Brigata Garibaldi Cento Croci

a cura di Maria Cristina Mirabello

Il nome
La Brigata partigiana “Centocroci” prende il nome dall’omonimo valico fra Val di Vara (La Spezia) e Val di Taro (Parma).

La storia della “Centocroci”, ovvero due storie
Le vicissitudini della Brigata possono essere scandite su due periodi: il primo che va fino al 20 gennaio 1945 e il secondo che parte da tale data. Dopo il 20 gennaio 1945 la Brigata infatti si scinde in due tronconi: uno rimane legato al vecchio comandante Federico Salvestri “Richetto” e aderisce al “Comando unico parmense”, l’altro (comandante Alberto Perego “Wollodia” e commissario Terzo Ballani “Benedetto”) si sposta invece decisamente nel territorio spezzino, proclamandosi successivamente garibaldino (aderendo cioè alle Brigate Garibaldi, di ispirazione comunista).

Per narrare le vicende della Brigata Centocroci garibaldina occorre comunque partire dall’origine.

La “Centocroci” dalla nascita al Comando Unico (luglio 1944)
La “Centocroci” nasce per un’iniziativa composita, al di là del passo di Centocroci, fra fine del 1943 e inizio del 1944.

Da un lato ci sono i fratelli Cacchioli (Gino e Alberto), appartenenti ad una famiglia di proprietari terrieri già emigrati in Inghilterra, i quali organizzano a Groppo di Albareto un gruppo detto “Beretta” (perché Gino Cacchioli acquista di tasca sua alcuni fucili ed appunto una pistola Beretta, da cui deriverà il nome di battaglia), compiendo azioni già nel febbraio 1944. A loro si uniscono altri “ribelli” per cui, con l’obiettivo di procurarsi armi, vengono attaccati una pattuglia fascista a Sesta Godano e un posto di avvistamento aereo a Centocroci.

Dall’altro lato, poco dopo, si costituisce un gruppo intorno all’ex sottufficiale dei Carabinieri Federico Salvestri (“Richetto”), in servizio all’8 settembre 1943 ad Agazzano (Piacenza). Salvestri, venuto via da lì, raggiunge Borgotaro (PR) e quindi si ferma nella zona di Caranza, Ranghe e Varese Ligure (SP). E proprio la notte del 4 marzo 1944 c’è un incontro nell’Albergo “Alpino”, a Centocroci, fra questi due segmenti iniziali. Nasce così il gruppo che da aprile-maggio prenderà il nome “Centocroci” (derivandolo, secondo la testimonianza del ten. De Lucchi “Mario”, dal luogo in cui la formazione ha il primo morto). Comandante della formazione è “Richetto”, vice Gino Cacchioli (“Beretta”), commissario è invece un vecchio antifascista spezzino di fede comunista (Aldo Costi “lo Zio”). Numerose sono le adesioni spezzine al gruppo che si presenta fin dal principio politicamente composito: gli spezzini sono l’ala sinistra, coloro che si riconoscono in Cacchioli ruotano invece in un’area vicina alla Democrazia Cristiana e ai liberali, mentre “Richetto” rappresenta la così detta componente militare, ispirata ad un lealismo monarchico.

In questo periodo la “Centocroci” compie numerose azioni, riceve il primo aviolancio alleato sul monte Penna, cui seguiranno numerosi altri, intreccia rapporti molto amichevoli con il maggiore inglese Gordon Lett, esce indenne dal grande rastrellamento del 22-26 maggio 1944.

Nel frattempo, nel giugno 1944, nasce il Territorio Libero del Taro che però crolla a causa della massiccia controffensiva nazi-fascista a luglio. Proprio a luglio la formazione ha un periodo difficile in concomitanza con la battaglia di Pelosa in cui cadono alcuni partigiani (v. approfondimento). A seguito dello sbandamento intervenuto, il gruppo “Beretta” si separa dal grosso della “Centocroci” mentre “Richetto” diventa comandante di essa e la riorganizza a partire dal 20 luglio.

