Fondo VI. Renato Jacopini

Il fondo Renato Jacopini conta in totale (serie 1 e serie 2) 396 carte del periodo tra il 26/01/1944 (ma questo estremo è incerto) e il 24/06/1947.

VI.1 Questioni politiche – dal fascicolo 697 al fascicolo 700

La serie 1 conta 203 carte dall’1/09/1944 al 26/03/1945.
Esse costituiscono gran parte del carteggio tra Antonio Borgatti (Silvio), membro comunista del C.L.N.P. spezzino e Renato Jacopini (Marcello Moroni, Fumo) che scrive dal Comando della Divisione Garibaldi Lunense. Jacopini riceve infatti l’incarico di rappresentare il C.L.N.P. spezzino presso la Lunense e di fare da intermediario.
Renato Jacopini nasce alla Spezia nel luglio 1909.
Fin dal 1936 aderisce all’organizzazione clandestina del PCI, parallelamente ricopre il ruolo di funzionario civile della Marina Militare.
Combatte sul fronte occidentale e in Jugoslavia durante il secondo conflitto mondiale e, dopo l’8 settembre, passa nelle file della Resistenza entrando a far parte del Comitato Militare del C.L.N.P. spezzino in qualità di rappresentante del PCI.
Arrestato nel giugno ’44 riesce a evadere e raggiunge i partigiani in montagna, braccato da una condanna a morte in contumacia del Tribunale Speciale di Pavia.
Dopo il rastrellamento del 3 agosto ’44 Jacopini si rifugia in Lunigiana e si unisce ai partigiani qui operanti.
Si adopera per organizzare la Divisione Lunense (vedi anche Fondo VI Renato Jacopini Serie 2) e, dopo lo scioglimento di questa, nel novembre ’44, coordina l’attività della IV Brigata Apuana.
Dopo la Liberazione è nominato questore della Provincia della Spezia dal C.L.N.P., ma l’incarico gli viene revocato per motivi politici. Jacopini riprende così le sue funzioni nella Marina Militare. Nel 1947 è processato dalla Corte d’Assise di Bologna per aver ordinato la fucilazione di un fascista nel marzo ’44.
Il suo dopoguerra è comunque contrassegnato dall’emarginazione, in quanto politicamente sgradito al governo di allora.
Jacopini racconta se stesso e la propria passione politica in “Canta il gallo” (1960),“Lunense” (1975) e “L’isola dell’ultima solitudine” (1979). L’archivio storico conserva anche un documento che porta la sua firma nel breve periodo in cui egli ricopre la carica di questore della città: è un rendiconto finanziario sulla situazione delle casse della Questura che riporta la data del 13/07/1945 (vedi Fondo II Attività Militare BIS Serie 16).

I documenti riportati qui sotto sono esempi del materiale compreso nell’Archivio Storico dell’Istituto.

Documenti del Fondo VI Renato Jacopini Serie 1 fascicolo 697


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Documenti del Fondo VI Renato Jacopini Serie 1 fascicolo 698


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VI.2 Divisione Garibaldi Lunense – dal fascicolo 701 al fascicolo 711

La serie 2 conta 193 carte dal 26/01/1944 (data incerta) al 24/06/1947.
Comprende una relazione sull’attività e le origini della Divisione, l’elenco dei nominativi dei componenti la Banda di Mommio (uno dei nuclei che confluiranno nella Lunense), comunicazioni del C.L.N.P. spezzino, un rapporto informativo per la proposta di medaglia d’argento al valor militare a Renato Jacopini, lettere e dispacci della III Brigata La Spezia e della IV Brigata Apuana, disposizioni per i C.L.N. della Garfagnana firmate da Roberto Battaglia (Renzo Barocci), commissario politico della Divisione e infine lettere di Renato Jacopini a Antonio Borgatti (Silvio), in fotocopia (fascicolo 711).
La Divisione Garibaldi Lunense nasce formalmente nell’agosto 1944 a Regnano (Carrara) dall’unione di alcune bande partigiane di vario orientamento politico della Lunigiana e della Garfagnana: Banda di Sassalbo, Banda di Mommio, gruppi dell’alta valle del Serchio. Dopo la liberazione di Firenze, infatti, nell’agosto ’44, la Garfagnana assume grande importanza strategica trovandosi nelle immediate retrovie della linea Gotica. La Lunense opera nelle province di Lucca e Massa Carrara.
Al comando della Divisione c’è un ufficiale inglese, Anthony J. Oldham, che raccoglie intorno a sè anche un gruppo di ex prigionieri russi, il commissario politico è invece l’azionista Roberto Battaglia (Renzo Barocci). La Lunense è articolata in quattro brigate: la I Brigata Garfagnana, la II Brigata Carrara, la III Brigata La Spezia e la IV Brigata Apuana. Il comando Divisione è sul Monte Tondo.
Renato Jacopini (vedi anche Fondo VI Renato Jacopini Serie I) ha qui l’incarico di rappresentare il Comando nei confronti delle formazioni ed è colui che tiene i rapporti col C.L.N.P. spezzino. In realtà le formazioni dislocate sulle Apuane dipenderebbero formalmente dal C.L.N. di Carrara con il quale però i rapporti sono problematici e praticamente inesistenti. Così Jacopini tenta di far entrare la Lunense nell’orbita del C.L.N.P. della Spezia, senza però realmente riuscirci. Le carte mettono infatti in luce questi tentativi e i problemi di suddivisione delle aree di competenza delle formazioni nella zona apuana, vedi per esempio la questione sorta con la Brigata Muccini.
La storia militare della Lunense ha una battuta d’arresto nel novembre ’44, quando, di concerto con un nucleo della Brigata Muccini e altri gruppi della Garfagnana i suoi partigiani tentano un assalto alle posizioni tedesche disposte a difesa della linea Gotica. L’operazione fallisce clamorosamente anche perché gli Alleati della V Armata, pur d’accordo nel dare il loro apporto all’azione partigiana, in realtà non mettono in atto alcunché.
Così gran parte degli effettivi della Lunense deve mettersi in salvo attraversando il fronte, mentre al di qua delle linee rimangono la IV Brigata Apuana e la Brigata Garibaldi Leone Borrini (per la Brigata Leone Borrini vedi anche Fondo II Attività Militare Bis Serie 16 Miscellanea).
Il 31 marzo 1945 la Divisione Lunense si scoglie anche formalmente: la IV Brigata Apuana, con la Borrini, è infatti incorporata nella Divisione Monte Orsaro, dipendente dal Comando Unico parmense.

I documenti riportati qui sotto sono esempi del materiale compreso nell’Archivio Storico dell’Istituto.

Documenti del Fondo VI Renato Jacopini Serie 2 fascicolo 703

Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea "Pietro M. Beghi" Fondazione ETS