Gordon Lett e la Missione Alleata nel territorio spezzino

Introduzione al progetto

Lo studio del materiale documentale cartaceo inventariato nell’Archivio dell’Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell’Età contemporanea ha spinto l’Istituto a valorizzarlo ulteriormente e a farne conoscere il significativo patrimonio culturale ad un pubblico più ampio con strumenti e modalità differenti da quelle solitamente usate.

A partire da questo obiettivo e dal rinnovato studio di un fondo presente nell’Archivio storico spezzino1Si tratta del Fondo I Attività Militare: comprende 12 serie documentali, 3228 carte in tutto che abbracciano il periodo dall’08/01/1944 al 30/10/1947. Come l’omonimo Fondo II, Attività Militare BIS, questo primo insieme di documenti copre l’intero arco temporale del periodo resistenziale nello Spezzino e offre uno spaccato della vita quotidiana ai monti, delle questioni interne alle formazioni e delle vicende prettamente militari che caratterizzano la IV Zona Operativa. è nata una collaborazione su alcune carte con la University of Lincoln e il Digital Archive dello International Bomber Central Command (IBCC2(consultato il 20/04/2019)).

Il progetto è l’inizio di un lavoro a tappe progettuali che porterà a un processo di digitalizzazione e de-materializzazione di gran parte del patrimonio documentale presente nella Rete degli Istituti storici nazionali (ex INSMLI).

I protagonisti del progetto

Archivio Storico della Resistenza della Spezia

A partire dal 1998 l’ISR spezzino ha realizzato il riordino del patrimonio di quasi 20.000 carte, suddivise in 7 fondi, per comunicare ad un pubblico sempre più eterogeneo quegli elementi essenziali necessari alla comprensione della dimensione storica contemporanea del territorio spezzino.

La pubblicazione di un catalogo digitale online costituisce, pertanto, lo strumento prioritario per la valorizzazione dell’Archivio3(consultato il 20/04/2019) resistenziale quale risorsa meritevole non solo di una azione di tutela e di conservazione, ma anche di una rinnovata “scoperta” come fonte di memoria storica e d’identità culturale locale.

E proprio a partire dal 1975, con la nascita del Ministero dei Beni culturali, gli Archivi, che fino ad allora avevano funzione di mera archiviazione e tutela, sono rivalutati come parte della divulgazione di un prezioso patrimonio culturale.

In aggiunta, la creazione di un sito per l’ISR (gennaio 2014) ha avuto come scopo primario quello di permettere una maggiore fruizione del materiale didattico e archivistico. In seguito si è iniziata la conversione dell’inventario storico dal formato cartaceo a quello digitale.

International Bomber Command Centre Digital Archive

L’archivio digitale dell’IBCC ha come scopo prioritario quello di conservare i documenti, provenienti da tutto il mondo, inclusi libri di bordo, fotografie, lettere e citazioni di servizio. Contiene anche storie orali di coloro che sono stati i protagonisti della Seconda Guerra Mondiale, garantendo che le loro esperienze siano conservate prima una loro eventuale perdita.

L’archivio non solo garantisce la conservazione e la tutela del patrimonio, ma fa conoscere i vari soggetti coivolti attraverso i loro documenti e le loro storie personali.

È gratuita la consultazione online e in loco; i documenti possono essere scaricati, stampati e utilizzati per scopi non commerciali.

È una risorsa preziosa per chiunque abbia un interesse per il patrimonio dell’aviazione, il patrimonio militare, la storia del XX° secolo e per tutti coloro che fanno ricerche genealogiche.

Si trova anche una parte di archivio partecipativo che coinvolge direttamente i possessori di documenti e/o fotografie che vorrebbero fossero valorizzati scientificamente e conservati nel patrimonio dell’Archivio stesso.

L’unione di queste due tipologie di archivi, il primo digitalizzato e il secondo nativo digitale a tutti gli effetti, ha portato a sviluppare un progetto su un fondo specifico presente nell’archivio dell’Istituto spezzino: Comando Militare Alleato – Battaglione internazionale 4(consultato il 20/04/2019) .

Quest’ultimo è stato di notevole interesse perché capace di collegare diverse tematiche e avvenimenti cari ad entrambi le Associazioni ed Istituzioni locali.

L’idea di archivio cambia col digitale e diventa a tutti gli effetti un potente medium capace di interagire col pubblico vasto e non solo con i ricercatori e/o cultori di Storia.