Quando dal 23 al 28 luglio 1944 nasce il Comando Unico e la Ia Divisione Liguria (sotto la guida del colonnello Mario Fontana) la “Centocroci” è annoverata nelle formazioni che convergono sul Comando Unico.

Dal rastrellamento del 3 agosto 1944 alla nascita della IV Zona Operativa nel dicembre 1944 e al rastrellamento del 20 gennaio 1945
Il 3 agosto del 1944, i tedeschi, con il sostegno dei fascisti, attuano un massiccio rastrellamento per colpire i partigiani, accerchiando con 5000 uomini il Monte Gottero e il Monte Picchiara. In quest’occasione la resistenza armata e il neonato Comando Unico rischiano di essere liquidati a causa delle caratteristiche della manovra nemica e della complessiva non preparazione dei partigiani derivante dalla crescita caotica del movimento.

Ci sono però due “bande” che reagiscono con efficacia, non disperdendosi: si tratta della “Cento Croci” guidata da Federico Salvestri, “Richetto”, operante a nord del Monte Gottero, e la Brigata “Val di Vara” guidata da Daniele Bucchioni, “Dani”, operante nella zona di Calice.

La buona capacità di reazione della “Centocroci” è dimostrata non solo dalla resistenza ordinata opposta al nemico ma anche dal fatto che pochi giorni dopo il rastrellamento la Brigata è già in grado di provvedere, nelle zone che da essa dipendono, all’espletamento di funzioni utili alla vita civile quotidiana[1].

La riorganizzazione delle formazioni procede arrivando in dicembre alla creazione della IV Zona Operativa e, poiché la “Centocroci” è promossa al rango di Divisione, il nuovo Organigramma prevede un Comando IV Zona da cui dipende una 1a Divisione Liguria Monte Picchiara: da quest’ultima dipendono la Brigata Garibaldi “Gramsci”, con i Battaglioni Vanni, Matteotti-Picelli, Gramsci (in seguito Maccione) e la Colonna “Giustizia e Libertà”, nonché una 2a Divisione Centocroci (formata dalle Brigate Varese e Zerasco).

Va a questo punto notato che in precedenza, addirittura dal settembre, ma progressivamente in modo più incisivo fra novembre e dicembre, “Richetto” ha cercato di rendersi sempre più autonomo rispetto al Comando della IV Zona. Comunque sia, ai primi di dicembre 1944, la Centocroci ha 830 uomini e il grosso delle sue forze è sull’omonimo passo e a Rio (quindi nello Spezzino).

Arriva così il rastrellamento del 20 gennaio 1945: quasi in concomitanza con esso cade nel corso di una delicata missione il partigiano della Centocroci, poi Medaglia d’Oro alla memoria, Nino Siligato.
Durante il rastrellamento (v. per un approfondimento: via 20 gennaio 1945 e via Monte Gottero) vero e proprio la divisione “Cento Croci”, lasciata scoperta dalla formazione “Coduri” della VI Zona Operativa, dopo aver dovuto desistere dal combattimento, tenta, fra 20 e 21 gennaio 1945, lo sganciamento attraverso il Gottero e raggiunge, con parecchie perdite di uomini (fra essi, catturato e fucilato successivamente, c’è Renato Corradini) e materiali, la cima del monte la sera del 21 gennaio, per poi ridiscendere verso la Val di Taro.

Nel corso di tale sofferta operazione però avviene di fatto una divisione fra gli uomini: la parte spezzina resta sostanzialmente unita e raggiunge l’obiettivo prefissato dal comando della IV Zona Operativa, mentre il gruppo che rimane con “Richetto” e “Benedetto” decide di andare verso Monte Groppo e scendere su Squarci (Albareto-PR) incorrendo in un’ulteriore, drammatica avventura.

La sera del 23 gennaio, 17 partigiani, compresi il comandante Federico Salvestri “Richetto” e il commissario politico Terzo Ballani “Benedetto”, vengono catturati dai Tedeschi, anche se successivamente il commissario “Benedetto” tornerà libero, insieme ad alcuni compagni, grazie ad uno scambio di prigionieri e “Richetto” riuscirà a scappare.

