio dal 1926, nel suo “Abbozzo di un piano tendente a delineare la figura costituzionale dell’Italia”, dettato al figlio Bruno nel 1944, era sostenitore, anch’egli, dell’anteriorità dei diritti della persona rispetto allo Stato.

E Mario Alberto Rollier, con il suo “Schema di costituzione dell’unione federale europea”. Testi, entrambi, di forte ispirazione federalista.

Si tratta, nei tre casi, di esponenti di quel Partito d’Azione di cui incisiva sarà l’influenza nel corso della Resistenza e dell’avvio della vita della Repubblica.

La crisi della monarchia e quella del fascismo apparivano ormai irreversibili, tanto da indurre un gruppo di intellettuali cattolici a riunirsi a Camaldoli, a pochi giorni dal 25 luglio 1943, con l’intento di riflettere sul futuro, dando vita a una Carta di principi, nota come “Codice di Camaldoli”, che lascerà il segno nella Costituzione. Con la proposta di uno Stato che facesse propria la causa della giustizia sociale come concreta espressione del bene comune, per rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo di ogni persona umana, per rendere sostanziale l’uguaglianza fra i cittadini.

Per tornare alla “Costituzione di Duccio”, apparivano allora utopie alcune sue previsioni come quella di una “unica moneta europea”. Oggi realtà.

O quella di “un unico esercito confederale”. E il tema della difesa comune è, oggi, al centro delle preoccupazioni dell’Unione Europea, in un continente ferito dall’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina.

Sulla scia di quei “visionari” che, nel pieno della tragedia della guerra e tra le macerie, disegnavano la nuova Italia di diritti e di solidarietà, desidero sottolineare che onorano la Resistenza, e l’Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale.

Rendono onore alla Resistenza i medici e gli operatori sanitari che ogni giorno non si risparmiano per difendere la salute di tutti. Le rendono onore le donne e gli uomini che con il loro lavoro e il loro spirito di iniziativa rendono competitiva e solida l’economia italiana.

Le rendono onore quanti non si sottraggono a concorrere alle spese pubbliche secondo la propria capacità contributiva.

Il popolo del volontariato che spende parte del proprio tempo per aiutare chi ne ha bisogno.

I giovani che, nel rispetto degli altri, si impegnano per la difesa dell’ambiente.

Tutti coloro che adempiono, con coscienza, al proprio dovere pensando al futuro delle nuove generazioni rendono onore alla liberazione della Resistenza.

Signor Presidente della Regione, lei ha definito queste colline, queste montagne “geneticamente antifasciste”.

Sappiamo quanto dobbiamo al Piemonte, Regione decorata, a sua volta, con la Medaglia d’oro al merito civile

Ed è alle donne e agli uomini che hanno animato qui la battaglia per la conquista della libertà della Patria che rivolgo il mio pensiero rispettoso.

Nuto Revelli ha parlato della sua esperienza di comandante partigiano e della lotta svolta in montagna come di un vissuto di libertà: di un luogo dove era possibile assaporare il gusto della libertà prima che venisse restituita a tutto il popolo italiano.

Una terra allora non prospera, tanto da ispirargli i racconti del “mondo dei vinti”.

Una terra ricca però di valori morali.

Non c’è una famiglia che non abbia memoria di un bisnonno, di un nonno, di un congiunto, di un alpino caduto in Russia, nella sciagurata avventura voluta dal fascismo.

Non c’è famiglia che non ricordi il sacrificio della Divisione alpina “Cuneense” nella drammatica ritirata, con la Julia. Un altro esempio. Un altro monito alla dissennatezza della guerra.

Rendiamo onore alla memoria di quei caduti.

Grazie da tutta la Repubblica a Cuneo e al Cuneese, con le sue Medaglie al valore!

Come recita la lapide apposta al Municipio di questa città, nell’ottavo anniversario dell’uccisione di Galimberti, se mai avversari della libertà dovessero riaffacciarsi su queste strade troverebbero patrioti.

Come vi è scritto: “morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza”.

Viva la Festa della Liberazione!

Viva l’Italia!

Qui il collegamento al discorso

25 aprile 2022: le iniziative dell’Istituto

L’Istituto storico spezzino, che da cinquant’anni raccoglie, tutela e valorizza il patrimonio materiale e ideale della Resistenza, promuove la celebrazione del 77° anniversario della Liberazione mettendo in evidenza tre strumenti fondamentali per la conoscenza della IV Zona Operativa

e cioè il Registro storico dei partigiani e patrioti riconosciuti operanti nella IV Zona Operativa, attualmente esposto al Centro d’Arte Moderna e Contemporanea (CAMeC),

Il Registro storico dei partigiani e patrioti riconosciuti operanti nella IV zona operativa in esposizione al CAMeC
Le vie della Resistenza

la pagina che elenca le Vie della Resistenza,

Mappa-Lessico

e quella dedicata al Lessico della Resistenza.

Interessante anche il percorso bibliografico tematico, con didascalie dedicate, che la Biblioteca Civica Beghi, unitamente all’ISR spezzino, propone mostrando i primi studi di carattere scientifico sulla Resistenza spezzina. Una ricca bibliografia compresa tra il 1972 e il 1995, che di seguito viene presentata:

  • Riunione tenutasi a Migliarina il 21 ottobre 1971 per la raccolta delle testimonianze, 1971
  • Testimonianze Miscellanee P.1.1-P.1.29, 1969-1975
  • Pietro Mario Beghi. Discorsi e scritti dal 1954 al 1966, 1972.
  • La Resistenza nello Spezzino e nella Lunigiana. Scritti e testimonianze, 1973 e 2° Ed. 1975
  • La Battaglia del Gottero (20 gennaio 1945), 1974.
  • I fatti di Valmozzola (il gruppo di Monte Barca), 13-17 marzo 1944, 1974.
  • Giulivo Ricci, Contributi alla storia della Resistenza in Lunigiana, 1976
  • La Spezia Marzo 1944. Classe operaia e Resistenza, 1976.
  • G.Ricci, Storia della Brigata Garibaldina Ugo Muccini, 1978.
  • G.Ricci, Storia della Brigata Matteotti-Picelli,1978.
  • Sacerdoti cattolici nella Resistenza, La Spezia, Sarzana, Brugnato / [presentazione di Franco Franchini], 1979.
  • Antifascismo e Resistenza alla Spezia (1922-1945), 1987.
  • Il CLN spezzino come autorità di governo, Atti del convegno, 1995.
  • G.Ricci, La Colonna Giustizia e Libertà, 1995.
  • Antifascismo e Resistenza nella e dalla scuola spezzina, Atti del convegno, 1999.
alcuni dei testi scelti per il persorso bibliografico tematico sul 25 aprile
alcuni dei testi scelti per il persorso bibliografico tematico

Fino al primo maggio sarà fruibile a tutti i cittadini e utenti della Biblioteca Beghi la vetrina tematica per la Festa della Liberazione, con i pannelli che descrivono la storiografia della Resistenza spezzina a partire dalla fondazione dell’ISR spezzino.

Alle didascalie sono affiancati i volumi più importanti e i pezzi unici recentemente rilegati della Resistenza spezzina.

info:
Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea
CAMeC