Parte Progettuale

1 – Storia degli aviolanci in Italia

I lanci anglo-americani avvenuti in Italia, durante la Seconda Guerra Mondiale, sono parte integrante degli avvenimenti che caratterizzarono lo scenario della guerra nel nostro Paese, specialmente nel centro – nord dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.

Gli aviolanci alleati si legano in maniera indissolubile alle vicende della Resistenza, un fenomeno che si sviluppò in maniera costante solo nel centro-nord del Paese tra il 1943 e il 1945.

Per quanto scritto, assai significativa risulta essere la figura di Gordon Lett, un Maggiore inglese e cosmopolita che, all’inizio della guerra fu fatto prigioniero in Africa dagli Italiani e successivamente condotto in un campo di prigionia a Veano nel piacentino.

L’8 settembre fuggì con alcuni prigionieri dal campo di prigionia e guidò alcuni di essi verso il confine. L’idea di Lett era di raggiungere le linee alleate, ma, a causa delle difficoltà e da ciò che stava accadendo in Italia, decise di stabilirvisi per coordinare le operazioni in appoggio alla resistenza ligure..

Per aumentare le possibilità di successo, sotto pressione del Comitato di Liberazione di Genova, Lett creò un Battaglione Internazionale con l’intento di appoggiare la Resistenza locale.

Gli aviolanci alleati furono coordinati dal Maggiore inglese e dal suo Comando Alleato nello spezzino o in Lunigiana e, come tutte le altre zone del resto, erano spesso privi di armamenti e rifornimenti vari.

La Resistenza nella IV Zona operativa, fu messa in contatto con i servizi segreti alleati (SOE) che organizzavano operazioni non solo in Italia ma in tutta Europa.

I lanci non sempre andavano a buon fine, data la presenza in zona del nemico, ben più numeroso, che non si faceva sfuggire l’occasione di impadronirsi dei “doni” caduti dal cielo per mano alleata.

In più, diversi gruppi partigiani operavano nell’area durante l’estate del ’44, le formazioni partigiane nel territorio apuo-ligure-lunigianese registrarono una rapida crescita, raggiungendo in poche settimane la cifra di 2.000 effettivi, molti dei quali però disarmati o in possesso di sole armi individuali.

Gli Alleati, che pure si dissero disponibili ad effettuare lanci di materiale per ovviare a queste carenze, si trovarono di fronte ad una serie di problemi che misero a dura prova i rapporti tra le due parti.

I partigiani dimostrarono scarsa disciplina in merito; talvolta accadeva che formazioni non direttamente interessate intervenissero col fare segnalazioni erronee per impadronirsi del materiale, e questo malgrado il Comando generale dei distaccamenti e le Brigate d’assalto Garibaldi inviassero precise istruzioni.

Motivo di grande importanza per le Missioni Alleate nel nord Italia furono le Missioni segrete (ben illustrate nella sezione dell’ISR Apuana5Per una maggiore comprensione delle missioni Alleate nella IV Zona operative e che caratterizzarono del territorio Apuano [\mfn] )

Le più note quelle del biellese: a novembre partì l’operazione Cherokee con a capo il Maggiore inglese Alistair MacDonald. L’idea era quella di creare una squadra specializzata che potesse servire da collegamento diretto con il comando alleato, addestrare i partigiani al sabotaggio e provvedere all’organizzazione dei lanci, nonché alla suddivisione e alla distribuzione del materiale inviato.

Gli uomini della Cherokee si adoperarono per individuare una zona adatta all’allestimento di un campo di lancio che permettesse l’invio di un maggior quantitativo di materiale.

Furono effettuati due lanci il 15 e 16 dicembre 1944 che non ebbero l’effetto sperato, il materiale finì in mano ai repubblichini. Furono, allora, regolamentate alcune direttive nella scelta del terreno che sarebbe stato utilizzato per il lancio. Individuata quindi una zona, era necessario approntare e difendere il campo di lancio: furono formate delle squadre per il rapido recupero del materiale, preparati i mezzi di trasporto e allestiti i campi di raccolta.

Si pensò ad un altro lancio pochi giorni dopo.
La zona scelta fu quella di Baltigati, il 26 dicembre 1944.
Il lancio fu effettuato da dodici quadrimotori Liberator, che iniziarono i loro passaggi un’ora prima del tramonto.