Dopo il rastrellamento del 20 gennaio 1945: scissione della “Centocroci” e avvio della “Centocroci” garibaldina
Durante la sua assenza “Richetto” viene rapidamente sostituito da Alberto Perego “Wollodia” (si trova anche “Vollodia” o “Volodia”), situazione già formalizzata dal Comando della IV Zona Operativa il 28 gennaio 1945[2]. Ma “Richetto”, riuscito a scappare e rientrato ai primi di febbraio, non accetta la situazione. Ciò, in un quadro piuttosto complesso a livello di rapporti fra i due tronconi effettivi in cui ormai la “Centocroci” è scissa, il Comando IV Zona e il Comando Unico Parmense, verso cui tende “Richetto”[3].

Dopo un difficile e frastagliato itinerario si perviene alla formale codificazione della situazione: da una parte si costituisce il raggruppamento Brigate della “Vecchia Centocroci” sotto “Richetto”, alle dipendenze del Comando Unico Parmense, mentre nello Spezzino si stanzia la Brigata (non più dunque Divisione) “Centocroci” (la cui denominazione di “garibaldina” viene assunta definitivamente il 10 aprile 1945), divisa in due compagnie (la prima schierata fra Sesta Godano e Varese Ligure, la seconda nella zona di Varese Ligure).

Poiché alla Brigata Garibaldina, posta agli ordini diretti del Comando IV Zona, viene praticamente ad un certo punto aggregato il Battaglione Costiero di Deiva, il numero degli uomini sale a oltre 400.

Nel frattempo la “Centocroci” spezzina prosegue la sua attività bellica: in particolare a Buto di Sesta Godano (SP) il 21 marzo 1945[4], aiutata dal battaglione “Picelli”, si scontra con gli alpini della “Monterosa” infliggendo loro pesanti perdite.

Infine, nella fase ultima della Liberazione, la Brigata, il cui Comando è a Buto e le cui Compagnie sono a Rio e Varese Ligure, viene fatta spostare in avanti (il Comando a Sesta Godano, le Compagnie a Rio), avendo l’ordine di raggiungere la zona di Cassana, procedere sul monte Parodi e scendere con i V.A.L. (Volontari Arditi Libertà) sulla Spezia.

In realtà, essendo rivelata inutile l’azione sul Monte Parodi per occupare La Spezia, perché l’occupazione della città avviene entro le 17 del 23 aprile 1945 in virtù delle operazioni messe in campo dal Comando Piazza contro i nazi-fascisti ormai in preda alla confusione più totale, la Brigata “Centocroci” viene ad essere una delle componenti garibaldine dell’ultimo scontro bellico della IV Zona, cioè della Battaglia di S. Benedetto.

Nella notte del 23 aprile viene infatti isolato a Riccò del Golfo un forte nucleo composto di 450 tedeschi[5] puntualmente armati, appoggiati da mitragliatrici collocate sul forte Visseggi. Poiché il comandante tedesco non si vuole arrendere, avviene qui il 24 aprile l’ultima battaglia che costa la morte a molti soldati tedeschi e termina verso le ore 18, aprendo la strada della città in cui i partigiani scendono nella mattinata del 25 aprile 1945.

Monumento alla Brigata “Centocroci” sull’omonimo Passo
Monumento alla Brigata “Centocroci” sull’omonimo Passo
Centocroci: la Cappelletta
Centocroci: la Cappelletta
Panorama da Centocroci verso Varese Ligure (La Spezia)
Panorama da Centocroci verso Varese Ligure (La Spezia)
Il giorno della Liberazione in piazza Verdi alla Spezia: a sinistra Alberto Perego “Wollodia” (Comandante della “Centocroci” garibaldina), al centro Varese Antoni “Varese” (Ufficiale di S.M.), a destra Terzo Ballani “Benedetto” (Commissario)
Il giorno della Liberazione in piazza Verdi alla Spezia: a sinistra Alberto Perego “Wollodia” (Comandante della “Centocroci” garibaldina), al centro Varese Antoni “Varese” (Ufficiale di S.M.), a destra Terzo Ballani “Benedetto” (Commissario)

 
 

Fonti

  • Archivio Storico I.S.R. La Spezia (v. documenti puntualmente citati nelle note)
  • “Relazione sul periodo operativo dal 12 al 25 aprile 1945” del Corpo Volontari della Libertà Comando IV Zona Operativa, redatta dal Comandante Mario Fontana, in “Pietro Mario Beghi-Discorsi e scritti dal 1954 al 1966”, ISR La Spezia, 1972, p.147 e segg.
  • Bollo, Gerolamo, Tra Vara e Magra. La Resistenza a La Spezia, La Moderna, 1969 (per l’episodio di Buto, pp. 96-97)
  • “Relazione sul periodo operativo dal 12 al 25 aprile 1945” del Corpo Volontari della Libertà Comando IV Zona Operativa, redatta dal Comandante Mario Fontana, in “Pietro Mario Beghi-Discorsi e scritti dal 1954 al 1966”, ISR La Spezia, 1972, p.147 e segg.
  • La Brigata “Centocroci” in I.S.R., a cura di Antonio Giacché, Maria Teresa Mori, Grazia Scoccia Biavaschi, La battaglia del Gottero – 20 gennaio 1945, 1974, pp. 79-90
  • Canessa, don Luigi, La strada era tortuosa, Sedici mesi di guerriglia sull’Appennino ligure-emiliano, 2a ed., Novi Ligure, Ed. Quaderni de Il Novese, 1977
  • Del Maestro, Camillo, Varese L., Associazione partigiana “Centocroci”, 1982
  • Antoni, Varese; Ricci, Giulivo, Protagonisti ( a cura di/dei), IV Zona Operativa. La Brigata Garibaldina Centocroci. Storia e Testimonianze, Ed. Giacché, 1997
  • Mongatti, Giulio, Cronistoria della Brigata partigiana Centocroci, I.S.R., 2000
  •  
    Mentre le fonti sopra citate riguardano quasi esclusivamente le vicende della “Centocroci” nel suo complesso prima e/o dopo la scissione, altre notizie possono essere trovate agevolmente nelle seguenti fonti bibliografiche, tenendo come filo di ricerca i nomi dei principali esponenti della Brigata, grazie all’indice analitico che presentano.
     