Il lancio ebbe successo: i partigiani recuperarono 165 fucili mitragliatori Bren, 80 lanciagranate PIAT, 85 mortai da 50mm, 505 mitra Sten, 420 fucili mod. 91, 145 carabine Winchester, 5.725 bombe a mano, cospicue riserve di munizioni, di esplosivo, di indumenti invernali e di viveri in scatola.

Nonostante sia avvenuto con successo, il lancio ebbe alcuni inconvenienti. Ma proprio con questo lancio si diede la possibilità alle brigate partigiane di continuare a combattere in modo più efficace il nemico ormai in rotta.

Altri aviolanci furono effettuati anche nell’oltrepo pavese. Quel territorio rientrava nella VI zona operativa e nella zona compresa tra l’Appennino ligure ed emiliano.

Il 16 novembre 1944 due lanci notturni al Carmo (30 aerei) ed a Casale Staffora (1 aereo) scaricarono 210 containers con oltre 300 quintali di materiali vari (armi, anche se non recentissime, esplosivi, munizioni, alcuni indumenti). Un ulteriore lancio ebbe luogo il 28.

Questi lanci vennero effettuati all’interno della più vasta missione (voluta dal Comando americano) denominata Walla Walla.

Nell’ambito delle attività di lancio di materiali alle formazioni partigiane dell’Oltrepo pavese, va ricordato il tragico incidente avvenuto nella notte del 23 febbraio 1945, sul monte Calenzone nei pressi di Zavattarello, con l’incendio e la caduta di un aereo americano e la morte dell’intero equipaggio, composto da sette aviatori anglo-americani.

Come erano organizzati i rifornimenti alle formazioni partigiane? Per mezzo delle radio clandestine della Resistenza, le richieste di ogni formazione, vagliate dai Comandi superiori, venivano trasmesse al sud con i precisi dati trigonometrici della località e con l’indicazione della più vicina e più elevata cima alpina. Insieme erano forniti due messaggi: uno negativo e l’altro positivo.

Quando il sud decideva di effettuare il lancio, trasmetteva a radio Londra, per alcuni giorni, il messaggio negativo e questo preavvisava la formazione che il lancio era prossimo. Il giorno in cui il lancio veniva effettuato, i partigiani non sentivano più il messaggio negativo, bensì, e per una volta sola, quello positivo e così accendevano subito i fuochi e quella notte, tempo permettendo, il lancio veniva effettuato.

Alcune frasi che per vari giorni erano ripetute dalla BBC: «Marta ha sempre paura», «Le scarpe sono rotte», «Felice non è felice», «Pippo piange», «Il gallo canta», «La luna risplende»; erano frasi negative, trasmesse anche in relazione a condizioni atmosferiche sfavorevoli e che poi scomparivano improvvisamente dando, il passo ad altre espressioni rimaste sconosciute, perché pronunciate una volta sola, ma erano quelle che effettivamente contavano.

Quando gli aviolanci avvenivano di notte, gli aerei, spesso inglesi, erano guidati dai falò accesi dai partigiani, oppure mediante segnali luminosi. Solo nel corso degli ultimi quattro mesi di guerra, gennaio-aprile 1945, gli Alleati organizzarono 865 lanci di materiale da guerra per i partigiani del nord.

Due terzi di tali lanci riuscirono, cioè 551, per complessive 1.200 tonnellate di materiali; precisamente 650 tonnellate di armi e munizioni, 300 tonnellate di esplosivo e 250 tonnellate di altri materiali. Anche per questi aiuti l’efficacia della Resistenza armata fu maggiore nel nord d’Italia.

2 – La fase della progettazione

Il lavoro progettuale prende in esame la trasformazione di un archivio cartaceo in un archivio digitalizzato o in un archivio de-materializzato: soffermandoci sulla parte teorica ed epistemologica si è sottolineato il concetto di documento come registrazione in qualsiasi formato di atti, fatti, dati… La testimonianza archivistica è vincolata al soggetto produttore nello svolgimento della propria attività, ma il documento informatico riprende la definizione del primo documento e non solo informatico.

Il documento digitale permette diversa flessibilità rispetto al documento stampato e cartaceo, come per esempio la riproduzione infinita dello stesso file. La “gabbia” dell’archivio nasce dalla necessità di preservare i poteri, senza le regole precise di stabilità, integrità, ecc…, citati precedentemente, perciò il documento digitale non ha valore senza questi.