  • Ricci, Giulivo, La colonna “Giustizia e Libertà”, Fiap-Ass. Partigiani Mario Fontana- ISR P.M.Beghi-SP, 1995, (i nomi da seguire nelle loro vicende sono Ballani Terzo, Cacchioli Gino, Cacchioli Guglielmo, Salvestri Federico)
  • Bianchi, Antonio, La Spezia e Lunigiana-Società e politica dal 1861 al 1945, Franco Angeli, 1999, (i nomi da seguire nelle loro vicende sono Antoni Varese, Ballani Terzo, Cacchioli Gino e Cacchioli Guglielmo, Maggiani Flavio, Salvestri Federico)
  • Gimelli, Giorgio; La Resistenza in Liguria- Cronache militari e documenti, Carocci, 2005, seguendo nell’indice analitico i nomi di: Antoni Varese, Ballani Terzo, Cacchioli Guglielmo, Costi Aldo, Perego Alberto, Delucchi Mario, Salvestri Federico.
  • Capogreco, Carlo, Spartaco, Il piombo e l’argento, Donzelli, 2007, (i nomi da seguire nelle loro vicende sono Ballani Terzo, Cacchioli Gino e Cacchioli Gugliemo, Maggiani Flavio, Salvestri Federico)
  • Gimelli, Franco; Battiflora, Paolo, (a cura di), Dizionario della Resistenza in Liguria, Genova, De Ferrari, [2008?], (Antoni Varese p. 30; Ballani Terzo p. 40;Cacchioli Guglielmo p.82; Costi Aldo p. 119; Perego Alberto p.272-273; Salvestri Federico p.310, Siligato Antonio pp.327-328, nonché Brigata Centocroci pp.102-103 e Passo Centocroci p. 102)
  • Fiorillo, Maurizio, Uomini alla macchia- Bande partigiane e guerra civile- Lunigiana 1943-45, Laterza, 2010 (i nomi da seguire nelle loro vicende sono Antoni Varese, Ballani Terzo, Cacchioli Gino e Guglielmo, Maggiani Flavio, Perego Alberto, Salvestri Federico)
  • Cenni alla “Centocroci” sono ritrovabili in Jacopini, Renato, Canta il gallo, Edizioni Avanti!, 1960, pp. 68, 74,82,83 ( il testo non prevede però indice analitico)
  • Svariati cenni alla “Centocroci” sono ritrovabili in Bollo, Gerolamo, Tra Vara e Magra – La Resistenza a La Spezia, La Moderna, 1969, che però non prevede indice analitico. Rispetto al testo segnaliamo le seguenti pagine in cui sono riportati fatti che riguardano esponenti della “Centocroci” e/o fatti inerenti la Brigata stessa pp. 48, 70, 77, 89, 92, 93, 96
  • Svariati cenni alla “Centocroci” sono ritrovabili in Ricci, Giulivo, Avvento del Fascismo Resistenza e Lotta di Liberazione in Val di Magra, ISR La Spezia, 1975 che però non prevede indice analitico. Rispetto al testo segnaliamo le seguenti pagine in cui sono riportati fatti che riguardano esponenti della “Centocroci” e/o fatti inerenti la Brigata stessa: (pp.183, 186, 190, 206, 221, 223, 234, 259, 260, 291, 292, 295, 296, 315, 316, 360, 374, 404, 405, 406, 407, 446, 462)
  • Svariati cenni alla “Centocroci” sono ritrovabili in Lett, Gordon, Partigiano… Io so cosa vuol dire, Zappa, Sarzana,1992, che però non prevede indice analitico e rispetto al quale segnaliamo le seguenti pagine e/o nomi: Beretta p. 91, Guglielmo (Cacchioli) / Richetto pp.125, 126, 131, 136, 140, 164, 170, 171, 177, 178, 180, 198, 199
  • da Una breve storia della resistenza nello Spezzino di Maurizio Fiorillo
  • interviste a partigiani della “Centocroci”: Andreoni Sergio, Basile Raul, Brizzi Bruno, Kossuth Mario, Mizzon Rino, Tambini Aldo
  • Panorama della zona del passo di Centocroci
  • Descrizione del Monumento alla “Centocroci” e delle scritte incise su di esso (omonimo Passo)
  • Articolo su Bruno Brizzi

La fotografia di Alberto Perego, Terzo Ballani, Varese Antoni è ripresa da La Provincia della Spezia, Medaglia d’oro della Resistenza, edizioni Giacché, 1997, p. 167

Le fotografie del paesaggio, della Cappelletta, del monumento alla “Centocroci” sono di Mauro Martone che ha curato la parte iconica della presente Scheda

 
 