Tutto ciò che passa attraverso un protocollo è considerato esistente, quello che non lo è non è esistente.

Negli Archivi in questione la Memoria è una parola chiave e ciò si evince dal coinvolgimento che svolge il Digital Archive con la sua realtà dei reduci di guerra, di riconciliazione tra le Nazioni e di critica del passato5 Gli scopi sono espressi prevalentemente nella sezione “About” dell’IBCC Digital Archive
e lo stesso obiettivo si pone da anni l’ISR spezzino col territorio ligure e della Lunigiana.

Un progetto di Public History, come quello che si è iniziato e si vuole proseguire col fondo Attività Militare Bis, porta a riaffiorare un certo tipo di memoria, soprattutto quello conflittuale e mai banale.

Un caso molto ricorrente sono i rapporti tra i bombardamenti degli Alleati, avallati spesso dalla Missione Alleata di Gordon Lett per motivi strategici e fortemente osteggiati dalle brigate partigiane.

La costruzione di questo Archivio comune, ma con origini e modalità differenti, porta a confrontarsi con la dimensione etica di non semplice registrazione di ciò che è avvenuto, è un soggetto che non deve essere manipolato.

L’Archivio non è solo uno strumento, ma assume un significato più grande. Un progetto di PH vuole essere anche un modo per valorizzare i documenti.

Il dialogo vero con l’utente è la parte che riguarda l’interazione fisica con tante persone, e anche l’affermazione dell’identità delle persone che donano è importante in un archivio partecipativo come nel caso del Digital Archive dell’IBCC.

Scopo simile, ma complementare, è quello anche nel sito dell’ISR spezzino, con la volontà di implementare delle iniziative di raccolta documenti e dati in città e sulla disponibilità delle persone.

Queste tipologie di archivio lavorano su un confine tra l’archivistica, la Public History e l’interattività col pubblico obiettivo di sempre più media. D’altra parte, non si abbandonano le tecniche di costruzione di un archivio e il necessario dialogo tra la storia e l’archivistica.

Tutto parte dall’idea di una cultura partecipativa, molto presente nel mondo anglosassone, e che la stessa University of Lincoln illustra nel suo corso di laurea relativo al mondo dell’archivio digitale 6 (consultato il 26/04/2019) rivolto ai pubblici dei media. È l’insieme delle pratiche che si strutturano attorno ai media e linguaggi mediali promosse dai individui che non si limitano a comportarsi come semplici consumatori, ma assumono ruolo anche di produttori di contenuti.

Non c’è bisogno che l’utente sia un esperto informatico o di storia per fruire del materiale, perciò anche la ricerca per tag – etichetta è stata implementata ed è fulcro del sito IBCC Digital Archive e della futura pagina dedicata al fondo dell’ISR spezzino.

3 – Le fasi del progetto in corso

  1. Ricerca e studio del materiale presente nell’Archivio storico della Resistenza della Spezia
  2. Progettazione dell’impianto complessivo di archiviazione (l’archivio spezzino ISR è l’inizio del percorso) con una messa a punto dei criteri di ordinamento di descrizione, di inventariazione e di acquisizione in formato digitale dei documenti fino ad ora conosciuti.
  3. Mappatura e descrizione, cioè dove si trovano i documenti e i criteri archivistici di descrizione.
  4. Acquisizione digitale dei documenti con il discorso di scansione e i criteri archivistici rispetto degli standard – indicizzazione – traccia dei documenti7 Si prende come riferimento le line guida dell’IBCC Digital Archive – International Bomber Command Centre Transcription guidelines for written documents, prepared by: Approved by: Date: C. Hewitt, H. Hughes, A. Pesaro H Hughes, del 29/08/2017..
  5. Pubblicazione, della Collection sulla Missione Alleata del maggiore Gordon Lett alla Spezia (IV Zona operativa) e pubblicazione su entrambi i portali online dei rispettivi siti internet.

4 – Obiettivi e sviluppo del progetto, verifiche e pubblicazione

A partire dall’idea di fare storia che non sia soltanto per il pubblico, ma anche con il pubblico, è nata una collaborazione con la University of Lincoln, il Digital Archive dello International Bomber Central Command (IBCC) e l’Università Unimore, specificatamentenel suo Master di Public History, per la creazione di un fondo d’archivio digitale.