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Note

[1] In data 10 agosto 1944 il Comandante della Centocroci si rivolge alla popolazione di Borgotaro, Compiano, Bedonia, Varese Ligure, comunicando che è stato istituito un servizio di polizia patriottica (Archivio storico I.S.R. La Spezia, Busta 161/foglio 2305).
[2] Archivio Storico I.S.R. La Spezia, Busta 164, Foglio 2312: in data 28 gennaio 1945 il Comando IV Zona provvede alla sostituzione di”Richetto” con Alberto Perego “Wollodia” e conferisce a quest’ultimo e a Terzo Ballani “Benedetto”, in qualità di Commissario politico, la più ampia autonomia per riorganizzare la Divisione. Alla “Centocroci” viene anche ordinato di raggiungere, entro il 1 febbraio 1945, con la sua prima brigata la zona fra Sesta e Costolo e, con la sua seconda brigata, Varese, pronta a spostarsi nella zona della prima brigata.
[3] Numerosi sono i riferimenti dell’Archivio I.S.R. La Spezia a proposito della questione che si trascina fino alla fine del marzo 1945. Diamo una sintesi dei riferimenti che riteniamo principali: (Busta 164/foglio 2316): in data 8 febbraio il C.L.N. provinciale si compiace in una lettera rivolta a “Richetto” che quest’ultimo sia vivo ma ribadisce che il comando della “Centocroci” è ormai passato a Wollodia. Nella stessa lettera si fa anche cenno alle vicende e alla tenuta della “Centocroci” nel corso del rastrellamento del 20 gennaio 1945, dicendo che si dovrà vedere in seguito quale giudizio dare su di esso. Sempre il C.L.N. ritorna sulla faccenda il 13 febbraio 1945 (Busta 164/ Foglio 2317) per riaffermare quanto già detto l’8 febbraio, ma le acque si agitano ancora di più. Infatti, in data 15 febbraio 1945, “Benedetto” e “Aldo” della “Centocroci” (componente spezzina), rivolgendosi al Comando IV Zona, a Gordon Lett, al C.L.N., comunicano che nella “Centocroci” ci sono problemi e chiedono di risolverli rapidamente (Busta 164, Foglio 2318). E’ così che il Comando IV Zona il 20 febbraio 1945 ritorna sulla questione e sulla posizione di “Richetto” (Busta 164, foglio 2319), ma questo non evita che il 28 febbraio 1945 numerosi comandanti di reparto della “Centocroci” critichino quanto disposto dal C.L.N. e chiedano di passare in altra zona (Busta 164, foglio 2320) e che “Richetto” comunichi quindi di avere ri-assunto il comando (carta autografa in Busta 164, foglio 2321 a). Infine, ma si potrebbero citare anche altri documenti, in data 6 marzo 1945, il Comando IV Zona (Busta 164/foglio 2324) si rivolge agli uomini della “Centocroci” chiedendo se vogliano far parte della formazione capitanata da “Wollodia” o se vogliano slittare in altre formazioni, mentre, sempre in pari data, “Arta” (Giacomo Ferrari) e “Poe” (Achille Pellizzari), ai vertici, in qualità rispettivamente di Comandante e di Commissario politico, del Comando Unico Parmense, comunicano al Comando Divisione “Centocroci” di sospendere al momento l’invio di uomini. “Richetto” in data 11 marzo 1945 chiede che il nome “Centocroci” rimanga ai reparti rimasti con lui (Busta 164, foglio 2338) e nella stessa data chiede che la bassa di passaggio su Parma sia veloce (Busta 164, foglio 2337). Intanto la “Centocroci” rimasta nello Spezzino si riorganizza, il Comando IV Zona interviene sulla denominazione che assumeranno le formazioni nate dalla scissione avvenuta e ribadisce che la formazione spezzina conserverà il nome di “Centocroci” (Busta 164, foglio 2340). Si arriva al 21 marzo 1945 (Busta 164, foglio 2346) in cui, passato ormai “Richetto” con gli uomini che hanno deciso di stare con lui sotto il Comando Unico Parmense, c’è un verbale di consegna dei materiali ed infine al 23 marzo 1945 (Busta 164, foglio 2349), quando il Comando IV Zona comunica formalmente a “Richetto” (e per conoscenza al Comando Unico Parmense) che la formazione da lui dipendente sarà inquadrata appunto nel Comando Unico Parmense.
[4] Archivio Storico I.S.R. la Spezia, Busta 260/foglio 2304 (Relazione sui fatti di Buto datata 28 marzo 1945).
[5] Secondo Fontana i tedeschi sono 450; per il maggiore Henderson il numero sarebbe invece 120 (Fiorillo, Maurizio, Uomini alla macchia – Bande partigiane e guerra civile – Lunigiana 1943-45, Laterza, 2010, p.264).

Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea "Pietro M. Beghi" Fondazione ETS