Il progetto rappresenta l’inizio di un percorso a tappe progettuali che ha lo scopo di avviare un processo di digitalizzazione e de-materializzazione di gran parte del patrimonio documentale presente nella Rete degli Istituti storici nazionali (ex INSMLI). La parte tecnica e la pubblicazione del materiale è totalmente a carico dell’IBCC Digital Archive.

Le verifiche di pianificazione lungo il percorso del periodo del progetto sono a cura del prof. Alessandro Pesaro della University of Lincoln e di Patrizia Gallotti, direttrice dell’ISR spezzino.

Ogni narrazione scelta, come nel caso della Missione Alleata e i rapporti tra il Comando e le Brigate della IV Zona, ha una sua architettura logica che parte dal fondo Militare Bis dell’Archivio cartaceo spezzino.

Il lavoro di Rete sviluppato in questi anni dagli Istituti storici italiani ha portato alla condivisione delle conoscenze e, in questo caso, al coinvolgimento anche dell’Istituto storico della Resistenza Apuana.

Grazie al contributo del Presidente Paolo Bissoli, durante la presentazione del lavoro svolto, si è potuto conoscere la visione d’insieme di quanto accaduto nella IV zona operativa, in particolare nella Lunigiana, proprio in relazione al prezioso materiale d’archivio mostrato.

In particolar modo, è giusto sottolineare il ricco materiale fotografico mostrato e contenuto nel volume Gordon Lett. Amico dell’Italia presentato lo scorso anno e di grande rilevanza scientifica.

Infine, non di minore importanza, la vita, il ruolo e le gesta del Maggiore inglese a capo del Battaglione Internazionale sono stati narrati dal figlio Brian Lett, nel suo prezioso e accattivante intervento.

Alcune considerazioni: nel progetto presentato si tende a mettere in evidenza l’approccio non solo teorico, ma soprattutto civico dell’utilizzo della Memoria e l’Archivio, come insieme organico di documenti, ne è un’autorevole dimostrazione.

L’impegno è quello di trasmettere l’informazione contenuta nel suo patrimonio, del lavoro che è stato svolto e che dovrà essere fatto in un prossimo futuro su tematiche legate al contesto europeo a partire dalla Seconda Guerra Mondiale: come i bombardamenti, gli aviolanci, il rapporto tra diverse nazionalità contro una causa comune, senza dimenticare quello che è accaduto nel territorio a confine tra Liguria e Toscana.

Pertanto, lo scopo principale, oltre a far conoscere parti di storia locale, è quello di far comprendere come da una collezione di carte del lontano 1944 sul rapporto tra un Maggiore inglese e le Brigate partigiane si possa arrivare a comprendere le origini dell’Europa senza legarsi al destino di ogni singola nazione, ma a quello dell’intero continente.

Il materiale è disponibile presso il portale dell’Archivio digitale IBCC.
Il progetto a breve sarà inserito sul sito dell’ISR spezzino nella pagina dedicata ai progetti di Public History.

Bibliografia

(presente presso la biblioteca dell’ISR spezzino)

  • Gordon Lett. Amico dell’Italia, partigiano a Rossano, cittadino di Pontremoli, Albareto, Reggio Emilia, Brian Gordon Lett, Pontremoli, ISRA, istituto storico della Resistenza Apuana e dell’Età contemporanea, 2018. – 50 p. : [26] carte di tavole ; 37 cm. (Monografia);
  • Rossano. Vicende della Resistenza italiana, Gordon Lett, Milano : Eli, 1958. – 257 p. ; 20 cm. (Monografia);
  • Vallata in fiamme di Lewis Ross (i.e. Gordon Lett), Pontremoli, Artigianelli, [1947]. – 270 p. : ill. ; 21 cm + 1 c.geogr.ripieg (Monografia);
  • La città e il suo porto mercantile sotto i bombardamenti, La Spezia 1940-1945, Lorenzo Tronfi, La Spezia : Moderna, 2013. – 173 p. : ill. ; 21 cm (Monografia);
  • I bombardamenti aerei sull’Italia politica, Stato e società (1939-1945), a cura di Nicola Labanca, Bologna : Il mulino, 2012. – 329 p. ; 22 cm. (Monografia).

Testo creato dal Master di Public History Unimore – progetto Digital Humanities

Presentazione del progetto di digitalizzazione delle carte d’Archivio ISR.

Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea "Pietro M. Beghi" Fondazione ETS